Bilancio partecipativo: seconda fase

Report di una due giorni “inedita” per Milano: alcuni cittadini  discutono quali proposte portare in votazione agli abitanti dei loro stessi quartieri. Dal 6 al 21 novembre le votazioni, aperte a tutti, indicheranno, zona per zona, quali sono le priorità dei milanesi.
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plenaria
46 incontri pubblici di ascolto, fra giugno e ottobre. 30 organizzati da Avventure Urbane e 15 autoconvocati. 2.200 cittadini coinvolti. Alcuni, fra loro, si autocandidano a partecipare ai lavori di una due giorni di progettazione; fra questi, dopo una selezione fatta per garantire criteri di rappresentatività per fasce d’età, genere e provenienza, il 15 ottobre, a palazzo Marino ne vengono sorteggiati 30 per ogni zona: sono quelli che nel passato week end hanno partecipato alla due giorni di progettazione.
Il compito di questo ristretto gruppo è di farsi interprete delle esigenze emerse negli incontri di quartiere tramutandole in proposte progettuali da sottoporre al giudizio di tutti i cittadini.
Poi, tutti coloro che vivono, lavorano o studiano a Milano, dai 14 anni in su, avranno diritto a un voto. Si voterà on line dal 6 al 21 novembre oppure  in alcuni punti di raccolta come le biblioteche di zona.  

Questo il percorso previsto dal primo Bilancio Partecipativo a Milano. Un' “edizione zero” che sicuramente soffre di grandi limiti, soprattutto di partecipazione (alla prima edizione del 2014 a Parigi, avevano votato in 40.000), ma che ha sicuramente il merito di sperimentare per la prima volta in una grande città italiana uno strumento di democrazia diretta che vede la popolazione coinvolta nel definire le esigenze e indicare le priorità di intervento.

Ma vediamo come è andata nel gruppo di zona 3. Eravamo in 25, non tutti si erano presentati all’appello, ma fra i presenti c’erano diversi ragazzi sotto i 25 anni (nella nostra zona sei, ma in zona 7, per esempio, i giovani erano 15, la metà del gruppo!). Una presenza percentualmente parecchio nutrita, che stupisce se confrontata con i livelli di partecipazione che in genere si registrano per questa fascia d’età.
Ma c’è un perché. A molti giovani milanesi, poco prima della conclusione della fase d’ascolto, era stata inviata in tutta fretta una comunicazione personale che ha portato ad alcuni incontri (i report di quello della nostra zona è a questo link), con la partecipazione di 450 ragazzi.  
Inoltre, su iniziativa diretta del sindaco, ci dicono, sono state coinvolte le scuole comunali e di conseguenza si sono introdotte nuove regole: in ogni zona 100.000 Euro del milione previsto, saranno  destinati alle scuole e in fase di voto, alle scuole saranno attribuiti due crediti decisionali.
35 i progetti presentati dalle scuole comunali di Milano e di questi 2 sono in zona 3: l’asilo di Via Pini e la primaria di V.le Tunisia.
 
L’interesse di quest’amministrazione per i giovani dobbiamo ritenerla autentica, visto che fin dalla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, Pisapia aveva sottolineato quanto fosse significativa per lui l’apertura non solo agli elettori milanesi, ma anche a tutte le persone dai 14 anni in su che risiedano, studino o lavorino a Milano.
Ma che ci sia stata fretta nella realizzazione di quest’operazione è innegabile: l’avvio è di luglio e le fasi d’ascolto si sono svolte proprio nei mesi estivi, quando più bassa è la presenza dei milanesi in città, tutte le attività rallentano e le scuole sono chiuse. Difficile scegliere un momento meno favorevole!
E il tempo è stato davvero poco perché l’intero percorso deve concludersi entro i tempi di presentazione del Documento Unico di Programmazione  (che solo per il 2016 vede un termine di presentazione posticipato al 15 novembre) o al massimo entro il 31 dicembre, data di scadenza per la presentazione del Bilancio di previsione.

Tempi strettissimi quindi per tutto, anche per diffondere l’informazione sull’iniziativa. 
Di fatto, quanti cittadini sono venuti a conoscenza di questo percorso? Negli incontri della nostra zona (4 programmati e 3 “fai da te”) sono state coinvolti circa 190 persone: pochine in una porzione della città con oltre 150.000 residenti! Un numero davvero esiguo dovuto al fatto che ben pochi ne avevano avuto notizia. 

