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Milano, Poesia |
CrescenzagoTu forse non l’avevi mai pensato,
Ma il sole sorge pure a Crescenzago. Sorge, e guarda se mai vedesse un prato, E non li trova, e con il viso brutto Pompa vapori dal Naviglio asciutto. Dai monti il vento viene a gran carriera, Libero corre l’infinito piano. Ma quando scorge questa ciminiera Ratto si volge e fugge via lontano Che il fumo è così nero e attossicato Che il vento teme che gli mozzi il fiato. Siedon le vecchie a consumare l’ore E a numerar la pioggia quando cade. Della polvere spenta delle strade, E qui le donne non cantano mai, Ma rauco e assiduo sibila il tranvai. A Crescenzago ci sta una finestra, E dietro una ragazza si scolora. Ha sempre l’ago e il filo nella destra, Cuce e rammenda e guarda sempre l’ora. E quando fischia l’ora dell’uscita Sospira e piange, e questa è la sua vita. Quando nell’alba suona la sirena Strisciano fuor dai letti scarmigliati. Scendono in strada con la bocca piena, Gli occhi pesti e gli orecchi rintronati; Gonfian le gomme della bicicletta Ed accendono mezza sigaretta. Da mane a sera fanno passeggiare La nera torva schiacciasassi ansante, O stanno tutto il giorno a sorvegliare La lancetta che trema sul quadrante. Fanno l’amore di sabato sera Nel fosso della casa cantoniera. Primo Levi, febbraio 1943 |