Che fine hanno fatto (e faranno) le Case di Comunità?

Un’indagine dell'Istituto Mario Negri colma, almeno in parte, il silenzio delle istituzioni sulle case di comunità in corso di apertura. Nel Municipio 3, 8 milioni e mezzo per la ristrutturazione di quella in zona Loreto, divisa nelle due sedi di via Ricordi e viale Andrea Doria. ()
casa di comunita
Settimana scorsa una meritoria iniziativa dell’Istituto Mario Negri ha messo sotto i riflettori lo stato dell’arte delle case di comunità in Lombardia. Gli obiettivi di questa indagine sono i seguenti:
1. Effettuare una verifica comparativa dei modelli organizzativi attualmente implementati nelle Case di Comunità già aperte in Lombardia rispetto degli standard previsti dalle normative nazionali e regionali in termini di struttura, processo, personale socio-sanitario coinvolto.
2. Avviare una analisi di contesto, in modo da analizzare i bisogni socio-sanitari della popolazione residente e sulla base di questi modellizzare le tipologie di risposte organizzative e di servizi più efficaci ed efficienti.
3. Raccogliere il punto di vista degli utenti in termini di accessibilità e gradimento dei servizi.

Dalle Istituzioni, inaugurazioni e poi silenzio

Qualcuno può chiedersi se questa iniziativa integra l’informazione istituzionale della Regione e - per quanto riguarda il Comune di Milano – sia parallela a iniziative di monitoraggio dell’Assessorato competente o dei vari Municipi. La risposta è sicuramente negativa. Dopo il battage pubblicitario susseguente alle inaugurazioni delle prime case di Comunità nei siti regionali e delle rispettive ASST (da cui dipendono le nuove Case della Comunità) il quadro è sconfortante. Il convegno ha avuto il merito si riaprire la coltre di silenzio che di fatto è scesa sul progetto finanziato dal PNRR per dotare il territorio italiano di un migliaio di nuovi presidi (Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Territoriali). In Lombardia - ha riferito il dott. Barbato, responsabile del progetto - dovrebbero essere istituite 206 case di Comunità. A tutt’oggi ne risulterebbero inaugurate circa 85. Di queste 47 sono state analizzate dal gruppo di ricerca attivato dall’Istituto Mario Negri.

Le informazioni dall’ATS
Prima di dare spazio ai risultati esposti il 30 marzo, occorre completare la verifica se a livello istituzionale ci sono stati momenti informativi riguardanti la situazione nel Comune di Milano e nell’ATS di Milano. Nel novembre scorso, da parte del Direttore di questa struttura (ATS) è giunta la convocazione del Collegio dei Sindaci dell’ATS. Presenti i rappresentanti dei sindaci della Citta Metropolitana e per Milano l’Assessore Bertolè e Santo Minniti del Municipio sei (in rappresentanza dei Municipi?).
Prima di trattare degli altri argomenti della riunione (elezioni organi, quadro epidemiologico covid, vaccinazioni, situazione MMG) il DG dell’ATS Bergamaschi ha dato un quadro del programma di attivazione delle Case di Comunità.
La buona notizia è che l’unica Casa di Comunità della zona 3 è stata attivata: di fatto è il poliambulatorio di Via Andrea Doria 3. Al di là della cartellonistica, del miglioramento ambientale e del rinnovo delle poltrone e dei lettini la nostra Casa di Comunità non sembra rappresentare un grande miglioramento dei livelli di cura per gli abitanti della zona. Chi volesse, potrebbe consultare il sito dell’ASST Fatebenefratelli (https://www.asst-fbf-sacco.it/servizi-territoriali/info/case-di-comunita) e scaricare una brochure (scheda informativa) dove può sapere a quali servizi può accedere.

La casa di comunità di Via Andrea Doria
L’accoglienza e il primo orientamento (PUA) funziona dalle 8 alle 16. Per le prenotazioni di visite ed esami vengono forniti i vari numeri di telefono senza la possibilità di accedere di persona o chiedere chiarimenti (non sembra esserci uno sportello dedicato). Idem per la scelta e revoca del MMG: bisogna prendere appuntamento dal sito o telefonare. Vengono indicate le modalità per accedere ai servizi di assistenza domiciliare, assistenza protesica, Sono elencate quali tipologie di assistenza specialistica sono assicurate. Forse la novità maggiore è la presenza degli Infermieri di famiglia o di comunità. Questo operatore “è coinvolto in attività di promozione, prevenzione e gestione partecipativa dei processi di salute individuali, familiari e di comunità “. Sarebbe disponibile su appuntamento o libero accesso dell'utente anziano e/o fragile, della famiglia, di persone con necessità. Non si sono i Medici di Base. Insomma siamo ben lontani dal modello standard della Casa di Comunità previsto dal Decreto Ministeriale che prevede, tra l’altro, l’apertura dei servizi 24 ore su 24, sette giorni su sette. Minima consolazione: quasi tutte le dieci Case di Comunità attivate in Città sono nelle stesse condizioni.

