La salute in Europa: chi la difende, chi la cura?

“Sotto Covid” tutti parlavano di strumenti di prevenzione collettiva. Ora il nostro Ministro della Salute non sottoscriverà il Piano Pandemico Globale. Ma la salute pubblica è un “bene comune”, non la semplice somma del benessere dei singoli; e richiede politiche volte a preparare e difendere i sistemi sanitari regionali, nazionali e anche sovranazionali che cercano di sviluppare sistemi di protezione della salute sulla base di stime dei rischi pandemici, ambientali o fisici determinati dall’inquinamento o dal caldo. ()
salute europa
Se si scorrono velocemente i programmi dei candidati alle prossime elezioni europee, il tema della difesa della salute non è molto sventolato. Eppure, non più di due anni fa, in modo solenne, nelle varie cerimonie, tutte le autorità dichiaravano e giuravano di avere imparato la lezione e che, da ora in poi, sarebbero stati approntati tutti gli strumenti di prevenzione collettiva.

Già allora nel 2022 la Lombardia contava quasi quarantamila morti correlati al contagio del virus, raggiungendo tristi primati, superata, in rapporto alla popolazione, da pochi stati nel mondo. Lo ricordo, perché sembra che, passato lo spavento e il terrore (ma il Covid continua), tutto sia ritornato come prima. Anzi, con una logica perversa, il nostro Ministro della Salute, Schillaci, in una sessione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si sta svolgendo a Ginevra, ha annunciato di volere negare, a nome dell’Italia, la sottoscrizione del Piano Pandemico Globale. Segno preoccupante, ma non inaspettato.

Manca un Piano Nazionale
Negli scorsi mesi, poco è stato fatto per la predisposizione definitiva del Piano Pandemico e l’istituzione del centro nazionale anti-pandemie previsto dal PNRR. A causa dei tagli alla sanità e alle liti tra Ministeri i loro percorsi istituzionali (Piano e Centro) sono stati volutamente rallentati fino al probabile insabbiamento.
L’accordo pandemico, promosso anche dall’Europa nel 2021, punta a preparare una strategia comune di prevenzione di fronte prossime pandemie. Schillaci e il governo italiano sarebbero mossi dal timore che l’OMS possa chiedere una cessione della sovranità nazionale nel caso di una prossima pandemia (soliti patrioti!!!).

La Lega dice no all’accordo pandemico europeo

In realtà timore ingiustificato ed enfatizzato per pagare il dazio elettorale di tutto il mondo no-vax italiano e internazionale che ha decretato la morte dell’OMS e di tutti gli organismi internazionali e sovranazionali che cercano d’impostare, estendere e sviluppare sistemi di protezione della salute a livello continentale e mondiale.
Basterebbe pensare a come la pandemia recente si sia sviluppata per capire che il virus non guarda i confini né regionali né nazionali e di come sia indispensabile il coordinamento tra gli Stati e i popoli. Sono mesi che Salvini va all’attacco dell’OMS. Per risparmiare, grida, cento milioni che sembrano tanti. Dietro questa giustificazione c’è sempre la volontà di isolare l’Italia dalle relazioni internazionali, dalle collaborazioni scientifiche, dalla trasmissione delle conoscenze.

All’inseguimento dei no-vax

Portavoce di punta e di spinta è il Borghi leghista che insinua che l’OMS sia al servizio di qualche multinazionale, colpevole di volere controllare le nostre vite. In linea con i no-vax, per l’onorevole, l’organizzazione mondiale, che raccoglie 193 stati o enti, sarebbe stata colpevole di avere diffuso il vaccino anti covid, mentre bisognava, ora e allora, lasciare che la gente morisse ancora di più.
Il Borghi alla fine, di fronte al Piano Pandemico aggiornato dai tecnici del Ministero, ha detto a gennaio: “niet”, definendolo un documento non tecnico ma politico. Fatto sta che l’Italia non si è ancora dotata di questo documento fondamentale o non vuole far arrivare in porto almeno il testo programmatico e in futuro operativo.

La salute collettiva non è la somma del singolo benessere…
La storia è paradigmatica, esemplare di come la Salute pubblica venga considerata. Parlo della salute collettiva che non è la somma del singolo benessere. È ovvio che è frutto di scelte politiche, di accantonamenti previdenti, di stime del rischio proveniente non solo dalle pandemie, ma anche di tutti i rischi ambientali e fisici determinati dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici, dal caldo. Sempre la “criticata” OMS in più documenti cerca di far sviluppare queste politiche per irrobustire, preparare i sistemi sanitari regionali e nazionali. La chiamano resilienza degli ecosistemi di cui le strutture sanitarie sono parte essenziale.

