Partecipare sì, ma come. Il PGT di Albino

Un Piano di governo del territorio… partecipato! Questo il secondo interessante caso presentato da Davide Fortini al corso del Laboratorio di democrazia partecipata. ()
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Albino è un comune in Val Seriana, in provincia di Bergamo, con oltre 15.000 abitanti, disposto in prossimità del fiume Serio e organizzato con un centro storico, in cui si addensano i servizi, e frazioni disperse poco connesse e con forte identità.

Partecipazione e cittadinanza attiva
Il processo partecipato viene avviato dal comune che, nel periodo 2011-2012, si pone l’obiettivo di strutturare il Piano di governo del territorio (documento di piano, piano delle regole e piano dei servizi) sulla base dei contributi e delle indicazioni dei cittadini in merito alle reali necessità e/o carenze di servizi e alla loro visione di futuro della valle. Attraverso un bando, si seleziona quindi un gruppo temporaneo di professionisti (gli architetti Tomasi e Fortini) che organizzino e accompagnino il coinvolgimento della popolazione.

Le risorse utilizzate sono quelle destinate alla variante urbanistica del Piano. L’intera operazione vede il completo coinvolgimento delle strutture tecniche interne all’ente, nonché l’attivazione di un gruppo inter-assessorile e di una segreteria di processo, vengono inoltre messi a disposizione spazi pubblici come la “stanza del progetto” e un elenco dei gruppi e associazioni presenti sul territorio.

Il processo
Il coinvolgimento della popolazione, però, va ben al di là delle associazioni: si organizza una comunicazione estesa per allargare il più possibile il cerchio dei partecipanti. I cittadini interessati vengono coinvolti prima in incontri che illustrano gli obiettivi, le modalità d’intervento, le fasi di lavoro e le tempistiche.
Successivamente, si formano gruppi di lavoro, workshop o focus group, in cui le persone sono invitate ad analizzare il proprio modello di vita e i problemi della propria quotidianità per poi passare da questo a proposte condivise su quale assetto dare al territorio.
Strategico il punto di vista emerso, per esempio, dal gruppo donne sull’uso dei servizi e di grande respiro la visione sul futuro del gruppo giovani (come dimostra questo video)!

Si tratta fin qui di idee che vengono presentate ad altri gruppi e alla stessa amministrazione non come soluzioni chiuse, ma come suggerimenti e stimoli per comprendere i problemi e organizzare possibili soluzioni da introdurre nel PGT.
Nelle fasi successive si aprono dei laboratori sul tema della mobilità; i gruppi si uniscono in momenti di esperienza comune e si aprono spazi di partecipazione per nuovi soggetti (es. alunni e genitori della scuola elementare) per un’esplorazione critica del territorio: passeggiate, sopralluoghi in aree specifiche, plastici modellabili.

Ogni fase è accompagnata dagli esperti di processi partecipativi con strumenti ad hoc per lo specifico contesto d’azione; le scelte metodologiche danno riscontro ai criteri di inclusività, distribuzione di potere, effettività, rendicontazione.
Parallelamente si attivano strumenti di comunicazione rivolti a stimolare la partecipazione della comunità locale e si organizzano esperienze di coinvolgimento più allargate rivolte alla popolazione non partecipante: eventi sul territorio, gazebo d’ascolto, schede di rilevamento delle attese, assemblee pubbliche.
Questa fase ha portato alla definizione di progetti che sono stati inseriti nel piano triennale delle opere pubbliche e a identificare le risorse per donare alla comunità un nuovo mezzo di trasporto.

Considerazioni
Quest’esperienza ha permesso l’emersione di temi chiave condivisi e ha orientato l’azione amministrativa verso un futuro del territorio corrispondente al bene comune in termini di paesaggio, mobilità dolce, economie leggere, recupero dell’esistente. Sono stati attivati dei laboratori attuativi per interventi di trasformazione spaziale e di organizzazione di servizi ed è stato avviato, per esempio, un servizio di trasporto comunitario, il LuioBus.
Fra i benefici 'non tangibili' sono da annoverare un rinnovato senso di comunità e anche un certo turn over nel mondo della politica amministrativa che ha visto l’ingresso di alcuni componenti dei gruppi di lavoro.

Tra le difficoltà incontrate, invece, è da segnalare lo scarso coinvolgimento delle fasce più deboli della popolazione, in particolare degli stranieri.
Ma forse il vero limite di quest’esperienza è stato proprio il suo carattere 'esperienziale': non normato da regolamenti comunali, né tanto meno da una legge regionale sulla pianificazione comunale, questo approccio è stato abbandonato dalla consiliatura successiva che vedeva una maggioranza di segno opposto alla precedente.
Questa esperienza mette in evidenza come, nonostante le differenze introdotte rispetto al Piano regolatore generale, le attuali procedure per il Piano di governo del territorio non siano pensate per favorire forme di partecipazione reale e di democrazia deliberativa.

Per saperne di più guarda questo video


Secondo caso di attività partecipativa presentato al workshop del Laboratorio di democrazia partecipata di Lambrate (qui l'articolo introduttivo)

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