Un “Piano Regolatore partecipato” a Villasanta. LA FIDUCIA (prima parte)

Fiducia. Cambiamento. Sperimentazione. Sono tre aspetti chiave di un percorso di progettazione partecipata. Analizziamoli uno per uno attraverso la bella esperienza di un piccolo comune lombardo.
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abitanti e PRG
Come può un’amministrazione dimostrare di essere “diversa” da quelle che parlano alla città solo una volta ogni cinque anni, di non voler intraprendere quei sentieri che hanno portato a collusioni tra stato e mercato come quella di tangentopoli e tante altre dopo, ma invece di voler ascoltare la città e provare a dare delle risposte un po’ più vicine ai bisogni?
Qualche raro amministratore ha tentato negli ultimi anni di intraprendere la strada della “partecipazione”, disposto a sperimentare e sperimentarsi in un rapporto trasparente e duraturo di confronto con il corpo sociale che è stato chiamato a rappresentare. Senza confusione di ruoli; il sindaco è colui che risponde anche penalmente delle scelte fatte dall’amministrazione comunale, ma senza neanche l’idea di possedere, solo perché eletto, una conoscenza assoluta dei “veri problemi” .

Il caso di Villasanta
Nel 1993, in un piccolo comune lombardo, che conta poco più 12.000 abitanti, l’amministrazione di fresca elezione decide di intraprendere questa strada, comprendendo che la progettazione e gestione di un percorso di inclusione della città nelle scelte amministrative deve essere gestito da figure terze, capaci di trovare una posizione né troppo vicina, né troppo lontana alle dinamiche locali, capace di governare tecniche e metodi finalizzati alla crescita di un colloquio sociale aperto e franco, anche nella definizione anticipata di posizioni diverse da quelle proprie della giunta comunale. Un percorso che, come ogni nuova esperienza, deve innanzitutto generare fiducia tra le parti; l’amministrazione deve accrescere la fiducia negli esperti, la comunità deve rafforzare la fiducia verso chi ha eletto, gli esperti devono conquistarsi la fiducia delle parti garantendo il raggiungimento dell’obiettivo concordato, i cittadini devono rafforzare la fiducia tra di loro. In questo caso il primo “patto” è stato scritto intorno alla definizione del nuovo piano regolatore, che l’amministrazione voleva diventasse “partecipato”.

Il coinvolgimento della città
Il percorso intrapreso per la costruzione di questo processo, semplificando le reali dinamiche per semplicità di lettura, ha visto attivarsi una prima fase di ingaggio della città: articoli sulla stampa, presentazioni in speciali occasioni, manifesti murali, sono stati momenti che hanno comunicato alla cittadinanza la volontà dell’amministrazione: costruire scelte condivise e non semplice consenso, valorizzare la conoscenza e i saperi depositati nel fondo della comunità.
Le fasi successive hanno visto un numero crescente di popolazione entrare nel percorso di coinvolgimento appositamente progettato per l’occasione: lavoro di interviste dedicato alle associazioni operanti sul territorio e ad un gruppo di soggetti “esclusi” per definire il quadro dei problemi, distribuzione e compilazione di una scheda guidata anche durante occasioni particolari per costruire un’agenda delle priorità dei temi da affrontare, costruzione di quattro tavoli di lavoro specifici per ogni sottoambito del paese per la definizione di ipotesi progettuali e idee da consegnare all’amministrazione.

L’informazione e la partecipazione di esperti

Nell’arco di svolgimento di queste attività, che hanno portato ad avere oltre un centinaio di abitanti di tutte le età impegnati nella costruzione di una conoscenza e di una progettualità locale, il processo di partecipazione ha richiesto in alcuni momenti la trasmissione di ulteriori informazioni al corpo sociale impegnato nel progetto di città; approfondimenti da parte di esperti e docenti universitari hanno consegnato ai partecipanti informazioni e dati utili ad una maggiore consapevolezza nella costruzione delle scelte.
Alla conclusione del percorso di lavoro nei quartieri, un incontro finale ha permesso a tutti gli abitanti di trovarsi insieme per la prima volta, cento persone riunite nella sala civica allestita per l’occasione a stanza del progetto, così da confrontarsi sull’idea di città che usciva dalle loro proposte e sciogliere gli ultimi nodi su servizi e infrastrutture impossibili da replicare in tutti e quattro i quartieri.

Regole condivise anche per l’amministrazione

Raggiunto il livello in cui la città è stata pronta a consegnare all’amministrazione e ai suoi tecnici le articolate proposte che avrebbero garantito un cambiamento condiviso del paese negli anni a venire (indicazioni utili sia per le scelte per il paese sia per quelle “sotto casa”), la stessa amministrazione è stata invitata, a sua sorpresa e sulla base della fiducia reciproca costruita, ad agire secondo le regole del processo partecipativo; costruiti appositi strumenti di lavoro si è giunti in un paio di sessioni a definire una posizione della giunta comunale sulle proposte elaborate dalla città.
Un passaggio importante nel quale l’amministrazione ha riflettuto sul rispondere a quali istanze in modo positivo, a quali differendo l’attuazione in altri strumenti, e a quali dire di no; ma sempre trovando un’argomentazione alla scelta. Assunzioni che il Sindaco in un ultimo incontro ha portato all’attenzione dei partecipanti usando come supporto all’argomentazione il confronto tra le tavole di lavoro dei partecipanti e quelle del piano regolatore prodotte dagli urbanisti.

Fiducia quindi. Alla fine di questa fase si è compreso che nessuno stava scherzando: l’amministrazione era veramente interessata a capire le attese e le idee della cittadinanza, i cittadini erano veramente interessati ad apprendere per dire la loro in modo sempre più convincente, i tecnici erano interessati a costruire ipotesi condivise, aperte alla sperimentazione di soluzioni contemporanee. In un colloquio trasparente, dove nessuno ha dovuto rinunciare al proprio ruolo, ma solo spostare un po’ lo sguardo per meglio comprendere gli altri.
Al temine dell’attività il piano regolatore è stato adottato dall’amministrazione comunale, a differenza di come spesso accade, con pochissime osservazioni ricevute. Gli eletti e gli elettori sembra si siano compresi almeno un po’ e si siano dati reciproca fiducia.


Per approfondimenti: “Dire fare partecipare” INU Edizioni 2004 Roma, a cura di Davide Fortini

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