Il cancro incurabile dell’iper-capitalismo
Il sistema che governa il mondo ha bisogno di chemioterapie sempre più distruttive per sopravvivere, sino a quando potrà durare? L’analisi di un non addetto ai lavori. Un'opinione che vuole confrontarsi con le vostre. Parliamone.
(Paolo Burgio)09/04/2025

Stanno succedendo cose da pazzi.
Prima cosa. Nella cosiddetta più grande democrazia occidentale (gli USA) il presidente viene eletto dopo una campagna elettorale finanziata con circa 2 miliardi di dollari, coperti in massima parte da donazioni di un ristretto numero di super-ricchi, Elon Musk in testa. Dov’è la democrazia? Si è ridotta alla volontà espressa da un comitato elettorale di cui fanno parte multimiliardari che hanno come programma elettorale l’abolizione delle tasse ai redditi dei super-ricchi, la lotta al cambiamento climatico e il ritorno ai combustibili fossili, la cancellazione dei sussidi ai poveri, la chiusura delle frontiere, la cancellazione della sanità pubblica, l’istruzione superiore disponibile solo a pagamento, anche a debito accedendo un mutuo. Solo grazie al voto di una popolazione tra le più ignoranti e disinformate del pianeta si spiega un tal risultato.
Seconda cosa. La nazione culla del libero mercato, mano invisibile che regola magicamente le dinamiche economiche, impone un protezionismo sfrenato e dazi al mondo intero sulla base di criteri (sarebbe meglio dire umori) di un ex-bancarottiere che così pensa di proteggere l’industria americana. Con il crollo degli scambi commerciali, l’aumento dei prezzi, l’avvio delle spirali inflazionistiche saranno soddisfatti gli operai metalmeccanici che hanno votato per Trump? I banchieri e i gestori dei fondi di investimento, padroni della finanza internazionale, cercheranno di correre ai ripari per salvare il dollaro mentre la bolla speculativa raggiunge cifre iperboliche, si dovrà pur trovare il modo di tirare avanti, ma sino a quando?
Terza cosa. L’EU tergiversa, non tutti la pensano allo stesso modo, difficile trovare una reazione comune. Intanto però la commissaria europea decide che l’EU divisa spenderà 800 miliardi, la Germania, ieri alfiere dell’austerità, cambia la costituzione, imponeva il pareggio di bilancio, e corre al riarmo; si vendono meno auto, ma servono cannoni e carri armati. Le azioni dell’industria bellica schizzano in su, mentre le aspettative di vita degli europei poveri scendono per i tagli alle spese sanitarie.
Quarta cosa. Ogni despota o classe politica al potere da sempre usa lo spettro della guerra e la minaccia dello straniero alle porte per mantenere il potere. I giovani si preparino; il parlamento europeo ha votato a larga maggioranza una risoluzione che non prevede negoziati per la ricerca della pace, procuriamoci un kit di sopravvivenza e avanti sino alla vittoria.
Considerazioni a margine.
Da che parte sta il nemico? Il nostro nemico, non è forse quello che trova soldi per il riarmo ma non trova soldi per la sanità e la scuola pubbliche, la lotta al cambiamento climatico, la giustizia fiscale e la giustizia sociale, che lascia morire una intera generazione di giovani ucraini e russi, che approva e sostiene il massacro della popolazione palestinese e di chi corre in suo soccorso, che sprezza il rischio di una guerra nucleare?
Questo nemico sta correndo ai ripari per reprimere il dissenso, mai come oggi occorre reagire, far sentire le voci della ragione, del buon senso, della volontà popolare e scendere in piazza.
Prima cosa. Nella cosiddetta più grande democrazia occidentale (gli USA) il presidente viene eletto dopo una campagna elettorale finanziata con circa 2 miliardi di dollari, coperti in massima parte da donazioni di un ristretto numero di super-ricchi, Elon Musk in testa. Dov’è la democrazia? Si è ridotta alla volontà espressa da un comitato elettorale di cui fanno parte multimiliardari che hanno come programma elettorale l’abolizione delle tasse ai redditi dei super-ricchi, la lotta al cambiamento climatico e il ritorno ai combustibili fossili, la cancellazione dei sussidi ai poveri, la chiusura delle frontiere, la cancellazione della sanità pubblica, l’istruzione superiore disponibile solo a pagamento, anche a debito accedendo un mutuo. Solo grazie al voto di una popolazione tra le più ignoranti e disinformate del pianeta si spiega un tal risultato.
Seconda cosa. La nazione culla del libero mercato, mano invisibile che regola magicamente le dinamiche economiche, impone un protezionismo sfrenato e dazi al mondo intero sulla base di criteri (sarebbe meglio dire umori) di un ex-bancarottiere che così pensa di proteggere l’industria americana. Con il crollo degli scambi commerciali, l’aumento dei prezzi, l’avvio delle spirali inflazionistiche saranno soddisfatti gli operai metalmeccanici che hanno votato per Trump? I banchieri e i gestori dei fondi di investimento, padroni della finanza internazionale, cercheranno di correre ai ripari per salvare il dollaro mentre la bolla speculativa raggiunge cifre iperboliche, si dovrà pur trovare il modo di tirare avanti, ma sino a quando?
Terza cosa. L’EU tergiversa, non tutti la pensano allo stesso modo, difficile trovare una reazione comune. Intanto però la commissaria europea decide che l’EU divisa spenderà 800 miliardi, la Germania, ieri alfiere dell’austerità, cambia la costituzione, imponeva il pareggio di bilancio, e corre al riarmo; si vendono meno auto, ma servono cannoni e carri armati. Le azioni dell’industria bellica schizzano in su, mentre le aspettative di vita degli europei poveri scendono per i tagli alle spese sanitarie.
Quarta cosa. Ogni despota o classe politica al potere da sempre usa lo spettro della guerra e la minaccia dello straniero alle porte per mantenere il potere. I giovani si preparino; il parlamento europeo ha votato a larga maggioranza una risoluzione che non prevede negoziati per la ricerca della pace, procuriamoci un kit di sopravvivenza e avanti sino alla vittoria.
Considerazioni a margine.
Da che parte sta il nemico? Il nostro nemico, non è forse quello che trova soldi per il riarmo ma non trova soldi per la sanità e la scuola pubbliche, la lotta al cambiamento climatico, la giustizia fiscale e la giustizia sociale, che lascia morire una intera generazione di giovani ucraini e russi, che approva e sostiene il massacro della popolazione palestinese e di chi corre in suo soccorso, che sprezza il rischio di una guerra nucleare?
Questo nemico sta correndo ai ripari per reprimere il dissenso, mai come oggi occorre reagire, far sentire le voci della ragione, del buon senso, della volontà popolare e scendere in piazza.