Licia Pinelli addio
La morte di Licia Pinelli segna un altro triste capitolo di una vicenda che chi crede nella democrazia non può e non deve dimenticare.
(Massimo Cecconi)12/11/2024
Licia Rognini vedova Pinelli se n’è andata a 96 anni, quasi 55 anni dopo la tragica morte del marito Pino Pinelli coinvolto, innocente, nella strage di piazza Fontana che il 12 dicembre prossimo avrà il suo ennesimo e doloroso anniversario.
Per quanto la vicenda possa essere nota, non c’è comunque alcuna certezza che i giovani dei nostri giorni, e non solo loro, sappiano qualcosa di ciò che accadde a Milano in quel tempo.
Anzi, come aggravante, si ricorda che una ricerca condotta alcuni anni fa rivelava che i giovani liceali di allora pensavano che la strage di piazza Fontana fosse imputabile alle Brigate Rosse.
Che cosa sappiano e pensino i giovani di oggi forse è meglio non indagare. Come è sicuramente poco se non nullo quello che le istituzioni, a iniziare dalla scuola, hanno saputo fare per ricordare quello che è accaduto alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in quel tetro dicembre di tanti anni fa.
Il 15 dicembre del 1969 Licia Rognini era la moglie del ferroviere anarchico Pino Pinelli a cui aveva dato due figlie travolte, come lei, da ciò che accadde la notte di quel giorno negli uffici della Questura di Milano in via Fatebenefratelli.
Da allora e sino a oggi Licia Pinelli e le sue figlie si sono battute con tenacia, coerenza e determinazione per riscattare l’infamia che qualcuno aveva riversato sulla figura di una persona la cui unica colpa, se tale si può definire, era quella di essere anarchico.
Nelle primissime pagine del suo libro “Pinelli. Una finestra sulla strage” (1971) così scriveva Camilla Cederna:” Ma Licia Pinelli non piange, ed è per questo che fa più impressione: è lì tutta dritta nella sua vestaglietta rosa dal collettino ricamato, co un bel viso grigio di pallore e gli occhi intenti che han sotto un alone scuro. Parla piano per non svegliare le bambine, ma, decisa a non lasciarci entrare, socchiude appena la porta, e sta lì ben piantata in quella fessura, a difendere la sua casa”.
Da allora, per tutta la sua vita, Licia Pinelli ha difeso la dignità della sua famiglia, l’integrità del suo pensiero e il ricordo di un uomo che, invitato a comparire in Questura per accertamenti, ne era uscito con un salto dalla finestra del quarto piano di quello stabile milanese.
In tutti questi lunghissimi anni Licia Pinelli ha combattuto, manifestato, partecipato alle centinaia di iniziative per ricordare gli anni della strategia della tensione, dello stragismo di natura fascista e della connivenza di alcuni organi dello Stato.
Ora che anche la sua voce si è spenta, occorre trovare il coraggio e la forza per non dimenticare quello che è stato.
E’ noto che Giuseppe Pinelli e il commissario Luigi Calabresi, che quella sera lo aveva invitato in Questura per un riscontro formale, si conoscessero al punto che l’anarchico aveva regalato al commissario una copia di “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters.
In questa triste occasione, da quella famosa raccolta poetica ci piace proporre alcuni versi: “Mi prese la forza minuto per minuto, mi prese la vita ora per ora, mi risucchiò come una luna febbricitante che fruga il mondo nel suo giro”.
C’è voluta tutta la forza di Licia Rognini vedova Pinelli per aiutarci a non dimenticare quegli anni bui.
Per quanto la vicenda possa essere nota, non c’è comunque alcuna certezza che i giovani dei nostri giorni, e non solo loro, sappiano qualcosa di ciò che accadde a Milano in quel tempo.
Anzi, come aggravante, si ricorda che una ricerca condotta alcuni anni fa rivelava che i giovani liceali di allora pensavano che la strage di piazza Fontana fosse imputabile alle Brigate Rosse.
Che cosa sappiano e pensino i giovani di oggi forse è meglio non indagare. Come è sicuramente poco se non nullo quello che le istituzioni, a iniziare dalla scuola, hanno saputo fare per ricordare quello che è accaduto alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in quel tetro dicembre di tanti anni fa.
Il 15 dicembre del 1969 Licia Rognini era la moglie del ferroviere anarchico Pino Pinelli a cui aveva dato due figlie travolte, come lei, da ciò che accadde la notte di quel giorno negli uffici della Questura di Milano in via Fatebenefratelli.
Da allora e sino a oggi Licia Pinelli e le sue figlie si sono battute con tenacia, coerenza e determinazione per riscattare l’infamia che qualcuno aveva riversato sulla figura di una persona la cui unica colpa, se tale si può definire, era quella di essere anarchico.
Nelle primissime pagine del suo libro “Pinelli. Una finestra sulla strage” (1971) così scriveva Camilla Cederna:” Ma Licia Pinelli non piange, ed è per questo che fa più impressione: è lì tutta dritta nella sua vestaglietta rosa dal collettino ricamato, co un bel viso grigio di pallore e gli occhi intenti che han sotto un alone scuro. Parla piano per non svegliare le bambine, ma, decisa a non lasciarci entrare, socchiude appena la porta, e sta lì ben piantata in quella fessura, a difendere la sua casa”.
Da allora, per tutta la sua vita, Licia Pinelli ha difeso la dignità della sua famiglia, l’integrità del suo pensiero e il ricordo di un uomo che, invitato a comparire in Questura per accertamenti, ne era uscito con un salto dalla finestra del quarto piano di quello stabile milanese.
In tutti questi lunghissimi anni Licia Pinelli ha combattuto, manifestato, partecipato alle centinaia di iniziative per ricordare gli anni della strategia della tensione, dello stragismo di natura fascista e della connivenza di alcuni organi dello Stato.
Ora che anche la sua voce si è spenta, occorre trovare il coraggio e la forza per non dimenticare quello che è stato.
E’ noto che Giuseppe Pinelli e il commissario Luigi Calabresi, che quella sera lo aveva invitato in Questura per un riscontro formale, si conoscessero al punto che l’anarchico aveva regalato al commissario una copia di “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters.
In questa triste occasione, da quella famosa raccolta poetica ci piace proporre alcuni versi: “Mi prese la forza minuto per minuto, mi prese la vita ora per ora, mi risucchiò come una luna febbricitante che fruga il mondo nel suo giro”.
C’è voluta tutta la forza di Licia Rognini vedova Pinelli per aiutarci a non dimenticare quegli anni bui.