"Qui, o si fa l'Europa o si muore"

Milano Informata e Attiva e z3xmi.it aderiscono alla manifestazione per un'Europa di pace e giustizia. ()
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La difesa dei diritti, della libertà, della nostra democrazia, della giustizia sociale e di quella internazionale hanno bisogno di Europa, non di sovranismi, isolazionismi o incertezze.
Per questo la nostra associazione (MIA - Milano Informata e Attiva) e il nostro giornale online, come parte della società civile preoccupata e attonita di fronte al precipitare degli eventi, aderiscono all'appello lanciato da Michele Serra e si augurano che in molti, associazioni, cittadini, istituzioni locali, personalità... possano aderire superando "distinguo" che, lungi dal rafforzare o precisare posizioni pacifiste, rischiano di condannare tutti all'immobilismo o a un percorso ineluttabile.

UNA PIAZZA PER L'EUROPA (da la Repubblica del 27 febbraio - articolo di Michele Serra)

Il mondo sta cambiando con una velocità imprevista, la storia galoppa e non concede requie nemmeno ai più disattenti e ai più pigri. Il disorientamento, e anche un livello non ordinario di paura, sono stati d’animo diffusi: ognuno di noi può percepirli nelle conversazioni quotidiane. Non serve un politologo o un filosofo, basta un amico al bar per sapere che si guarda al presente con sconcerto, e al futuro con apprensione.

Esiste ancora il concetto politico-strategico di “Occidente” nel quale sono cresciute le ultime generazioni di — appunto — occidentali? Che fine farà l’Europa, che oggi ci appare il classico vaso di coccio tra due vasi di ferro, per giunta ricolmi di bombe atomiche? Sopravviverà la way of life europea a questa stretta, che mette in discussione ciò che banalmente chiamiamo democrazia, ovvero separazione dei poteri, diritti e doveri uguali per tutti, libertà religiosa e laicità dello Stato, pari dignità e pari serenità per chi è al governo e chi si oppone?

E se le autocrazie parlano semplice e parlano chiaro (e parlano falso a loro piacimento, grazie alla costante contraffazione tecnologica della realtà), quale linguaggio dovrà adottare l’Europa perché la sua voce non solo sia udibile, ma anche forte, convincente, seducente almeno quanto la voce dei suoi nemici?

Mi è capitato di rispondere a queste domande nel modo più istintivo. Forse, anche, nel modo più “sentimentale” — ma le emozioni esistono, e a farne senza poi si vive male. In un’Amaca di pochi giorni fa, intitolata “Dite qualcosa di europeo”, e nella mia newsletter sul Post, mi sono domandato perché non si organizza una grande manifestazione di cittadini per l’Europa, la sua unità e la sua libertà. Con zero bandiere di partito, solo bandiere europee. Qualcosa che dica, con la sintesi a volte implacabile degli slogan: “qui o si fa l’Europa o si muore”. Nella sua configurazione ideale, lo stesso giorno alla stessa ora in tutte le capitali europee. Nella sua proiezione più domestica e abbordabile, a Roma e/o Milano, sperando in un contagio continentale.

In ambedue i casi la quantità di mail e di messaggi traducibili con “io ci sto, io ci sarò, ditemi solo dove e quando” è stata semplicemente impressionante. Non mi era mai capitato niente del genere in decenni di scrittura pubblica. È come se mi fossi affacciato dalle due finestrelle di cui dispongo per vedere se giù in strada c’era qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere, e avessi trovato una piazza già piena. Non convocata, non organizzata, ma con una volontà di esserci che non è nemmeno un desiderio: è proprio una necessità. E pure essendo molto circoscritta — come è chiaro a me per primo — la mia platea mediatica, mi sono detto che forse è il caso di insistere. Di provarci. Anche perché le omissioni, in una fase così grave e convulsa della storia, sono imperdonabili.

Io non ho idea di come si organizzi una manifestazione. Non è il mio mestiere. Non ho neanche, a differenza delle Sardine, cultura e destrezza social quante ne servono per rendere veloce e pervasiva la convocazione di un evento. Non so nemmeno dirvi a che cosa serva esattamente, in questo nuovo evo, una manifestazione di persone in carne e ossa: se sia un rito arcaico e pedestre di fronte al dilagare fulminante delle adunate algoritmiche; se sia un moto generoso ma destinato poi a disperdersi nelle ovvie difficoltà politiche (unire l’Europa ma come? Ma quando? E scavalcando per primo quale dei cento ostacoli senza poi inciampare nel secondo?).

Ma penso che una manifestazione di sole bandiere europee, che abbia come unico obiettivo (non importa quanto alla portata: conta la visione, conta il valore) la libertà e l’unità dei popoli europei, avrebbe un significato profondo e rasserenante per chi la fa, e si sentirebbe meno solo e meno impotente di fronte agli eventi. E sarebbe un segnale non trascurabile, forse addirittura un segnale importante, per chi poi maneggia le agende politiche; e non potrebbe ignorare che in campo c’è anche un’identità europea “dal basso”, un progetto politico innovativo e rivoluzionario che non si rivolge al passato, ma parla del domani. Parla dei figli e dei nipoti.

Mi rivolgo dunque a chiunque abbia idea di come fare, sia l’ultimo degli elettori o il primo dei parlamentari, la più nota delle figure pubbliche o il più anonimo dei cittadini. Associazioni, sindacati, partiti, purché disposti poi a scomparire, uno per uno, nel blu monocromo della piazza europeista. Il mio sassolino nello stagno l’ho lanciato, speriamo che piovano pietre.

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Re: Quale Europa?
06/03/2025 Paolo Burgio
Il messaggio di Michele Serra è un perfetto esempio di antipolitica. Se non importa per quale Europa scendere in piazza ci troveremo tutti insieme noi cittadini di buona volontà per cercare qualcuno con cui scambiare quattro chiacchere sulla libertà e l’unità dei popoli, e sentirci così almeno un poco a posto con la nostra coscienza per ever fatto qualcosa.
Per quale visione, quali valori? Il riarmo a prescindere senza un quadro e disegno politico unitario, senza chiarezza e visione politica, senza aver ragionato prima sulla fattibilità di una chiamata alle armi che stravolge la vita dei cittadini europei,
O per guardare in faccia la realtà, prendere atto del fallimento totale dell’attuale governance europea e da qui ripartire per ricostruire un’Europa degna del valori che pretende di rappresentare e sui quali era stata fondata, altrimenti il declino sarà irreversibile e le generazioni future si ritroveranno indifese e inermi nel nuovo ordine che verrà.
Ognuno dve fare le proprie considerazioni politiche prima di scendere in piazza, altrimenti che senso ha?


Re:
06/03/2025 Armando
Proporrei a Michele Serra un altro slogan, secondo me più in linea con questi tempi.

"Abbasso la intelligenza, viva la muerte!"

Chiaro, semplice e soprattutto senza incertezze, come piace a lui.

Già sentito?

Beh certo, tutta questa storia ricalca ciò che è già successo.

E finirà allo stesso modo.

Solo gli sciocchi pensavano che il fascismo fossero quattro tifosi di basket di Varese e provincia...


 
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