Vecchiaia, tra negazione e profitto. Firma anche tu la lettera aperta sulle RSA

Tante le adesioni ricevute dopo la pubblicazione della lettera della nostra lettrice. Riproponiamo la lettura del diario postumo scritto da una figlia che quasi ogni giorno ha raccolto le voce della madre ricoverata in una RSA di Milano. ()
anziani.RSA
Gennaio 2016: Ho 91 anni. Sono entrata in una Casa di Riposo per fare fisioterapia. Chissà se mi rimetteranno in piedi dopo l’incrinatura di una vertebra.
Per ora non riesco ad alzarmi dal letto, ma voglio essere ottimista.

Da Febbraio 2016 a Febbraio 2020: Mi hanno rimessa in piedi. Ovvio col girello, ma vado! Qui però vedo molte cose che non mi piacciono: mi hanno tolto la catenina d’oro, perché sono possibili i furti. Ci tenevo molto.
Fede e anello li ho tenuti al dito. Dopo qualche tempo, non so come, mi sono stati tolti, ma poi sono stati miracolosamente ritrovati e resi alla mia famiglia.
Vorrei tornare a casa.

Si pranza tutte assieme con bavaglia di carta, un quarto d’ora,venti minuti al massimo. Devi essere veloce nel mangiare, se no rischi di essere imboccata come un’oca all’ingrasso.

E’ quasi obbligatorio il riposino pomeridiano, se non ti va, stai lì inerme su una sedia dato che potresti cadere.
Secondo loro, cadi sempre “da te stesso”. Che imbranati questi vecchietti!
Ma se, in altri momenti, sei un po’ stanca e vorresti fare un riposino, non puoi oppure te lo concedono, però diventi subito “malata” e sei costretta a rimanere a letto.
Non mi accompagnano in bagno! Questo per me è umiliante dato che sono ancora autonoma!
Qui vige il pannolone fisso giorno e notte. Dovreste vedere i carrelli alti quasi fino al soffitto, zeppi di pannoloni da buttare, alla faccia dell’ecologia, ma devo dire il vero, in questo momento è il mio disagio che mi interessa.

Il cambio è ad orario fisso, se ne hai necessità prima o dopo devi insistere, senza esito, o attendere un tuo parente che “interceda” per te.
Mi viene da piangere perché capisco che questo è uno strappo alla mia dignità.
Vorrei tornare a casa mia.

Hanno la mania del clistere: preciso preciso al terzo giorno che non ti scarichi. E’ per salvaguardarti dai blocchi intestinali! Io penso che andrebbero rispettati i tempi di ogni persona, senza contare che in quella giornata ti lasciano a letto per non doverti cambiare più volte. E’ bruttissimo stare a letto per defecare.
Ogni volta vorrei piangere.
Vorrei tornare a casa, andar via da qui!

La doccia per me è sempre un trauma! Vige la fretta. Non puoi scegliere di rimandare la doccia se non hai voglia di farla. Devi farla quando decidono loro. Inoltre - e questo è un problema che abbiamo quasi tutte - mi vergogno della mia nudità, soprattutto se le persone addette sono uomini.

Alla sera si va a letto subito dopo cena. Alle 18 si mangia e tra le 18,30 e le 19 a letto! Non ci sono Santi, qualunque sia la stagione. Vedo la TV in camera ma purtroppo devo accordarmi con la mia compagna di stanza. Mi adeguo.

Il campanello di allarme non è un allarme. E’ vano pigiare, al massimo vengono una volta, se solo sono due il campanello viene catapultato sopra la testata del letto, così non puoi arrivarci.
Quando ti spogliano per metterti a letto vanno sempre di fretta, hanno modi spesso bruschi. E se c’è una cosa che non sopporto è quando buttano là i tuoi vestiti come stracci, se poi non li buttano per terra.
Vorrei tornare a casa. La mia dignità è sempre più sottile.