Perlopiù i partecipanti alla due giorni avevano saputo di quest'opportunità, da gruppi o associazioni di cui facevano parte - i GAS, la parrocchia, un partito…  tranne i giovani che avevano ricevuto un “lettera personale”.
Ma gli altri? Chi vive nei rioni e nei quartieri e non ha gruppi di riferimento? Beh, né la grande stampa, né la TV, tuttora le principali fonti di informazione per la cittadinanza, se ne sono granché occupate. È strano che dopo tanto parlare di bene comune e democrazia “diretta”, un esperimento magari discutibilissimo nelle forme e modalità applicative, assolutamente più che perfettibile, ma pur sempre innovativo per una grande città italiana, non susciti alcun interesse giornalistico.
Chiaro quindi che l’onere della comunicazione non può che ricadere su chi questo percorso lo promuove. Ma una vera campagna di comunicazione, purtroppo, non è stata fatta. Peccato!

E poi si arriva alla fase 2: la progettazione. Anche qui i tempi sono estremamente compressi. Il primo giorno lo si spende per conoscersi, condividere le informazioni su quanto emerso nelle discussioni di zona e per stabilire i criteri con cui scegliere le idee da sviluppare in progetti.
Tante cose. Forse troppe. Informazioni a volo d’uccello. Difficile entrare nel merito delle diverse proposte. E la zona è ampia, non a tutti sono chiare le diverse realtà rionali e diviene spesso inevitabile focalizzare l’attenzione su quanto meglio si conosce; ma pensare al “proprio orticello” è proprio quanto di più contrario si possa pensare allo spirito della giornata.
Ecco allora che si parla di criteri. Emergono criteri diversi,  interessanti, spesso contraddittori.
Bisogna fondare un linguaggio comune. Ma il gruppo, rappresentativo per età, provenienza, formazione… fatica a ritrovarsi. Anche la facilitatrice sembra esausta. Dunque, come procedere? Come ordinare i criteri? Quali progetti sceglieremo domani da sviluppare?  Alla fine della giornata si sono dette tante cose, ma le idee sono confuse. Arrivano anche i tecnici del Comune, ma non ci sono ancora domande da fare.

Secondo giorno. Si formano i sotto gruppi che in ogni zona lavorano a progetti anche in competizione fra loro (saranno i cittadini con il voto a scegliere quali promuovere).
Si parla di luoghi da riqualificare, ma manca una mappa dei luoghi possibili e non si sa quanto siano percorribili le ipotesi emerse nei primi incontri nei quartieri.  Ripetutamente alcuni gruppi chiedono informazioni su costi, possibilità, progetti già in atto. Il tempo è poco: come arrivare in poche ore a definire e quantificare il costo della trasformazione di un edificio abbandonato in casa di quartiere senza avere idea di quale sia l’edificio possibile, con quali interventi, in quali spazi? I tecnici del comune (bilancio, verde,  urbanistica…) sono “presi d’assalto”, ma visto lo scarso tempo a disposizione interagiscono principalmente con i 22 facilitatori. Inoltre, non si possono dare all’impronta risposte tanto complesse. È chiaro, i progetti non potranno che restare generici. 
E allora ci si chiede, perché comprimere in tempi improbabili un percorso che potrebbe essere molto importante? Ben diversi i tempi dell’esperienza a Parigi, per esempio. Lì, la prima fase inizia a gennaio per arrivare al voto in settembre!

Eppure, pur con qualche borbottio e insoddisfazione per le evidenti lacune, i partecipanti sono soddisfatti. Senza alcuna pretesa di “rappresentatività del campione”, al termine dei lavori, nella sala grande della plenaria ho raccolto random qualche impressione a caldo dal gruppo di zona 3 e la risposta è stata direi univoca: “Bella esperienza. Da rifare. Ma da migliorare”. (qui le risposte)

In pratica, sembra che avviare un discorso di bilancio partecipativo a Milano non sia interessante per le forze politiche, ognuna per motivi diversi, in altre faccende affaccendate. Non interessa ai Consigli di Zona, prossimi futuri Municipi, che da questo percorso, così realizzato, a torto o a ragione, si sono sentiti scavalcati. Non interessa ai media occupati con scontrini e ricevute. Ma interessa ai cittadini. Forse non molti. Ma persone attive, portatrici di saperi professionali e conoscenza del territorio. Veri produttori di ricchezza, destinatari dei servizi, fruitori degli spazi. Risorse preziose per una buona gestione del bene comune.



I progetti elaborati saranno pubblicati sul sito del bilancio partecipativo il 6 novembre,
da quel momento fino al 21 novembre, sarà possibile votare on line.
In ogni zona, s
aranno inoltre approntati punti di raccolta del voto.
Per mantenersi aggiornati: www.bilanciopartecipativomilano.it




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Re: Bilancio partecipativo: seconda fase
31/10/2015 DAPRI LUISA
peccato che la fretta non abbia fatto diffondere la notizia!
Mi sono persa anche quest'occasione?
La Riqualificazione di Viale Doria meritava più attenzione da parte di Zona 3: oppure è così,nota che non richiedeva la presenza di noi cittadini che da oltre due anni abbiamo presentato il progetto che voi ben conoscete.

Purtroppo non ho ricevuto alcuna notizia in ordine alla "due giorni"...


 
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