Contrordine compagni, si va a Sesto

La relazione finale della commissione Sanità della Regione è netta: la Città della Salute si deve fare nell'area Falck. Come nei piani di Formigoni. Nè più ne meno. Maggioranza bulgara. Oltre al centrodestra  a favore anche Pd e persino Ambrosoli.Solo il Cinque stelle contrario. Pretestuose le affermazioni sulla mancanza di alternative a una delle aree più inquinate d'Europa. Ora la partita si sposta sui costi di bonifica. E su un braccio di ferro (ai nostri danni futuri) con il Ministero dell'Ambiente.
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falck per città salute

Pare proprio deciso. La città della Salute si farà, e nell’area Falck di Sesto San Giovanni. Parola di Regione Lombardia, a conclusione di una lunga indagine conoscitiva partita in primavera. Dal 2018 là dovranno trasferirsi sia il neurologico Besta che l’Istituto nazionale dei Tumori. Nessuna modifica alla tabella di marcia già stabilita dalla precedente amministrazione, guidata da Roberto Formigoni.

La decisione è giunta ieri, alla commissione sanità del consiglio regionale, per bocca di Fabio Angelo Fanetti, (lista Maroni), incaricato della relazione finale dell’indagine conoscitiva.

“Non sono emerse soluzioni migliori per tempistica, economicita’ e logistica rispetto all’ex area Falck di Sesto San Giovanni”. Questa è’ la premessa. E poi: "si è palesata la necessità ineludibile che l’Istituto neurologico Carlo Besta e l’Istituto nazionale tumori possano trasferirsi in una nuova sede in tempi ragionevoli, visto che le attuali ubicazioni non rispondono agli standard di sicurezza imposti dalla normativa vigente, nè sono confacenti all’alta qualità dei servizi erogati ai pazienti". La relazione, inoltre, chiede alla giunta regionale di "fornire costante informazione alla commissione riguardo agli esiti della valutazione tecnica sul piano di bonifica dell’ex area Falck e con riferimento alle garanzie che la proprieta’ (Sesto Immobiliare) dovrebbe presentare entro la fine del mese di giugno 2013".

Sul secondo nodo della sanità lombarda, il Nerviano Medical Sciences, in grave crisi gestionale e finanziaria, perdurante la mancanza di un suo piano industriale, la commissione ha raccomandato alla giunta una revisione delle procedure gestionali, auspicando per il centro un futuro coinvolgimento nella Città della Salute, in particolare in raccordo con le ricerche oncologiche svolte dall’Istituto del Tumori.

E infine il tormentato capitolo Cerba. Il progetto di Umberto Veronesi per un grande centro di ricerca sulle frontiere della medicina e biologia. Avrebbe dovuto sorgere, già cinque anni fa, nel verde del Parco Sud di Milano. Ma poi varie vicissitudini, e soprattutto il fallimento delle società del gruppo Ligresti (proprietarie delle aree) hanno bloccato tutto, anno dopo anno. Fino alla scadenza definitiva del progetto proprio il 28 giugno di quest’anno. Ora però Regione e Comune di Milano hanno concesso sei mesi di proroga. Una boccata d’ossigeno per scommettere sulla formazione di un consorzio bancario in grado di raccogliere finalmente le risorse per il progetto, e un  conseguente tavolo di mediazione con i curatori fallimentari Ligresti (ora proprietari delle aree) e il Comune di Milano.

Al voto la relazione è stata approvata senza intoppi. Maggioranza bipartisan e un po’ bulgara. A favore, oltre al Pdl e Lega anche il patto Ambrosoli e il Pd (con la sua autorevole componente sestese). Unici contrari il movimento 5 stelle e una consigliera della lista Maroni, Maria Teresa Baldini.

Fin qui l’aspetto politico. Che dovrà essere recepito sia dal presidente Maroni che dall’assessore regionale alla sanità Mantovani (nonostante le sue più volte ripetute riserve sulla Città della salute nell’area Falck). Resta però ancora aperta la questione del costo delle bonifiche di un’estensione di oltre 200mila metri quadrati da decorticare a una profondità variabile da 3 fino a 30 metri. Qui Davide Bizzi di Sesto Immobiliare (proprietario delle aree e impegnato per contratto a fornire gratuitamente l’area già bonificata) deve esibire garanzie definitive in merito a fine giugno. Che però potrebbero arrivare a costare anche 200 milioni. O persino il doppio, stando ai requisiti di sicurezza più stringenti richiesti dal Ministero dell’Ambiente (che chiede bonifiche profonde non solo dell’area ospedaliera ma anche per il parco circostante). Un aggravio a cui Bizzi  si è opposto persino con una richiesta diretta al Presidente della Repubblica.

La soluzione finale, e il vero via alla Città della Salute – si domandano in molti –starà quindi  in una pressione anche istituzionale e poi in un “ammorbidimento” delle richieste del Ministero dell’Ambiente? E quindi in un conseguente maggiore rischio, in una delle aree ex industriali più inquinate d’Europa, per operatori sanitari e pazienti?

Soprattutto, però, le critiche di molti operatori si appuntano sull’assunto di partenza della relazione. Ovvero la supposta mancanza di alternative al faraonico progetto su Sesto-Falck. In Regione, soltanto quindici giorni fa, era tornata alla ribalta l’ipotesi di abbandonare Sesto. E di trasferire il Besta nelle strutture oggi inutilizzate del campus di Niguarda, avvantaggiandosi della prossimità con il grande ospedale e con un percorso realizzativo, stimato in 80 milioni (contro i 400 della Città della salute) più rapido di due anni. Nonchè lasciare l’Istituto tumori a Città Studi. Magari facendogli acquisire le aree dismesse dal Besta stesso (o dalla Facoltà di agraria, in via di trasferimento a Lodi).

Nulla. Ciò che non più di quindici giorni fa era in aperta discussione oggi viene cancellato con un frettoloso colpo di spugna (solo il 5 stelle lo fa presente). E stupisce come una forza di opposizione come il patto Ambrosoli (del Pd regionale si è già detto) non abbia espresso il minimo dubbio su una decisione tanto inaspettata.

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 Qui trovate Il resoconto della conferenza dei servizi del Ministero dell'Ambiente sullo stato di inquinamento dell'area Falck e di cosa non è stato fatto e andrebbe fatto.

La conferenza del 2012


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