Lambrate negli occhi dei suoi cittadini

Da quanto abita qui? Come ha visto cambiare il quartiere? Come potrebbe migliorare? Sono queste alcune delle domande poste dagli studenti del Politecnico durante una camminata tra le vie di Lambrate. Un quartiere che nonostante tutto, guarda al futuro. ()
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Ogni quartiere ha una sua vita. E’ un microcosmo complesso nel quale bisogna immergersi per poterlo conoscere e capire.

Sabato scorso, più di 50 ragazzi del Politecnico di Milano, si sono ritrovati a ragionare su Lambrate. Base, il circolo Acli di via Conte Rosso.

Coordinati dalle loro insegnanti del corso di Urbanistica, si sono divisi in tanti gruppi quante sono le zone fondamentali di Lambrate: via Feltre, via Valvassori Peroni che il sabato si trasforma in un grande mercato, Città Studi, la piazza della Stazione, via Rubattino, con i suoi palazzi nuovi e anonimi, via Ventura riscoperta dal Fuori Salone e via Conte Rosso, che dopo tanti anni sembra pronta a tornare a nuova vita.

Muniti di penna, taccuino e di un questionario formulato da loro, sono partiti alla volta del quartiere, pronti a scoprirlo attraverso i racconti dei suoi abitanti.

Gli studenti erano accompagnati dai membri di “Democrazia Partecipata”, un piccolo ed energico gruppo di cittadini che si ritrova regolarmente al circolo Acli per ragionare e cercare possibili soluzioni alle problematiche di zona, partendo dalla convinzione che tutti insieme si possa contribuire attivamente al miglioramento della propria città. Della Camminata di quartiere hanno fatto uno strumento fondamentale per tastare gli umori, i malcontenti e i desideri di chi vive a Lambrate.

E’ con questa filosofia che hanno voluto coinvolgere gli universitari, che hanno avuto, così, l’opportunità di mappare  il quartiere attraverso la voce dei suoi abitanti.

Abitanti, nella maggioranza dei casi, molto ben disposti a raccontare pregi e difetti di Lambrate. C’è chi ci è nato e chi è approdato per caso e ha imparato ad apprezzarlo, nonostante il rumore della tangenziale poco distante dal complesso residenziale di via Rubattino, gli edifici mai terminati e quelli che aspettano di essere riqualificati.

Non manca poi la nostalgia per la vivacità che una volta animava via Conte Rosso, il profumo delle sue trattorie e i tanti piccoli negozi. “Qui ci conoscevamo tutti e anche se molti negozianti non ci sono più, si è mantenuta la dimensione di un piccolo paese, grazie anche alla barriera naturaledella ferrovia che al tempo stesso divide e unisce al resto della città”, ha raccontato chi, in questa via, ha passato tutta una vita.

Questa è una caratteristica non del tutto persa e ancora oggi molto apprezzata, come sottolinea la proprietaria di un piccolo negozio di abiti vintage. Poco lontano, suo marito ha aperto una galleria d’arte. Fanno parte di un’associazione che vuole promuovere Lambrate 365 giorni l’anno e non lasciare che si eclissi quando si spengono le luci del Fuori Salone.

Alle domande degli studenti, rivolte ai suoi abitanti, in merito a cosa vorrebbero perché Lambrate rispondesse maggiormente alle loro esigenze, non sono emerse particolari idee propositive, anche se la voglia di migliorarlo e l’affezione non mancano.

Questo è un quartiere in evoluzione, con una memoria storica ancora viva, che funge da motore per un futuro tutto da costruire.

Al termine della camminata, gli studenti si sono ritrovati al circolo Acli. Hanno condiviso le loro impressioni e costellato una mappa di Lambrate di bollini colorati e post it. Ognuno indicava pregi, difetti e speranze indicati dalle persone intervistate.

 E’ stata una giornata molto proficua. Gli studenti, hanno ora il compito di elaborare tutti i dati raccolti. La fotografia di Lambrate che ne è emersa, verrà condivisa pubblicamente il 10 maggio, presso il Circolo Acli da dove questo progetto è partito.  Non resta che invitarvi, dunque, a scoprire e condividere questo pezzo di Milano.

 


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Re: Lambrate negli occhi dei suoi cittadini
14/04/2014 Chiara Cavalli
Ho letto con piacere l'articolo. Non capisco però perché i condomini sorti sull'area ex-Innocenti siano definiti "anonimi". Io abito in via Pitteri, li ho visti costruire, ben fatti, diversi uno dall'altro, con intorno verde e spazi; forse perché ho visto tante coppie giovani venire a guardare come procedevano i lavori della "loro" casa, forse perché ci conosco un po' di famiglie, a me non sembrano anonimi. Come dovrebbero essere secondo l'articolista?
Cordiali saluti
Chiara Cavalli


 
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