Autore: Giuseppe Maria Greco
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Ringrazio i pochi che hanno accettato di sedersi attorno allo stesso tavolo in questa conversazione che, se continuata in una sorta di colloquio senza sbocchi, potrebbe durare un'infinità di tempo, come ad esempio è testimoniato dalla lunghezza dell'elenco di Ferappi, al quale ognuno di noi potrebbe aggiungere pezzi di dimensioni poco adatte ad un ambito come questo. Il motivo per cui in questo momento non aggiungo altro ai miei precedenti post è il seguente: dall'apertura di questa proposta di discussione sono passate circa due settimane, ma coloro che l'hanno lanciata non hanno chiarito cosa intendano farne. Quindi, nessuno di noi può svolgere l'argomento in modo consapevolmente efficace. Nel momento cioè in cui viene proposto di parlare di partecipazione, l'elemento di scambio costruttivo necessario perché la partecipazione si eserciti sembra venire meno. Nel momento in cui dovessero comparire altre sollecitazioni di discussione (quando non lo sappiamo, seguendo quale filone logico neppure, con quali obiettivi neanche), ognuno dei (pochi) commentatori non potrebbe che continuare per la sua strada, negando il tavolo a cui ha accettato di sedersi per isolarsi su una poltroncina a parte. Non credo cioè, in conclusione, che si possa sollecitare uno scambio sulla partecipazione "dall'alto", assumendosi il ruolo del gestore di pensieri, idee e conclusioni. Parlare di partecipazione e praticarla dev'essere tutt'uno. E' questo che richiedo quindi ai propositori delle "Opinioni a confronto"
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