Lettera di Calvino a un palestinese

Nel 1968 Italo Calvino risponde a un interlocutore palestinese con una lettera che affronta la questione della Palestina e che risulta ancora attuale. ()
Lettera di Calvino a un palestinese
AISSAI: NOURI - Amman

Torino, 10 ottobre 1968
Carissimo signor Nouri,

ho letto le poesie della Resistenza palestinese da Lei gentilmente inviatemi. Mi paiono poeti d’una grande forza espressiva, pieni di sincero calore poetico e umano.
La cosa migliore sarebbe trovare una rivista che pubblicasse queste poesie. Proverò a rivolgermi a qualche amico che possa presentarle a una rivista. Naturalmente, in noi europei il dramma dei palestinesi ha una speciale risonanza perché i loro attuali persecutori hanno sofferto - in loro e nelle loro famiglie - persecuzioni tra le più atroci e inumane sotto il nazismo e anche molto prima, per secoli e secoli. Che i perseguitati d’un tempo si siano trasformati in oppressori è per noi il fatto più drammatico, quello su cui ci sembra più necessario far leva. Mi dispiace che nessuno di questi poeti tratti questo motivo.

Io personalmente vedo la sola soluzione del problema palestinese nella via rivoluzionaria tanto nel mondo arabo quanto nelle masse israeliane. Rivoluzione degli israeliani poveri (e in larga maggioranza d’origine mediorientale e nordafricana) contro i loro governanti coloniali, ma anche rivoluzione delle masse popolari dei paesi arabi contro le oligarchie reazionarie e militariste (anche se si dicono più o meno socialiste) che sfruttano il problema palestinese per demagogia nazionalista. La vera Resistenza non è soltanto lotta contro un invasore esterno: dev’essere lotta per un rinnovamento profondo della società nel proprio paese.
Volevo chiarirLe il mio pensiero per confermare la mia solidarietà con gli oppressi e i resistenti palestinesi nel quadro di una visione poetica e umana generale.
La ringrazio molto e saluto con viva cordialità.

Italo Calvino

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Re: Lettera di Calvino a un palestinese
02/11/2023 Mariano Maistrello
condivido, ma la vedo dura parlare di rivoluzioni in paesi dalle culture così lontane da concetti e valori come partecipazione, libertà, giustizia...


 
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