Capannori, un buon esempio di democrazia partecipata

Ho avuto modo di incontrare quest'estate ad un convegno Luca Menesini, vice sindaco di Capannori, comune di circa 50.000  abitanti nei pressi di Lucca, e di venire a conoscenza del progetto di bilancio partecipato, che, avviato nell'estate del 2011, ha consentito di ideare e proporre con la partecipazione dei cittadini una serie di interventi scelti tramite referendum popolare, che sono stati completati nei mesi di settembre e ottobre di quest'anno.
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capannori partecipazione

La giovane amministrazione di Capannori, con il contributo ricevuto vincendo un bando della Regione Toscana (legge regionale per la partecipazione n.69 del dicembre 2007) ha avviato nel 2011 un progetto di bilancio socio-partecipativo con l'obiettivo di coinvolgere i cittadini nelle scelte e nelle decisioni dell'amministrazione in merito alla destinazione di una quota pari al 10% circa del bilancio annuale del comune.

Il progetto, denominato Dire-Fare-Partecipare, è partito nel mese di luglio del 2011 e si è concluso nell'ottobre 2012 con la realizzazione delle opere individuate come prioritarie, tra una serie di progetti elaborati dai tecnici comunali in base alle indicazioni sviluppate dai cittadini con l'aiuto di esperti.

In pratica come si è operato?
Sono stati selezionati 80 cittadini, scelti tramite sorteggio dalle liste elettorali. Nel primo mese di lavoro si sono riuniti una volta alla settimana per prendere conoscenza delle attività svolte nel corso del precedente esercizio di bilancio comunale, per discutere e valutare insieme la politica attuata dall'amministrazione e definire le linee di azione per l'anno successivo. I giudizi espressi dai cittadini sono stati inclusi nelle relazioni di bilancio ed hanno costituito un riferimento per l'amministrazione nell'elaborazione del bilancio preventivo.  Alla fine di questa prima fase di informazione e presa visione delle attività e dei servizi che il comune è chiamato ad erogare, sono stati formati quattro gruppi territorialmente omogenei, uno per ogni ambito in cui veniva suddiviso il territorio comunale.

Ciascun gruppo si è poi riunito nel secondo mese di lavoro per confrontare le idee ed elaborare una serie di proposte, tenendo conto delle esigenze ed istanze locali.Nel terzo mese di lavoro i progetti proposti dai cittadini sono passati al vaglio degli uffici comunali, per esaminare la fattibilità tecnica e le risorse economiche necessarie, predisponendo per le proposte giudicate realizzabili opportune schede illustranti le finalità e le caratteristiche dei progetti.

Esaurita questa fase di individuazione ed elaborazione si è passati alla fase di confronto e  scelta presentando i progetti in assemblee, indette prima con il sindaco e poi nei quattro ambiti territoriali, per ognuno dei quali si proponevano cinque diversi progetti.
I residenti, compresi gli stranieri, potevano quindi esprimere il loro voto presso i seggi aperti per una settimana presso il comune, durante le assemblee territoriali ed anche tramite internet.

Sulla base dei voti raccolti e del budget di spesa stanziato, pari a 400.000 euro (100.000 euro per ciascun ambito territoriale), venivano quindi individuati i progetti da realizzare nel corso del 2012.

Tutto il processo partecipativo è stato monitorato da un comitato di garanzia, che ha avuto il compito di sovraintendere a tutte le fasi e sorvegliare lo svolgimento nei tempi e con le modalità previste, comitato composto da tre cittadini e due consiglieri comunali.

I 21 progetti elaborati dagli 80 cittadini sorteggiati erano relativi alla sistemazione di parchi e giardini, ad interventi di edilizia scolastica, sistemazione della viabilità, illuminazione pubblica, spazi per il gioco e campi sportivi. I progetti più votati sono stati quelli relativi a scuole e spazi per i bambini; nel corso dei mesi di settembre ed ottobre 2012 queste opere erano state completate ed inaugurate.

Che dire? L'esempio di Capannori ci mostra che è possibile in Italia coinvolgere i cittadini nella “vita politica”, ossia nelle questioni che riguardano la comunità, valutate e decise con modalità democratiche. L'esempio ci mostra che deve però esistere da parte dei politici eletti a cariche di responsabilità amministrativa o istituzionale la capacità di comprendere che oggi il mandato di rappresentanza ricevuto non può più essere ridotto all'assunzione di un potere decisionale, avocato a sé, ma deve saper mettere in atto politiche di partecipazione attiva per superare il rifiuto della politica ingenerato dal solco che gli eletti tendono a scavare tra sé ed i cittadini.

L'esempio ci mostra anche che deve esistere un reale impegno per elaborare e mettere in atto politiche di partecipazione, poiché i processi partecipativi non si possono improvvisare, ma occorre utilizzare competenze specifiche, risorse umane e qualche sostegno finanziario; ove questo è avvenuto mi pare di poter concludere che gli sforzi e l'impegno dedicato, sia dall'amministrazione che dalla cittadinanza, siano stati ampiamente ripagati dai risultati ottenuti.
Mi hanno colpito due fatti, da una parte come l'amministrazione abbia curato la comunicazione del processo partecipativo e quale attenzione abbia avuto nella gestione dei rapporti con i cittadini, e dall'altra come la scelta dei progetti da realizzare si sia concentrata su interventi tutti dedicati alla scuola ed ai bambini.
Segnali evidenti che la buona politica, intesa in senso lato, tende a preoccuparsi più dell'avvenire che del passato, preoccupazione da cui la cattiva politica, sempre in senso lato, da troppo tempo ci ha allontanato.


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