“Le misure messe in campo dal Governo [sono] insufficienti, la lotta alle disuguaglianze non è ritenuta prioritaria, la cosiddetta “bonus economy” non funziona. Emerge la mancanza di una visione culturale e politica in grado di superare la crisi garantendo diritti e democrazia” (“Inabissarsi senza rumore” – Rete dei Numeri Pari).
Questo il commento della Rete dei Numeri pari all’ultimo Rapporto del CENSIS, rapporto che racconta di un quadro allarmante e disperato, e di “una verità ben nota, diventata d’improvviso lapalissiana e largamente condivisa: esistono due Italie molto diverse: i garantiti e i non garantiti” (Sintesi del Rapporto CENSIS).
“650mila persone hanno perso il lavoro e di questi il 76% sono donne e giovani. Allo stesso tempo, però, la ricchezza continua a concentrarsi e a crescere nelle mani di pochi con il 3% degli italiani adulti che possiedono il 34% della ricchezza totale del Paese. È la conferma che i soldi ci sono e che pochi stanno facendo enormi profitti alle spalle di molti”, continua la Rete dei Numeri Pari nella sua nota.
E in effetti “è tutta qui la 'questione italiana': in questa spaccatura orizzontale tra “una società sfibrata dallo spettro del declassamento sociale”, da una parte, e un ristretto ceto possidente irresponsabile e avaro, pronto ad alzare barricate alla sola parola 'tassa patrimoniale' e a rivendicare per sé – pensiamo alle raffiche di esternazioni di Carlo Bonomi – tutto, comprese le briciole contese alle deprecate e 'improduttive' misure assistenziali” (L'”istinto di classe” del virus, Marco Revelli – volerelaluna.it).
Da questo punto di vista emblematica la situazione lombarda. La regione più ricca d’Italia è anche quella nella quale l’assistenza territoriale è più deficitaria, seconda in Italia solo alla Campania, ci dice ancora il rapporto CENSIS. Peccato che è proprio l’assistenza territoriale, pubblica, ramificata, ben funzionante, che ha dimostrato essere la più efficace misura di contrasto alla pandemia.
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