Città della Salute. I giochi sono fatti?
(Giuseppe Caravita)02/10/2013
“La Città della Salute e della Ricerca è una delle opere più importanti che ritengo di dover realizzare nel corso del mio mandato da presidente della Regione Lombardia”.
Roberto Maroni, Presidente della Regione Lombardia, non si è sottratto ai toni un po' enfatici martedì primo ottobre, in occasione della firma della convenzione tra il Comune di Sesto San Giovanni e la Regione per la cessione delle aree (250mila metri quadri dell’area ex-Falck) necessarie alla costruzione delle quattro grandi torri che dovrebbero ospitare, dal 2019 in avanti il Besta e l’Istituto Nazionale dei Tumori.
L’evento sestese, di fatto, segna la conclusione di tutto l’iter politico e istituzionale del progetto. D’ora in poi la parola passa alle ruspe, alle imprese, e in particolare al gruppo immobiliare Bizzi, proprietario dell’intera area Falck. Oltre un milione di metri quadri, con un enorme progetto immobiliare previsto, anch’esso disegnato da Renzo Piano.
Bizzi, dimezzando il parco pubblico originariamente previsto nel progetto Piano, si è impegnato a fornire l’area per la Città della Salute completamente bonificata, e nel giro di diciotto mesi. Poi potranno cominciare i lavori edilizi veri e propri, coordinati da Lombardia Infrastrutture, l’azienda regionale intitolata all’appalto (verso un’azienda costruttrice esterna) che valuterà i progetti esecutivi già l’anno prossimo. Nell’area sorgeranno 75mila metri quadri di edifici, con 660 posti letto sia per l’Istituto Tumori che per i pazienti del neurologico Besta.
Fin qui la tabella di marcia aggiornata resa nota martedì, che sposta avanti di un anno l’entrata in funzione reale della Città della Salute, rispetto ai piani resi noti nel dicembre scorso dal governatore uscente Roberto Formigoni. Ma da allora un po’ di acqua è passata sotto i ponti. Ci sono state le elezioni al Pirellone in gennaio, si è insediata la nuova giunta Maroni, è partita un lunga indagine conoscitiva da parte della commissione Sanità e, a fine maggio, è persino esplosa quella che sembrava la crisi del progetto Città della Salute a Sesto San Giovanni. Sul piatto una forte controversia sul costo (abbastanza astronomico) delle bonifiche necessarie, in un’area ex-siderurgica e tra le più inquinate d’Europa, a ospitare due delicatissimi istituti ospedalieri.
Di qui il tentativo di Bizzi di rivalersi sul precedente proprietario dei terreni (la Risanamento di Zunino) dei costi extra per la messa in sicurezza della Città della Salute. Minacciando, di fatto, il suo ritiro da Sesto. Un impasse durato però solo qualche settimana, ma che ha portato sia Maroni che soprattutto l’assessore regionale alla Sanità Mario Mantovani (anche lui entusiastico presente alla firma di martedì) a esprimersi criticamente sul progetto nelle aree Falck. E a avviare un’esplorazione di possibili alternative, caldeggiate da numerosi esperti, come il (meno costoso) posizionamento del Besta a Niguarda e il mantenimento dell’Int a Città Studi.
Il 27 luglio, però, lo sblocco. Dopo un incontro tra Maroni, Mantovani e Bizzi. L’intero consiglio regionale (fatta eccezione per il 5 stelle) votava compatto a favore del progetto. Bizzi, in pratica, aveva già dato assicurazioni sulle bonifiche e sulla chiusura della sua controversia con Risanamento. Uno sblocco che poi portava, in sequenza, al voto quasi unanime del Consiglio comunale di Sesto (compresi Sel e ex-Idv), anche qui fatta eccezione per i consiglieri di M5s, quindi allo sblocco, il 30 luglio scorso, dei 40 milioni di competenza del Ministero della Salute. E infine alla firma della convenzione tra Sesto e Regione.
Lieto fine? Qualche domanda resta senza risposta.
Primo. Se a giugno il costo della bonifiche sembrava un problema serissimo per Bizzi, come l’ha risolto?
Secondo. Maroni ha promesso un attento controllo su questa (cruciale) fase iniziale dei lavori. Basti pensare al problema di una falda idrica piena di clorurati. E anche il ministero dell’Ambiente, dato che l’area Falck è un sito di interesse nazionale, dovrà, per legge, essere della partita. Ma quest’ultimo (che con le sue analisi di costo reale delle bonifiche aveva in sostanza determinato la crisi di giugno) per ora tace.