Poche le case e meno ancora i servizi
I ricercatori del Mario Negri su circa un’ottantina di Case di Comunità inaugurate ne hanno potuto verificare 47. La stragrande maggioranza ha una situazione simile a quella rappresentata per Via Doria pur con “lodevoli” eccezioni. I giorni di apertura sono cinque in 23 casi, sei in 14, 7 in uno solo, 4 solo 2 giorni, idem 3-4 giorni. In quasi tutte è stata riscontrata la presenza degli infermieri di famiglia (40), frequente l’esistenza dei punti prelievo, lo sportello scelta e revoca (39), il servizio prenotazioni (23), la continuità assistenziale (32), l’assistenza domiciliare (42). Più rara la presenza dei Servizio di salute mentale (17), del Servizio dipendenze (11), del consultorio familiare (24), dei servizi sociali (13), delle associazioni di volontariato (8) e di Sale riunioni per i cittadini (8). In quasi tutte viene garantita l’assistenza ambulatoriale specialistica (con numero variabile di specialità) mentre i Medici di Medicina Generale e i Pediatri sono presenti rispettivamente solo in 16 e in 5 case.

Ma dove sono i MMG?
La corsa all’inaugurazione dei mesi autunnali ha avuto come obiettivo rinverdire (soprattutto con la cartellonistica verde) i servizi già esistenti, forse con una maggiore presenza infermieristica ma non certo con una integrazione dei servizi e l’ottenimento di una maggiore facilità del cittadino attraverso i vari servizi. Una caratteristica fondamentale delle Case della salute (già ben presenti in Emilia Romagna, Toscana e in altre Regioni) è la presenza in un solo luogo della maggioranza di quelle che vengono chiamate cure primarie. La presenza del MMG (Medico di Medicina Generale) è fondamentale e indispensabile. Senza di lui, i servizi prestati diventano un collage non integrabile. Si pensi solo ai servizi che necessitano di una sua indicazione e prescrizione. Ma le loro rappresentanze hanno già in gran parte rigettato l’invito alla partecipazione oraria prescritta dal decreto citato. Nel convegno non mi sembra che abbiano voluto esprimere il loro parere. Intervistati hanno dichiarato più volte le loro riserve se non veri e propri rifiuti. «Per ora — dice Roberto Carlo Rossi, numero uno dell’Ordine dei medici milanese e del sindacato autonomo Snami — le risorse destinate alle case di comunità sono state investite soltanto sulla parte strutturale e non sui contenuti o sul personale che vi deve operare. Così l’operazione risulta calata dall’alto, fredda » (Corica.Repubblica 31.3.23).

E che dire dei distretti?
Anche dal nuovo governo soffia un’aria contraria alla loro realizzazione e favorevole a lasciare indenne la situazione attuale o potenziata attraverso il ruolo delle farmacie e degli ambulatori con l’unico MMG. Sulla loro utilità non sembra essere entusiasta nemmeno il neoletto Fontana che ha assicurato il “privato” che queste strutture non aumenteranno l’offerta di servizi della sanità pubblica. Fatto sta che a distanza di un anno sembra inapplicata la stessa legge 22 (detta Moratti). Ka norma prevedeva l’istituzione (restaurazione) dei distretti quali organismi di coordinamento del territorio, comprese le Case di Comunità e i MMG. Quanti ne sono stati istituiti, quanti sono in funzione?

Appalti a pieno regime
La macchina che funziona a pieno regime è quella che, attraverso le ASST, sta distribuendo appalti per la progettazione e per la ristrutturazione/costruzione delle altre Case di Comunità in città e in Regione. La nostra ASST dovrebbe realizzare entro il 2026 12 Case di Comunità, sei Centrali Operative e 2 ospedali di comunità avendo un budget da Fondi PNRR di circa 50 milioni (vedi tabella).
La Zona tre ha una sola Casa di Comunità e una centrale operativa. Per questa Casa con due sedi è prevista una larga ristrutturazione con un budget di quasi 8,5 milioni. Cosa ci vogliono fare non si sa, allego un preventivo rilevato dal sito dell’ASST FBN SACCO. Io non ho le competenze per darne una valutazione.

Ringrazio ancora l’Istituto Mario Negri e i suoi ricercatori che hanno fornito elementi ed indicatori sullo sviluppo del rinnovamento della medicina territoriale attraverso la creazione delle Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità. Il loro monitoraggio è utilissimo, pur se parziale, ma dovrebbe essere svolto e reso pubblico dalla Regione e dall’ASST in quanto dirigenti e responsabili della salute dei cittadini con la collaborazione e anche il controllo dei Comuni e nel caso del Comune di Milano anche dei Municipi.

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