In questa Casa di Riposo non ci sono maniglie alle finestre dal piano terra all’ultimo, per prevenire i suicidi. So che era stato proposto di mettere le finestre basculanti, ma la richiesta è rimasta lettera morta.
Perfino nel salone delle feste, al piano terra, dove si balla, si canta e si fanno merende e feste di compleanno, le finestre sono tutte senza maniglia! Un giorno qualcuno ha chiamato il Direttore sanitario dato che eravamo numerosissimi, almeno 100 persone tra ospiti (quasi tutti rigorosamente in carrozzina), parenti, dipendenti, e il riscaldamento andava a manetta. Mancava il fiato a tutti.
Il Direttore ha aperto due finestre con la maniglia di servizio. Nei giorni seguenti tutto è tornato come prima.

Non posso più tenere qualche caramella nel cassetto perché potrebbe andarmi di traverso e quindi potrei morire soffocata!
Addio anche a questa piacevole abitudine cui, in tempi normali di vita vera, mai avrei voluto rinunciare.

Tutte le regole vigenti qua dentro sono state pensate per la tua incolumità, ma quanto altro ti viene negato! Non sono regole, sono obblighi.

Quando sono entrata pareva che potessi uscire facilmente ogni tanto, accompagnata. Ma poi tutto risulta così difficile che i parenti stessi rinunciano o perché non trovano il dottore o altro.

E vogliamo parlare dello zelo, non sempre giustificato, sulle prescrizioni mediche?
Io ho avuto una disavventura per l’assunzione di Ferro non necessario e sono stata molto male. Solo per le insistenze “minacciose” dei miei cari, dopo sei mesi me l’hanno sospeso. I tuoi parenti non hanno più voce in capitolo e non solo per quanto concerne la parte medica.

Chissà da quanto sono qua, ma capisco che ho fatto come i gamberi.
Ho visto tante altre entrare (anche molto più giovani di me) vestite di tutto punto, camminare con le loro gambe e in breve tempo le ho viste retrocedere; sono sicura nel dire che lo stesso è successo a me nei primi sei mesi, al massimo. Entri che sei una persona anziana, ma ancora vitale e piena di risorse adeguate alla tua età e, nel giro di poco, sei un’altra: una sorta di malata cronica da tenere allettata o seduta in carrozzella benché senza paralisi alcuna.
Condizioni uguali per tutti, come in caserma.
Del resto come potrebbero fare diversamente, siamo circa 400? Una caserma, appunto.

Le tue risorse residue, se ne hai, le perdi sicuramente, oltre al fatto che tu e i tuoi figli non potete più avere voce in capitolo su niente.

Da tempo sono in carrozzina, ovviamente.
Qui non ho vissuto bene la mia vecchiaia, ho sempre dovuto obbedire. Ho imparato a non ribellarmi più, a non avere desideri né voglie. Mi viene in mente il verso di una poesia” il prigioniero e il morto, come si somigliano”. Sì, perché sopravvivere, non è vivere.

Obblighi, comandi, via la dignità, sei un numero che per caso ha un nome.
Il tuo corpo sballottato continuamente, tutto è garantito dai protocolli.
Tutto per il tuo bene. Naturalmente!
Non mi sono mai adeguata a questo Lager e il desiderio di tornare a casa ha accompagnato ogni mia ora trascorsa qui.

Fine febbraio 2020: In questa settimana sono stati ridotti i tempi di visita dei parenti, solo mezz’ora al giorno purtroppo. Per via di COVID 19.

5 marzo 2020: Da oggi hanno chiuso tutte le RSA, decisione presa nell’ambito delle altre scelte governative attuate per l’emergenza sanitaria.
Come tutti, non ho più potuto ricevere visite.

16 marzo 2020: Oggi noi del 7° piano siamo stati trasferiti, ci hanno “spalmato” in altri piani. Hanno creato, al mio piano precedente, un Reparto COVID per ottemperare ad una delibera scellerata della Regione Lombardia. ATS, Comune, PROGES si sono con zelo adeguate. Ovviamente!
Ancora una volta i nostri corpi sballottati “per il nostro bene”.
Il contagio si è propagato tramite il personale lasciato senza protezioni ed i parenti.

Sono morta il 4 maggio 2020 senza rivedere le mie figlie.
Di Covid?

La figlia Silvia Rizzi


Questo diario, più di molti articoli, anche autorevoli e ben documentati, rende bene lo spessore esistenziale ed umano che sempre rivestono le questioni politiche che hanno a che fare con la carne viva di ogni singola esistenza.