… e dipende dalle condizioni di vita
Alcuni dicono che la Salute sia un bene comune. È vero! È anche questo come l’aria e l’acqua. A differenza di queste, la sua conservazione e difesa è determinata, nell’arco della vita, dalle varie condizioni esistenziali (abitazione, alimentazione, lavoro, ambiente, reddito, educazione). È noto e accertato che le differenze di durata della vita e di sopravvivenza in buona salute sono influenzate da queste determinanti. (più o meno dieci anni). L’OMS ha anche accertato che devono essere considerati beni comuni per la Salute gli stessi sistemi sanitari. Senza un’organizzazione, una loro dotazione, un loro finanziamento, una loro preparazione la Salute collettiva, pubblica non può che essere garantita, difesa, conservata e sviluppata. Secondo questa ottica, i sistemi sanitari non possono essere lasciati al mercato, allo spontaneo incontro tra domanda e offerta, come se fosse la distribuzione ottimale di merci semplici. Compito del potere politico (democratico) dovrebbe essere quello di garantire i beni comuni indispensabili o renderli più pubblici possibile ossia accessibili senza creare conflitti di fruizione tra i beneficiari.

Libertà di scelta. Quale?
Il Borghi parla di libertà, la Giunta in tutti i suoi documenti parla di “libertà di scelta” come principio fondamentale del proprio Sistema Sanitario (lo chiama così non Servizio Sanitario Nazionale). In questi due mesi, sono entrato giocoforza nella corposa schiera dei “grandi anziani”. Nati dal 1948 in poi e anche prima hanno saggezza (dicono) e svolgono soprattutto un sostegno alla famiglia. Svergognati più volte dal senso comune che li giudica consumatori indefessi di medicine e di cure, sono affetti da diverse malattie ad andamento cronico. Le altre malattie acute, tra cui tumori e cardiopatie, fanno loro spesso compagnia. In questi ultimi due mesi, ho direttamente assaggiato l’assistenza ospedaliera e ambulatoriale in Lombardia, anche prima sapevo lo stato di confusione del servizio sanitario regionale, ma di persona ho saggiato i tortuosi percorsi a cui è costretto il cittadino. Salvo percorrere la strada dritta, veloce e sicura del pagamento diretto.

Un caso come tanti
Dice il Fontana (Presidente della Regione) “Cosa volete?”. “Avete la libertà di scelta!”. Armato di questo diritto libertario, un tapino (il sottoscritto in questo caso, ma simile a decine di migliaia di cittadini tapini) a cui i medici dell’Ospedale hanno prescritto un controllo da effettuarsi entro 4-6 mesi. Cosa fa? Smanetta un po’ per prenotarsi con la funzione del fascicolo elettronico. Mette i dati per potere ottenere una risonanza magnetica a tempo debito. Appare la scelta: solo il San Raffaele gli offre due date: tutte e due nel luglio 2025, ossia fra 15 mesi. È tranquillo, intanto, se la patologia si sveglia le dirà di stare tranquilla ed aspettare.
Questo piccolo episodio, piccolo, ma importante per lui come per tantissimi che attendono di essere curati, è uno dei segnali evidenti che il sistema sanitario lombardo non è più capace di assolvere un’assistenza sanitaria universale (uguale per tutti) o lo fa per qualcuno e per qualche prestazione, non per tutti i livelli di assistenza stabiliti dalla legge.

Diminuiscono le liste di attesa, aumentano le prestazioni a pagamento
In questi ultimi due anni le liste di attesa lombarde per prestazioni ambulatoriali non si sono ridotte, anzi. Nel 2020 e nel 2021 c’è stato il crollo delle visite e degli esami (circa il 20%) mentre è salito vertiginosamente, a fronte della domanda non rinviabile per controlli, il ricorso alle prestazioni a pagamento. Insomma, non tutto il male vien per nuocere per qualcuno.

In Regione, il Piano Socio Sanitario su dati del 2003 (e di fonte statunitense)
Ora, in Consiglio Regionale stanno discutendo il Piano Socio Sanitario. Non manca, al suo interno, una serie di dichiarazioni programmatiche e riferimenti alle organizzazioni sovranazionali. Cito: “Le linee di indirizzo strategico dei principali organismi sovranazionali ai quali questo PSSR si ispira si basano su alcuni documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): One Health (l’approccio alla progettazione e all’attuazione di programmi, politiche, legislazione e ricerca in cui più settori comunicano e lavorano insieme per ottenere migliori risultati in termini di salute pubblica), European Health Agenda 2020-2025 (che riguarda il piano strategico sulla visione e sulle priorità della politica sanitaria europea per i prossimi cinque anni),e della Comunità Europea tra i quali: European Global Health Strategy (che offre un quadro per le politiche sanitarie dell’UE fino al 2030, stabilisce priorità politiche e principi guida per modellare la salute globale e identifica linee d’azione concrete); EU4Health Programme (il più grande programma sanitario dell’UE, con un budget di 5,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 che investe in priorità sanitarie urgenti, rafforza i sistemi sanitari, rende accessibili i medicinali e i dispositivi medici e affronta le minacce sanitarie transfrontaliere)".

Nel Piano (uno simile della Giunta Formigoni scandiva i tempi della programmazione socio sanitaria regionale fino al 2014), si fa cenno ai determinanti di salute (discutibili sia come tipo sia come percentuale in quanto datati nel 2003 e di fonte statunitense).

