Celebrata il 22 marzo la giornata mondiale dell'acqua, bene comune

L'acqua, un diritto umano, universale e fondamentale dichiarato tale dalle Nazioni Unite. Intanto il referendum votato nel 2011 a grande maggioranza resta del tutto inattuato e la privatizzazione dell'acqua viene rilanciata.

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chiare+acque

Giugno 2011. Gli italiani si recarono alle urne per partecipare al referendum indetto per abrogare le norme contenute in una legge emanata dal governo Berlusconi con la quale si imponeva ai comuni la privatizzazione dei servizi pubblici e in particolare del servizio idrico, riconoscendo altresì il diritto alla remunerazione dei capitali privati investiti nella misura del 7%. Al referendum parteciparono 27 milioni di elettori, superando ampiamente il quorum necessario.Si espressero in larga maggioranza a favore dell'acqua pubblica, respingendo ogni ipotesi di privatizzazione e la possibilità di immettere sul “mercato” l'acqua come fonte di profitto privato, su cui lucrare a spese dei cittadini.

Marzo 2016. Ben pochi enti locali hanno dato seguito da allora all'esito referendario, unica eccezione tra i grandi comuni, Napoli. In parlamento è ora in discussione una legge, attesa dal 2011 per dare attuazione al referendum, dove è stato appena stralciato con un emendamento presentato da parlamentari del PD l'obbligo che il gestore dell'acqua sia pubblico. Nel frattempo il governo in carica ha introdotto norme per concentrare la gestione dei servizi pubblici in pochi grandi ambiti territoriali, che dovranno essere gestiti da un unico ente. Ha stabilito che la gestione dei servizi pubblici, incluso quello idrico, debba essere affidata alle aziende che servono in tali ambiti almeno il 25 % del mercato, favorendo con ciò la concentrazione dei servizi nelle aziende multiutility, le società per azioni operanti nella produzione e vendita di energia elettrica, distribuzione gas, gestione rifiuti, teleriscaldamento. Con i decreti Madia si sono poi incentivati i Comuni a privatizzare i servizi pubblici, incluso il servizio idrico, accordando deroghe al Patto di Stabilità, invitandoli ad indebitarsi e reintroducendo pure la remunerazione dei capitali investiti, adeguata alle condizioni del mercato. Un premio rispetto ai comuni virtuosi, almeno da questo punto di vista, che manterranno pubblica la gestione dell'acqua.

Non c'è che dire. La volontà popolare non è una preoccupazione per i rappresentanti eletti dai cittadini, non è da tenere in conto, anzi le scelte avvengono in totale contrasto con la volontà espressa in un referendum popolare.

E questa è una questione che attiene alla coscienza democratica dei nostri rappresentanti in parlamento. Riteniamo inammissibile che le scelte fatte dagli elettori vengano ignorate, oltretutto senza alcuna giustificazione, senza addurre una qualsiasi plausibile motivazione.

Un'altra questione attiene alla scelta di natura “politica” indicata dagli elettori, che hanno rifiutato con il voto espresso riguardo alla remunerazione del capitale l'assunto che ai privati venga concesso di investire capitali al di fuori delle regole del mercato. Il servizio idrico non può che essere gestito in regime di assoluto monopolio, quindi senza alcuna possibilità per gli utenti di scegliere il gestore che ritengano possa offrire le migliori prestazioni in termini di efficienza, qualità ed economicità, come avviene ad esempio per le forniture di elettricità e gas. Se allora il servizio idrico non può che essere per sua natura “pubblico” deve essere necessariamente gestito dalla mano pubblica e pubblici devono essere gli investimenti per assicurare a tutti il diritto all'acqua, dichiarato diritto umano, universale e fondamentale. E non si venga a dire che non ci sono i soldi, il compito di chi governa è quello di scegliere, magari in base al programma “politico” che ha presentato agli elettori che lo hanno eletto, l'ordine delle priorità degli investimenti, la pianificazione dell'uso delle risorse, salvaguardando i diritti e l'interesse dei cittadini.

La tariffe dei servizi pubblici che richiedono una gestione monopolistica, come quella dei rifiuti urbani, dell'acqua potabile e della depurazione degli scarichi urbani, sono inoltre applicate e riscosse come tassazione e comprendono tutte le componenti degli oneri che la comunità deve sostenere in un dato territorio, e devono tener conto delle situazioni ambientali, sociali ed economiche degli utenti, non del profitto o della remunerazione dei capitali privati, se si vuole rispettare la natura pubblica del servizio ed il diritto del cittadino a ricevere un adeguato corrispettivo di quanto ha versato nelle casse dell'erario. Ciò non toglie che, per rispondere a particolari esigenze locali, possa essere affidata ai privati la fornitura dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti, di potabilizzazione e di depurazione delle acque, a condizioni e termini favorevoli per la cittadinanza, come già normalmente spesso avviene.

La scelta chiaramente espressa da questo governo verso la privatizzazione è oltretutto di retroguardia e non tiene conto delle risultanze di studi internazionali elaborati da organismi indipendenti che hanno rivelato il fallimento storico delle privatizzazioni nel campo dell'acqua.

Molte amministrazioni in Francia, Germania, USA, stanno operando infatti in direzione opposta, ripubblicizzando i servizi idrici affidati ai privati (vedasi Our Public Water Future The global experience with remunicipalisation).

Cosa dobbiamo fare come cittadini per veder rispettato un voto espresso? Indire un nuovo referendum, ma è inammissibile!


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