Le donne iraniane chiedono ascolto

Sabato 5 novembre diverse centinaia di donne e uomini iraniani hanno manifestato con un corteo che da Palestro ha percorso le vie del centro. Delle donne iraniane si leggono notizie sui settimanali e Papa Francesco ha ricordato la loro lotta, ma non ce n’è traccia nelle notizie del giorno. ()
Donna vita libertà
È vero che è stata una giornata che ha visto la grande manifestazione nazionale sulla Pace a Roma e quella sulla Pace a Milano, ma neanche un angolino di telegiornale o giornale è stato dedicato a queste coraggiose ragazze e ragazzi, una prima linea al femminile di donne senza velo che gridavano slogan sia in italiano che in lingua farsi.

Delshad è una donna senza paura, tutta dedicata alla causa; mi racconta che la lotta per l’emancipazione legale è iniziata 44 anni fa e quanto sia stato difficile mantenere la partecipazione e con quanta tenacia sia stato portato avanti il movimento.

“Gli uomini dicevano che le nostre rivendicazione non erano prioritarie, ci guardavano male perché dicevamo che il velo era un simbolo della sottomissione delle donne e del nostro silenzio, perché volevamo decidere noi sul nostro corpo. Le donne non avevano nessuna autonomia, era difficile persino comprare gli assorbenti, perché una donna da sola non poteva entrare in un negozio, doveva farlo un uomo e nascondere la merce in un sacchetto.

La percentuale di donne che a oggi ha frequentato l’università in Iran è molto alto, il 68% - dice Delshad -, sono medici, infermiere, ingegneri, lavorano, ma non ci sono dirigenti donne. Anche all’estero ci sono donne iraniane che occupano posti importanti.
Persino gli uomini oggi vogliono che le donne siano libere, mio padre mi ha sempre lasciata libera di scegliere, ma mi ricordava sempre che ufficialmente, ovvero in pubblico, bisognava seguire le restrizioni per non avere problemi.

Non sapevamo come farci sentire e lottare, eravamo gruppi divisi, si facevano dibattiti, esercizi di democrazia, ma lo stato ha sfruttato le nostre divisioni per reprimerci. Oggi però i gruppi si collegano, tante universitari donne e anche uomini sono stati incarcerati, molti vengono uccisi, studentesse e anche bambini.

“Donna Vita Libertà” solo questo. Rivendichiamo la nostra libertà, noi non torniamo indietro, pensiamo alle nuove generazioni, siamo pronte a morire, #Masha Amini diventerà il nostro codice.”

Si accosta un’altra giovane donna e prosegue: “Noi siamo la generazione del 2000 e desideriamo la libertà, ma Francia e USA interagiscono con i nostri governatori per tenere la situazione bloccata e non parlano di noi millennials.
I giornalisti importanti in Italia non parlano di noi.
In Iran mancano i diritti civili e umani, i governanti sono oppressori, uccidono studenti.
L’economia va male, l’inflazione è elevatissima; è la conseguenza del rapporto teso coi paesi occidentali.”

Parte il corteo al ritmo degli slogan : Mullah vattene via, Ominì assassino, Lottiamo moriamo l’Iran riprendiamo . Gli uomini riprendono gli slogan gridati dalle donne. Sfila un lungo stendardo con i nomi, i volti, delle donne arrestate, c’è anche un uomo.

La globalizzazione delle armi e delle tecnologie è presente e accettata in tutto il mondo, i diritti però no!

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