Le condizioni di vita rendono la salute “diseguale”
Secondo gli estensori esiste una struttura gerarchica dei determinanti dello stato di salute della popolazione: la salute è influenzata per il 43% dagli stili di vita, per il 27% dai fattori genetici, per il 19% dall’ambiente e per l’11% dai sistemi di cura. Altre stime della solita “parassita” OMS hanno accertato ben altre percentuali che dipendono ovviamente dalla situazione geopolitica ed economica dello Stato analizzato.
La Regione Lombardia spende i soldi statali per 22 miliardi (quota Fondo Sanitario Nazionale ecc,)? Affermano che di questi l’80% è determinata dalla popolazione affetta da malattie croniche anziana e non. È vero ma non l’80% come dichiarano senza prove (in un altro documento regionale si accerta una media di popolazione affetta da malattie croniche del 32%, con differenze tra una zona e l’altra del 10%). Quasi fosse una colpa dei più di tre milioni di cittadini lombardi affetti almeno da una o più malattie croniche. La stragrande maggioranza (90%) sarebbero curabili o prevenuta la loro evoluzione o aggravamento.

La prevenzione
Non preoccupiamoci, tranquilli! Il Piano lo grida solennemente: “Obiettivo della prevenzione è migliorare la qualità di vita della popolazione aumentando gli anni in salute, riducendo la mortalità prevenibile e l’istituzionalizzazione. La prevenzione agisce tramite partnership intersettoriali, l’empowerment di persone (cittadini, consumatori, lavoratori) e imprese/istituzioni, l’identificazione e rimozione di rischi (sorveglianze, controlli) e l’offerta diretta di prestazioni. È prevista l’analisi di stratificazione della popolazione, dell’equità di offerta (determinanti sociali), ed un approccio One health. Il Piano Regionale di Prevenzione ed il Piano Pandemico sono gli atti programmatici di riferimento. Dovrà essere garantita una gestione unitaria regionale delle attività di prevenzione.

Le buone intenzioni
La promozione avverrebbe a tutto campo: dalle mense alle scuole verrebbe suggerita una sana ed equilibrata alimentazione per prevenire, tra l’altro l’obesità infantile e l’insorgenza delle sindromi metaboliche (Diabete ecc.). Molte buone intenzioni, ma pochi numeri o obiettivi quantificabili e misurabili nel tempo. A parte lodevoli e isolate eccezioni non sembra che la Regione stia usando tutti i mezzi a sua disposizione per indurre comportamenti preventivi alimentari. Non vuole certo disturbare le potenti lobby alimentari che cercano di bloccare ogni tentativo normativo per contenere, ad esempio, l’uso dello zucchero o del sale. L’Italia e anche l’Europa da anni è influenzata dalle pressioni delle multinazionali alimentari, fatto sta che è stata rinviata ancora la legge o i suoi effetti di riduzione degli zuccheri nelle bibite. Così a fronte delle belle e dichiarate intenzioni vediamo la pubblicità, a tutte l’ore, delle merendine senza nessuna informazione di contenimento dei consumi.

Parecchi dubbi
Il Piano è disseminato da buoni propositi, quasi una letterina rivolta ad un Babbo Natale che non c’è. Come quando si dichiara: “Viene data costante priorità al contrasto del fenomeno infortunistico anche attraverso l’incremento dell’attività di controllo, ovvero mediante ispezioni e Piani Mirati di Prevenzione.” Quando è ormai evidente che la prevenzione in questo drammatico campo è fallita o fortemente diminuita con la sua drammatica scia di morti e gravi infortuni.
Anche per l’ambiente e la prevenzione dei danni derivati il capitoletto è breve e succinto senza impegni precisi. Ben poco e molto generico il programma che riguarda le varie forme di prevenzione primaria, collettiva e ambientale.
Per gli l’interventi definiti di prevenzione secondaria sembra che ci sia un allineamento regionale alle raccomandazioni espresse nel 2022 dal Consiglio Europeo.
Dopo la lettura del Piano sono personalmente rassicurato sul futuro della capacità ed efficienza della cura del Sistema (Servizio) Sanitario Lombardo? Da semplice cittadino, in sommessa entrata nell’età dei grandi anziani ultrasettantacinquenni, posso essere tranquillo e credere tutti i buoni propositi contenuti nel Piano? Oserei direi di no. È un Piano che non c’è oppure c’è ma non è vincolante e programmatorio. Niente vincoli.
Abbiamo la libertà del Borghi.

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Re: La salute in Europa: chi la difende, chi la cura?
07/06/2024 Augusta Foni
Grazie per le informazioni su aspetti fondamentali che di solito non circolano. Difficile sapere qualcosa della cornice generale costituita dai vari livelli (Regione, Stato, Europa, Oms). E pensare che ci si era promessi di imparare dal Covid a proposito di prevenzione!!!


 
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