Partecipare sì, ma come?

Che cosa sono i processi partecipativi? Come si avviano e come si gestiscono? Sortiscono davvero buoni risultati? Chi ne ha paura...? Questi e altri ancora i temi esplorati nel “Corso popolare sulla cultura della partecipazione” svoltosi a Lambrate nel 2018. Nella convinzione che quell’ottimo lavoro possa contribuire all'attuale dibattito, ne iniziamo qui oggi la pubblicazione a puntate. ()
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A Milano in questi ultimi anni si è parlato tanto di partecipazione. Quanto al praticarla davvero, i pareri sono discordi.
Comune e Municipi hanno attuato diverse sperimentazioni e iniziative; per esempio, due edizioni del "Bilancio partecipativo", ma anche l'approvazione delle "Linee-guida per la partecipazione nelle scelte urbanistiche" (esito del lavoro sull’argomento da parte della passata consiliatura); il tutto con non pochi e non piccoli problemi attuativi, di tipo sia politico, sia tecnico-amministrativo.
Per non parlare dell'acceso dibattito sul livello di effettiva partecipazione dei cittadini ai grandi piani di sviluppo urbano lanciati o riesaminati in questo periodo, primo fra tutti quello sulla riconversione degli scali ferroviari.

Ma cosa vuol dire esattamente partecipazione? Informazione, coinvolgimento o qualcosa di più?
Siamo sicuri di sapere davvero cosa sia la democrazia partecipata e quali ne siano le potenzialità?
Sicuramente è qualcosa di diverso sia dalla democrazia rappresentativa, sia da quella assembleare, ma che cosa la distingue veramente? E poi, a cosa serve la partecipazione (ma c'è anche chi si chiede se serva davvero...)?

Per cercare di rispondere a queste domande, o quantomeno aprire riflessioni ampie sul significato della partecipazione e sulle tecniche con cui si realizza nell’aprile del 2018, a Lambrate, si è tenuto un “Corso popolare sulla cultura della partecipazione”.

Il corso, ideato dal Laboratorio di democrazia partecipata, e organizzato dall'associazione MIA, editrice di z3xmi.it, con il patrocinio del Municipio 3, ha voluto essere un contributo al dibattito politico e civile milanese sulla partecipazione, ed è con questo stesso intento che oggi iniziamo su queste pagine la pubblicazione a puntate di una sintesi dei notevoli contributi presentati o elaborati durante i tre giorni del corso.

Tutto questo nell’assoluta convinzione che la formazione nella cultura della partecipazione sia importantissima. Troppo spesso viene data per scontata anche dalle amministrazioni, che altrettanto frequentemente confondono la partecipazione con la semplice consultazione dei cittadini. Democrazia partecipata significa, invece, effettivo protagonismo dei cittadini nel processo decisionale di cui possono e devono realmente far parte.

L’idea è che le decisioni pubbliche si debbano prendere attraverso un processo inclusivo.
Questo suscita facilmente diffidenza e paura nei politici, che temono così di non riuscire a raggiungere il loro obiettivo; ma la diffidenza è anche nei comitati cittadini, che dal canto loro tendono ad affermare la propria posizione “alzando i toni”, concependo il confronto come una vertenza, uno scontro e non come il possibile avvio di un processo deliberativo ampio che, in quanto tale, deve prevedere procedure inclusive regolamentate e un dibattito che accolga le ragioni del maggior numero di persone. Se il processo è ben condotto, la decisione finale non includerà necessariamente tutte le ragioni di tutti, ma sarà condivisa dalla comunità.

Il corso affronta questi temi raccontando esperienze recenti di facilitazione e di progettazione partecipata e il modo in cui hanno inciso sui processi decisionali, sul volto delle città e… sulla qualità della vita.
Vi troverete spunti, interrogativi, riflessioni sulla progettazione partecipata, sulla democrazia deliberativa, su mediazione e sulla gestione dei conflitti.
Si articola in tre momenti, che riporteremo fedelmente. Si inizia con l’illustrazione, a cura di Davide Fortini, di quattro casi realizzati di progettazione partecipata, in ambiente urbano e non urbano.
Sergio De Lapierre, sociologo territorialista fondatore del Laboratorio di Democrazia Partecipata e autore del dossier sulla partecipazione che abbiamo già pubblicato su queste pagine, ci presenterà anche dal punto di vista teorico i concetti-base, le modalità e gli strumenti dei processi del percorso partecipativo, permettendoci di capire e di orientarci per rispondere alla domanda: partecipazione o democrazia partecipata?
E infine presenteremo i risultati di un workshop: una simulazione di progettazione partecipata realizzata dagli iscritti al corso su un caso concreto di risanamento di un manufatto urbano di cui si sta progettando il riutilizzo.


Il Laboratorio di democrazia partecipata di Lambrate è un gruppo informale che promuove nel quartiere la cultura della partecipazione e ha organizzato diverse azioni partecipative sul territorio, come le 'camminate di quartiere' di cui, a suo tempo, abbiamo pubblicato i resoconti. Ha presentato 'casi virtuosi', cioè esperienze positive di democrazia partecipata realizzate in Italia, in ambienti urbani e anche extraurbani. Ed ha promosso momenti di formazione e auto-formazione, di cui questo corso è forse al momento l’esempio più completo.



Introduzione al corso del Laboratorio di democrazia partecipata di Lambrate

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