CADMI. Mobilitazione contro la violenza alle donne
Mobilitazione promossa sabato 9 novembre alle ore 14,30 dai centri antiviolenza CADMI - Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate e Cerchi d'Acqua in risposta alla chiamata di D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza a una manifestazione diffusa in tutta Italia. L'iniziativa precede quelle per il 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
(a cura della Redazione)05/11/2024
Comunicato Stampa
“ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI
SIETE LO STESSO COINVOLTI” Fabrizio De André
“ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI
SIETE LO STESSO COINVOLTI” Fabrizio De André
Contro la violenza alle donne
sabato 9 novembre 2024
Concentramento h.14.30 in via Piacenza, 14
I centri antiviolenza CADMI – Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate e Cerchi
d’Acqua aderiscono alla manifestazione diffusa promossa da D.i.Re - Donne in
Rete Contro la Violenza in tutta Italia e invitano la città di Milano a una
mobilitazione generale contro la violenza alle donne, che precede quella del 25
novembre.
Chiamiamo le cittadine e i cittadini, le compagne e i compagni delle associazioni e dei
collettivi, le studentesse e gli studenti, tutte le istituzioni a una presa di responsabilità
collettiva. La violenza contro le donne ci riguarda tutte e tutti, perché dietro a ogni
uomo violento c’è una società intera che continua a guardare e a non vedere.
A un anno di distanza dal femminicidio di Giulia Cecchettin, niente è cambiato. La violenza
persiste, martellante, pervasiva, sembra inarrestabile e non dà tregua alle donne; il lavoro
dei centri antiviolenza è aumentato, le istituzioni sottovalutano i rischi, le parole usate dai
media spesso nascondono la violenza e perpetuano stereotipi e ruoli tradizionali.
I centri antiviolenza CADMI – Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate e Cerchi
d’Acqua aderiscono alla manifestazione diffusa promossa da D.i.Re - Donne in
Rete Contro la Violenza in tutta Italia e invitano la città di Milano a una
mobilitazione generale contro la violenza alle donne, che precede quella del 25
novembre.
Chiamiamo le cittadine e i cittadini, le compagne e i compagni delle associazioni e dei
collettivi, le studentesse e gli studenti, tutte le istituzioni a una presa di responsabilità
collettiva. La violenza contro le donne ci riguarda tutte e tutti, perché dietro a ogni
uomo violento c’è una società intera che continua a guardare e a non vedere.
A un anno di distanza dal femminicidio di Giulia Cecchettin, niente è cambiato. La violenza
persiste, martellante, pervasiva, sembra inarrestabile e non dà tregua alle donne; il lavoro
dei centri antiviolenza è aumentato, le istituzioni sottovalutano i rischi, le parole usate dai
media spesso nascondono la violenza e perpetuano stereotipi e ruoli tradizionali.
È troppo. Scendiamo per le strade per dire basta, non solo ai femminicidi ma a tutte
le forme di violenza contro le donne e alle limitazioni della loro libertà. Basta
all’inadeguatezza delle istituzioni che non riescono a fermare la mattanza, neanche
quando le donne chiedono aiuto e i centri antiviolenza segnalano il rischio a cui
sono esposte, all’inefficacia dei dispositivi di tutela, come il braccialetto elettronico,
all’attacco diretto e aperto all’aborto e alla libera scelta in materia di riproduzione,
alla complicità della stampa e dei media, alla politica che cerca di ridurre
all’invisibilità i centri antiviolenza privandoli di mezzi e non riconoscendone le
competenze specifiche, alla mancanza di una presa di coscienza da parte degli
uomini.
Non possiamo più aspettare: siamo chiamati, ora, uomini in primis, alla non-neutralità,
a una presa di posizione, anche di fronte alla battuta sessista, l’apprezzamento non
richiesto, la “goliardia tra maschi”. Essere “innocenti” non basta, non avere “mai alzato un
dito su una donna” non basta, non fare violenza non basta. Per sconfiggere la violenza
maschile contro le donne occorre un lavoro, anche di prevenzione, che sradichi la
cultura patriarcale che la genera e in cui vengono socializzati i bambini e le bambine.
