Quando la partecipazione salva un bene comune

E' il caso della Giocomotiva di via Bonghi, un asilo d'avanguardia che rischiava la chiusura. Ma i genitori dei bimbi si sono mobilitati e hanno raccolto 40mila euro. Ora la loro associazione collabora attivamente con le attività educative.  ()
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Non avviene spesso che la partecipazione riesca a salvare, e poi trasformare un bene pubblico. Ma a Milano, in via Bonghi (quartiere Stadera) da un mese a questa parte è successo. L’oggetto un asilo, la Giocomotiva, che ha ricevuto un “finanziamento straordinario” di 40mila euro in massima parte dai genitori dei bimbi. L’alternativa era infatti la chiusura dell’asilo, particolarmente amato dai genitori per il suo speciale metodo educativo, messo a punto da un docente di Harward, Howard Gardner: le intelligenze multiple. Introdotto in Italia da Beppe Bilancioni, il padre delle tre sedi milanesi di Giocomotiva.

Un metodo che consente di sviluppare le capacità del bambino partendo dai suoi punti di forza per suscitare altre attitudini, tramite una costante osservazione dei suoi comportamenti. Sia all’asilo che a casa, con un coinvolgimento diretto dei genitori, e un riscontro giornaliero dei risultati, spesso oltre le previsioni.

Di qui, in Via Bonghi, la decisione collettiva di non perdere questo gioiello, a causa di un bilancio in perdita. Di qui l’attivazione di 70 genitori, la costituzione dell’associazione «Genitori e amici della Giocomotiva»,  la raccolta fondi estesa al quartiere, la messa in sicurezza economica dell’asilo. “Ma I quarantamila euro raccolti non sono la cosa più importante di questa vicenda – dice Nicola Specchio, presidente dell’associazione – sui media, purtroppo, si è messo in evidenza solo l’aspetto negativo, della crisi dell’asilo. In realtà è l’aspetto positivo quello che conta: i genitori si sono messi assieme e collaborano con la realtà educativa.

Mi spiego – continua Specchio -. La Giocomotiva è una situazione convenzionata. E’ un progetto educativo nato dieci anni fa, con tre sedi. Quella di via Bonghi ha avuto difficoltà imprenditoriali. Tali da far rischiare il non proseguo del progetto. Problemi non legati all’attività pedagogica, ma alla gestione. Però sostanziali. Difficoltà oggettive come carenze di iscrizioni, contratti di affitto alti. Insomma, una situazione a  rischio.

In risposta i genitori si sono attivati. Con la raccolta fondi ma non solo. Quello che è successo è che sono diventati ancora più partecipi della vita educazionale dei propri figli.

Ci siamo chiesti: come possiamo aiutare la Giocomotiva? Voi continuate a fare gli educatori, per riavere a casa figli che stanno crescendo, ma noi quali professionalità abbiamo da mettere in gioco? E quindi ognuno di noi ha messo in moto attività, dal rifacimento del giardino, al gruppo social, a vari aspetti gestionali.

Oggi siamo una settantina di genitori più altri di altre sedi. Coinvolti da noi, e che stanno aderendo. Su un progetto lungimirante, fare rete anche su progetti sociali. Sulla genitorialità in generale a Milano. Mettendo al primo posto i nostri figli. Perché la cosa bella delle intelligenze multiple è di darti degli strumenti che continuano anche quando tu vai a casa. Il metodo educativo è il motivo per cui abbiamo scelto la scuola. Anche chi ci ha mandato i figli per prossimità o comodità poi si è legato alla Giocomotiva, visti i risultati”.

Un metodo e una pratica pedagogica d’avanguardia sui bambini piccoli è così divenuto il legante di una comunità attiva. Innescata da una crisi. “Ora facciamo alla domenica degli Open day per spiegare la realtà della scuola. Mostriamo gli strumenti per continuare l’attività educativa. Abbiamo un’applicazione che ti dice giorno per giorno che cosa tuo figlio ha fatto. Ti permette di osservare il suo comportamento, individuare le cose che sa fare meglio, e attraverso queste stimolarlo a farne altre. E’ un metodo più facile da vedere in azione che da spiegare. E abbiamo appena organizzato uno spettacolo teatrale per i bambini.

 Anche la raccolta fondi. Non la si è fatta soltanto per la situazione critica dell’asilo. Ma anche per avviare investimenti legati alle attività dell’associazione. E i soldi sono stati raccolti tra le famiglie secondo le loro disponibilità.

L’associazione è aperta. Agli educatori, ex educatori, persino a bambini divenuti adulti e cittadini attivi interessati. E’ Un’apertura favorita dai social media.

I soldi quindi non sono la chiave – conclude Nicola Specchio - Avremmo potuto cercare un finanziatore, un terzo socio e basta. Questa associazione può invece fare da esempio per tutta Milano.  E, per me, la cosa più bella sta nelle nuove amicizie che ci siamo creati”.

 


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