Decentramento e Sport
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lo Sport si pratica in ogni spazio aperto o chiuso
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gli impianti sportivi devono diventare degli spazi polifunzionali di agglomerazione
Il programma di Pisapia poneva il problema della gestione dei grossi impianti sportivi da parte di MilanoSport, proponendo il passaggio ad Associazioni e Società Sportive di base, più legate al territorio. Inoltre proponeva il trasferimento degli sportelli di ascolto giovanile all'interno degli impianti sportivi (luoghi frequentati abitualmente dalla gran parte di ragazzi ed adolescenti), organizzando anche corsi per gli istruttori per l'aiuto all'identificazione di disagi, di ascolto e di reindirizzamento alle strutture apposite. Tra le possibili proposte c'era anche l'idea di creare, all'interno degli impianti sportivi, di ambienti per lo studio ed i compiti, nonché la copertura WiFi degli stessi. Penso che il piano dell'Assessorato sposi il programma e risponda appieno alle esigenze espresse in quella sede.
Di fatto il controllo sugli impianto sportivi passerebbe alle Zone, che dovrebbero identificare le Società o Associazioni Sportive che gestiscano i corsi e che dovrebbero integrare i servizi con iniziative proprie.
A fianco alle strutture sportive tradizionali l'Assessore dà particolare risalto alla funzione degli spazi aperti (e non solo) per aumentare la pratica sportiva.
Questo lo schema proposto dall'Assessorato su 4 linee guida per gli interventi a breve termine
Linea Strategica |
Iniziative e progetti in programma a breve termine |
1.Sport diffuso e destrutturato per uno stile di vita sano e per la crescita dei talenti agonistici. |
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2. Poli-funzionalità degli impianti sportivi integrati nei territori. |
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3. Qualità della vita urbana |
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4. Conciliazione e armonizzazione ritmi della città. |
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Il modello pensato dall'Assessore è sintetizzabile in questo schema
Come vedete, nel progetto c'è anche un ruolo ben definito dei Comitati di supporto alle zone e di mappatura delle esigenze del territorio.
In tutto questo ambizioso progetto c'è ancora da considerare il nodo centrale della questione: il lato economico!
Di fatto non è possibile trasferire gli impianto sportivi alle Zone senza che ci sia un impegno economico da parte dell'Assessorato nella gestione degli impianti e nella loro manutenzione ordinaria e straordinaria. Chi gestirà i corsi negli impianti deve poter accedere agli impianti riconoscendo tariffe che permettano una fruizione quanto mai amplia dell'utenza ed in ciò la Consulta decisa dall'Assessorato deve svolgere anche la funzione di stesura di un calmiere di prezzi di accesso, cui l'Assessorato potrà appoggiarsi per riconoscere tariffe agevolate per garantire l'accesso alle fasce deboli della società e tra queste considero anche gli adolescenti in quanto questa fascia d'età è quella dell'abbandono delle attività sportive, proprio in un momento in cui la cultura dello Sport potrebbe essere di aiuto. Penso che il Comune debba garantire la copertura dei costi delle utenze, della sorveglianza, della manutenzione del verde e della manutenzione straordinaria degli impianti. Con questi interventi potrebbe essere possibile che le Zone possano realmente prendersi carico della gestione degli impianti.
Un altro nodo da sciogliere è la competenza dei campi sportivi aperti. Attualmente sono sotto il gestioni differenti a seconda che siano in spazi infrastradali (demanio) o in giardini (parchi e giardini). E' importante che tutti i campi sportivi passino sotto il controllo di un unico assessorato e che la gestione delle attività al loro interno passi alle Zone.
Un altro punto cruciale è l'apertura delle scuole sia per l'accesso alle palestre scolastiche, sia per lo svolgimento di attività culturali al loro interno. Nel piano dell'Assessore c'è la stesura di una delibera di indirizzo per la loro apertura, ma ciò non risolve i vari problemi che sono innanzitutto di ordine strutturale: l'uso delle palestre non è possibile se non attraverso interventi strutturali affinché siano accessibili separatamente dall'edificio scolastico. I costi di pulizia e manutenzione non possono ricadere sulle scuole, soprattutto dopo la falcidia di personale ATA voluta dal Ministro Gelmini. In questo il Comune deve intervenire direttamente in aiuto alle direzione didattiche onde garantire una funzione che serve a tutta la comunità.