Questo compito non spetta solo ai più giovani, ma agli uomini e le donne di tutte le età.
Alle donne che si trovano in situazioni di violenza, a quelle che hanno paura e si sentono
sopraffatte dai racconti di cronaca, vogliamo dire che i centri antiviolenza esistono e
non le lasceranno sole, perché in questi spazi possono trovare ascolto, accoglienza
e supporto da parte di altre donne, esperte e professioniste, senza condizioni e nel
rispetto della loro libera scelta.
Il 9 novembre occuperemo le strade per comunicare la nostra rabbia. Non faremo un
passo indietro, continueremo a ribellarci. Il nostro grido è libertà.
Dal 1° gennaio al 28 ottobre 2024 in Italia si sono registrati 94 femminicidi, di cui 80 in ambito affettivo, 50 per mano del partner/ex partner, cinque solo nell’ultima settimana rilevata. Si segnalano tendenze
contrapposte e per questo ancora più pervasive: le vittime sopra i 70 anni sono una su cinque*, al contempo la violenza colpisce anche le giovani e le giovanissime (Aurora Tila aveva 13 anni).
*Dati Ministero dell’Interno
le forme di violenza contro le donne e alle limitazioni della loro libertà. Basta
all’inadeguatezza delle istituzioni che non riescono a fermare la mattanza, neanche
quando le donne chiedono aiuto e i centri antiviolenza segnalano il rischio a cui
sono esposte, all’inefficacia dei dispositivi di tutela, come il braccialetto elettronico,
all’attacco diretto e aperto all’aborto e alla libera scelta in materia di riproduzione,
alla complicità della stampa e dei media, alla politica che cerca di ridurre
all’invisibilità i centri antiviolenza privandoli di mezzi e non riconoscendone le
competenze specifiche, alla mancanza di una presa di coscienza da parte degli
uomini.
Non possiamo più aspettare: siamo chiamati, ora, uomini in primis, alla non-neutralità,
a una presa di posizione, anche di fronte alla battuta sessista, l’apprezzamento non
richiesto, la “goliardia tra maschi”. Essere “innocenti” non basta, non avere “mai alzato un
dito su una donna” non basta, non fare violenza non basta. Per sconfiggere la violenza
maschile contro le donne occorre un lavoro, anche di prevenzione, che sradichi la
cultura patriarcale che la genera e in cui vengono socializzati i bambini e le bambine.
Questo compito non spetta solo ai più giovani, ma agli uomini e le donne di tutte le età.
Alle donne che si trovano in situazioni di violenza, a quelle che hanno paura e si sentono
sopraffatte dai racconti di cronaca, vogliamo dire che i centri antiviolenza esistono e
non le lasceranno sole, perché in questi spazi possono trovare ascolto, accoglienza
e supporto da parte di altre donne, esperte e professioniste, senza condizioni e nel
rispetto della loro libera scelta.
Il 9 novembre occuperemo le strade per comunicare la nostra rabbia. Non faremo un
passo indietro, continueremo a ribellarci. Il nostro grido è libertà.
Dal 1° gennaio al 28 ottobre 2024 in Italia si sono registrati 94 femminicidi, di cui 80 in ambito affettivo, 50 per mano del partner/ex partner, cinque solo nell’ultima settimana rilevata. Si segnalano tendenze
contrapposte e per questo ancora più pervasive: le vittime sopra i 70 anni sono una su cinque*, al contempo la violenza colpisce anche le giovani e le giovanissime (Aurora Tila aveva 13 anni).
*Dati Ministero dell’Interno
La Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate - CADMI - è il primo centro antiviolenza nato in Italia e
da 38 anni affianca le donne nei percorsi di uscita dalla violenza.
Dal 1986 ha supportato oltre 37.000 donne e, dall'apertura della prima casa segreta nel 1991, ha affiancato
donne in situazione di pericolo con 800 progetti di ospitalità.
da 38 anni affianca le donne nei percorsi di uscita dalla violenza.
Dal 1986 ha supportato oltre 37.000 donne e, dall'apertura della prima casa segreta nel 1991, ha affiancato
donne in situazione di pericolo con 800 progetti di ospitalità.