CHE FARE?
Sappiamo perfettamente che esistono anziani non autosufficienti a causa di gravi patologie, naturalmente queste persone hanno diritto e necessità di avere luoghi idonei alla degenza e alla cura. Detto questo sappiamo altrettanto bene che vi sono molti anziani autosufficienti e sani che non possono vivere da soli o perché temono la solitudine o perché si sentono troppo stanchi per badare alla routine quotidiana. Hanno solo bisogno di compagnia e di collaborazione. Per il resto sono persone vitali, curiose, in grado di badare a se stesse, nei limiti del possibile.
Sono anche persone che hanno una ricchezza esperienziale, un vissuto che aspetta solo di diventare patrimonio condiviso con altri in uno scambio intergenerazionale che può contribuire a rendere più coesa e solidale la nostra società. In questo modo ottempereremmo davvero all’articolo 25 della Carta Fondamentale di diritti promulgata dalla UE che dice “L'Unione riconosce e rispetta il diritto degli anziani di condurre una vita dignitosa e indipendente e di partecipare alla vita sociale e culturale”.

PROPOSTA
1) I Firmatari di questa lettera aperta chiedono con forza a tutti i soggetti in indirizzo di farsi davvero carico delle questioni poste, questioni per lo più ignorate e che solo l’elevatissimo numero dei morti in RSA ha imposto all’attenzione del Paese. Sottolineiamo il fatto che la criminale gestione delle RSA ha contribuito a sterminare un’intera generazione, quella della guerra, della lotta antifascista e della costruzione della Repubblica.

2) Chiediamo che si apra un confronto pubblico teso alla ricerca di soluzioni alternative alle RSA; in particolare pensiamo a soluzioni abitative miste e a servizi sociali territoriali che possano permettere di condurre una vecchiaia serena, dignitosa, ricca di relazioni e di scambio. Volendo pensare al domani già da oggi, crediamo sia necessario valorizzare l’assistenza domiciliare e le convivenze tra anziani, il co-housing e le esperienze di piccole case-famiglia, i centri diurni e le reti familiari e solidali da allargare.



Se condividi la lettera invia anche tu la tua adesione a:
SILVIA RIZZI silvia.rizzi@gmail.com
ESTER PRESTINI ester.prestini@gmail.com
PATRIZIA ROSSETTI patriziarossetti.53@gmail.com


Ndr: La lettera verrà trasmessa con un appello in corso di revisione, che abbiamo anticipato in questo articolo. Potrete comunicare sin d’ora la vostra adesione inviando una mail alle firmatarie o a noi. Pubblicheremo il testo definitivo dell'appello nei prossimi giorni.

Commenta

Re: Vecchiaia, tra negazione e profitto. Firma anche tu la lettera aperta sulle RSA
15/07/2020 xavier
anche io vorrei firmare. Dove si firma? grazie


Re: Vecchiaia, tra negazione e profitto. Firma anche tu la lettera aperta sulle RSA
14/07/2020 Daniela Bestetti
Desidero aderire alla petizione


Re: Vecchiaia, tra negazione e profitto. Firma anche tu la lettera aperta sulle RSA
11/07/2020 Katia Perosini
Desidero firmare la petizione


Re: Vecchiaia, tra negazione e profitto. Firma anche tu la lettera aperta sulle RSA
10/07/2020 Raffaella
Che tristezza! Ho le lacrime agli occhi...nessuno dovrebbe vivere queste esperienze!


Re: Vecchiaia, tra negazione e profitto. Firma anche tu la lettera aperta sulle RSA
10/07/2020 Cristina Tonon
condivido e sottoscrivo


Re: Vecchiaia, tra negazione e profitto. Firma anche tu la lettera aperta sulle RSA
09/07/2020 candace curley
E' commuovente la lettera. Condivido con il cuore. Ci sono altre soluzioni.
Con affetto, Candy Curley


Re: Vecchiaia, tra negazione e profitto. Firma anche tu la lettera aperta sulle RSA
09/07/2020 Silvia Maiocchi
condivido la lettera e desidero poter firmare la petizione


 
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