Salvare il Referendum per salvare la Sanità in Lombardia

Sabato scorso si è svolta una grande manifestazione per annunciare il ricorso TAR contro la bocciatura del referendum sulla sanità. ()
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Davanti al palazzo della Regione Lombardia i rappresentanti dei sindacato pensionati Spi- CGIL, delle associazioni Medicina Democratica, ARCI, ACLI, ANPI e altri movimenti civici , con la partecipazione di tutti i partiti di opposizione in Consiglio Regionale, si sono riuniti per annunciare il ricorso che il Comitato Promotore ha deciso di presentare al TAR.

La richiesta di referendum per abolire le norme della legge sanitaria regionale 33/2009 e le modifiche introdotte con la legge 22/2021 relative alla equivalenza pubblico-privato e alla estensione delle funzioni e dei servizi che le ATS e le ASST possono delegare al sistema privato è stata respinta dalla giunta regionale con la risibile motivazione, come ha dichiarato il presidente Fontana, che gli elettori hanno già votato e scelto i loro rappresentanti in Regione.
Evidentemente presidente e giunta regionale lombarda ritengono di poter decidere a loro piacimento la concessione dello strumento referendario. Il referendum popolare è uno degli strumenti indispensabili e necessari per attuare una democrazia compiuta, che diventa tale solo se i cittadini possono esprimere, nelle forme e nei modi previsti dalle norme in vigore, il loro consenso o meno sulle leggi deliberate dai governanti in carica.
Negando questo strumento viene negato un fondamentale diritto democratico, quello di esprimere la volontà popolare. Anzi farebbe parte dei doveri connessi alla funzione di governo favorire la libera espressione delle volontà popolari, in un sistema cosiddetto democratico.

Ci stiamo abituando a questo modo di procedere da parte dei governanti. Una volta eletti considerano cosa loro la gestione della cosa pubblica. Quando si tratta della salute sarebbe però il caso che la cittadinanza si svegli e si scrolli di dosso questa assuefazione, questa accettazione supina di decisioni e scelte che vanno, in questo caso, contro il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione.

Ormai a questo siamo giunti dopo decenni di guida della Regione Lombardia da parte delle maggioranze di destra chiaramente intenzionate a soppiantare la sanità pubblica con la sanità privata. Sotto la guida di Fontana, e dei suoi predecessori, le costanti riduzioni di personale, di strutture e di servizi hanno prodotto i risultati che ciascuno di noi può sperimentare quotidianamente.
Tempi di attesa per esami e prestazioni mediche biblici, anche due anni, tre anni, mentre le stesse prestazioni a pagamento si possono ottenere in tempi miracolosamente brevi dallo stesso privato che sarebbe tenuto a fornirle in convenzione con il servizio sanitario nazionale, uno scandalosa situazione che sperimentiamo quotidianamente.

Stiamo inseguendo l’esempio del Stati Uniti dove la sanità è in mano ai privati e dove negli ultimi 10 anni le spese per la salute sono aumentate di quasi 10 volte e l’aspettativa di vita ridotta di quasi 10 anni, cifre paurose.

Certo un referendum sulla legge sanitaria lombarda oggi fa paura a questi governanti, perché la realtà è sotto gli occhi di tutti e perché le cause sono di per sé evidenti, la scarsità di risorse destinate al servizio sanitario pubblico, il cui compito e fine è quello di prevenire e curare le malattie, a favore del sistema sanitario privato, il cui fine è fare profitti sulle malattie. I risultati sono quelli che abbiamo appena citato, basta un po’ di buon senso per capirlo.

L'Italia godeva di un servizio sanitario nazionale tra i migliori in Europa e nel mondo, ora siamo messi peggio di Francia, Germania e altre nazioni europee e la responsabilità è unicamente da attribuire alla gestione politica della sanità in Italia negli ultimi decenni.

Mi sfugge completamente come una parte dell’elettorato lombardo, ma non solo lombardo, non abbia compreso e non comprenda questa banale realtà; ora ci sarebbe da porre rimedio al disastro e ben venga un referendum per abolire le norme che mettono sullo stesso piano sanità pubblica a sanità privata. Chi vuole rivolgersi al privato è assolutamente libero, ma il cittadino non può essere costretto a farlo vedendosi proporre in alternativa tempi di attesa inammissibili quando si tratta di esami e prestazioni mediche. Si è così costretti a rinviare esami e per molti a rinunciare a cure indispensabili. Negli anni più recenti la durata media della vita si è abbreviata e la mancanza di cure tempestive è certo una delle cause principali.
Non si tratta di demonizzare il sistema privato, ma di ridare al pubblico la gestione di un servizio sanitario in grado di rispondere alle esigenze primarie della popolazione, utilizzando al meglio tutte le capacità, le competenze e le risorse disponibili.

Sarebbe certo nell’interesse di tutti i cittadini, abbienti e meno abbienti, perché una sanità completamente in mano ai privati produrrà inevitabilmente un incremento delle spese sanitarie, minore prevenzione, aumento delle malattie. I danni saranno ben difficilmente recuperabile se non si interviene per impedire che la politica regionale al governo prosegua lo smantellamento del servizio sanitario grazie al quale in passato potevamo considerarci all'avanguardia in questo campo. La sanità deve tornare ad essere gestita dal pubblico con la partecipazione del privato e dipenderà dall’azione dei cittadini, dei movimenti, delle associazioni, dei sindacati e dei partiti di opposizione fare in modo che sia possibile, dai responsabili della politica regionale non possiamo aspettarci alcun ravvedimento.

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Re: Salvare il Referendum per salvare la Sanità in Lombardia
26/10/2023 Franco Meazza
Nota perfettamente condivisibile.
Anche a me sfugge come l’elettorato lombardo e non non abbia compreso e non comprenda questa banale realtà.
Così come non comprendo che la richiesta di referendum sul salario minimo abbia 400.000 (?) sottoscrizioni e non 3 milioni, se 3 o 4 milioni sono i lavoratori precari.


 
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