Da anni CADMI interviene con corsi di formazione e incontri di sensibilizzazione nelle scuole, nelle aziende,nelle istituzioni, e in ogni contesto di civile espressione per accrescere la consapevolezza, lavorare sulla prevenzione e raggiungere il cambiamento culturale e sociale necessario per contrastare la violenza maschile contro le donne.
Nei primi 7 mesi del 2024, 470 sono state le donne accolte in CADMI, di cui 312 nuove. Il 57% di queste ha figli e il 43% figli minori. Il 27% ha meno di 30 anni.
Cerchi d’Acqua è un centro antiviolenza che dal 2000 si occupa di contrastare la violenza maschile sulle donne garantendo anonimato e non giudizio. Nasce con l'obiettivo di affrontare non solo l'emergenza ma le conseguenze a breve e a lungo termine che la violenza produce. Sostiene le donne nei percorsi di
emancipazione e di elaborazione del trauma. Dal 2000 ha accolto oltre 14000 donne, più di 1800 figure
della loro rete relazionale (più di 9000 figli minori coinvolti) per un totale di oltre 96000 interventi.
La violenza maschile colpisce donne di ogni età. Negli ultimi anni Cerchi d'Acqua ha registrato un
incremento delle giovani donne accolte (18 /29 anni), che dal 12% nel 2009 sono passate al 22% nel 2024.
La violenza coinvolge l'intera società civile.
Per questo è fondamentale l'attività di sensibilizzazione e formazione che Cerchi d'Acqua dalla sua nascita realizza, promuovendo il cambiamento culturale indispensabile per contrastare il patriarcato.
Nei primi 7 mesi del 2024, 470 sono state le donne accolte in CADMI, di cui 312 nuove. Il 57% di queste ha figli e il 43% figli minori. Il 27% ha meno di 30 anni.
Cerchi d’Acqua è un centro antiviolenza che dal 2000 si occupa di contrastare la violenza maschile sulle donne garantendo anonimato e non giudizio. Nasce con l'obiettivo di affrontare non solo l'emergenza ma le conseguenze a breve e a lungo termine che la violenza produce. Sostiene le donne nei percorsi di
emancipazione e di elaborazione del trauma. Dal 2000 ha accolto oltre 14000 donne, più di 1800 figure
della loro rete relazionale (più di 9000 figli minori coinvolti) per un totale di oltre 96000 interventi.
La violenza maschile colpisce donne di ogni età. Negli ultimi anni Cerchi d'Acqua ha registrato un
incremento delle giovani donne accolte (18 /29 anni), che dal 12% nel 2009 sono passate al 22% nel 2024.
La violenza coinvolge l'intera società civile.
Per questo è fondamentale l'attività di sensibilizzazione e formazione che Cerchi d'Acqua dalla sua nascita realizza, promuovendo il cambiamento culturale indispensabile per contrastare il patriarcato.
Aderiscono
C.A.DO.M OdV - Centro di Aiuto alle Donne Maltrattate - Monza
Telefono Donna Como ODV
M.I.A. - Movimento Incontro Ascolto ODV - Casalmaggiore
Telefono Donna Lecco ODV
Il coraggio di Frida - Sondrio e Chiavenna
L’Altra Metà del Cielo Telefono Donna - Merate
CADMI – Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate
Via Piacenza 14 - 20135 Milano
www.cadmi.org
Cerchi d’Acqua
Via Verona 9 - 20135 Milano
www.cerchidacqua.org
Ufficio stampa: Catia Feoli
3384113959 | catia.feoli@cadmi.org
C.A.DO.M OdV - Centro di Aiuto alle Donne Maltrattate - Monza
Telefono Donna Como ODV
M.I.A. - Movimento Incontro Ascolto ODV - Casalmaggiore
Telefono Donna Lecco ODV
Il coraggio di Frida - Sondrio e Chiavenna
L’Altra Metà del Cielo Telefono Donna - Merate
CADMI – Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate
Via Piacenza 14 - 20135 Milano
www.cadmi.org
Cerchi d’Acqua
Via Verona 9 - 20135 Milano
www.cerchidacqua.org
Ufficio stampa: Catia Feoli
3384113959 | catia.feoli@cadmi.org