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 Re: Opinioni a confronto. MILANO PUO' ESSERE “UNA CITTA' PARTECIPATA”?
Autore: Paolo Burgio 
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Il tema della partecipazione dovrebbe essere di assoluta priorità per la nostra amministrazione perché su questo ha costruito il suo successo elettorale e perché sarà uno dei punti su cui misurare il sostegno dei cittadini attivi, quelli che più partecipano alla vita cittadina, nel prossimo turno elettorale. Ma, come giustamente rileva Sergio de La Pierre, non essendo stata elaborata alcuna strategia per attuare una politica della partecipazione, non c'è stata da parte dei cittadini alcuna percezione concreta del fatto che questa amministrazione avesse intenzione di soddisfare la richiesta di partecipazione. Anzi, anche per esperienza diretta, ho dovuto constatare che a questo riguardo manca una cultura di base entro cui concepire il rapporto con i cittadini. La partecipazione deve essere necessariamente voluta e promossa da chi ha la responsabilità della cosa pubblica al fine di coinvolgere le parti in causa nei processi decisionali, mantenendo la responsabilità delle scelte finali, a cui si perviene dopo aver fornito le informazioni necessarie, dopo ampie consultazioni e dopo aver coinvolto i cittadini nelle valutazioni dei progetti per arrivare a soluzioni condivisibili all'interno del contesto economico, ambientale e sociale di riferimento. Non si tratta di abdicare al proprio ruolo o delegare le scelte, ma di non imporre scelte che non tengono minimamente in conto le aspettative dei cittadini. Certo si tratta di un cambiamento radicale rispetto al passato, ma, bisogna dirlo, anche rispetto al presente. La cultura della partecipazione ha come premessa una informazione trasparente, completa ed esauriente dei progetti che si vogliono realizzare e dovrebbe costituire una prassi corrente, preliminare all'avvio di qualsiasi progetto di intervento pubblico. Senza questa impostazione è inutile parlare di partecipazione. Un esempio concreto. Quando decisero di ricostruire la capitale della Germania riunificata dopo la caduta del muro, impegnando il paese in uno sforzo economico e progettuale notevole, mio figlio appena laureato in architettura andò a Berlino, la mecca degli architetti dell'epoca, poiché lì vennero chiamati da tutto il mondo i principali studi per collaborare alla ricostruzione della città. Andai a trovarlo, aveva subito cominciato a lavorare in uno studio internazionale, e restai colpito dallo spettacolo del viale dei Tigli, che lungo tutto il suo percorso era disseminato di bacheche e cartelloni, ove venivano presentati i progetti presentati dai concorrenti nelle varie gare indette dall'amministrazione, prima che venissero scelti i vincitori e deliberate le assegnazioni, per portare a conoscenza dei cittadini i le soluzioni proposte, i costi previsti ed i tempi di realizzazione. Se non partiamo da questa impostazione come premessa, penso non saremo mai in grado qui di parlare di partecipazione dei cittadini.

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