La salute nelle urne
Di salute se n’è parlato molto poco nei programmi elettorali. Ma la salute delle persone è strettamente legata al tipo di società in cui si vive. Dunque è fondamentale capire che cosa si decide di finanziare: difesa, istruzione, politiche abitative, sanità…
(Maurizio Bardi)04/06/2024
Si voterà tra pochissimo per rinnovare il Parlamento europeo.
Passaggio importante per i destini del nostro continente e anche del nostro Paese, a giudicare da come viene condotta la campagna elettorale nostrana: uno slogan su tutti: più Italia meno Europa. La salute è entrata molto poco nei dibattiti e nei programmi elettorali, che ne hanno trattato, per lo più, in maniera superficiale o con qualche slogan un po’ moscio. Quando diciamo salute sono tanti gli aspetti che entrano in gioco.
Per questo nostro voler essere europei ma cittadini del mondo, il secondo punto è la salute e la sicurezza di tutti coloro che scappano dai loro paesi d’origine, non solo per guerre e carestie, ma anche semplicemente per migliorare la propria condizione di vita. In un mondo che movimenta a rapidità inimmaginabile merci e, talvolta, saperi, troppi esseri umani non hanno diritto di spostamento se non quando, appunto, diventano merce.
La terza questione irrinunciabile è quella dell’ecologia e dei cambiamenti climatici. Lasciando stare il popolo dei negazionisti, si tratta di decidere se si vuole continuare a inquinare aria, suoli, mari come se nulla fosse, o provare ad invertire la rotta e, in questo caso, come. In Italia, per esempio, c’è chi propone un ritorno al nucleare, come se non fosse bastato un referendum a sbarrare per sempre questa strada; c‘è chi non vuole alzare lo sguardo sul futuro e pretende di tenerci ancorati all’uso delle fonti energetiche fossili.
La salute delle persone è strettamente legata al tipo di società in cui si vive, più si è in basso nella scala sociale peggio si campa e prima si muore, c’è ormai una letteratura scientifica sull’argomento che non lascia dubbi. C’è bisogno di una politica che sappia, attraverso l’istruzione, il lavoro e le politiche abitative, riequilibrare quelle differenze sociali che rendono la salute diseguale.
Da ultimo, non per importanza, c’è il tema della sanità. È noto come due dei principali problemi qui in Italia siano il sottofinanziamento del servizio sanitario e la carenza di personale ad esso strettamente legato.
Quasi tutti i partiti sono concordi nel rimodulare il patto di stabilità europeo consentendo maggiori margini di manovra ai differenti Stati. Quello di cui pochi parlano è la ripartizione della spesa pubblica, cosa si decida di finanziare e con quale logica. Questo dovrebbe essere, con trasparenza, al centro del dibattito politico e richiederebbe la più ampia partecipazione dei cittadini.
Questa è la mia personalissima griglia sui temi della salute, anche in base alla quale andrò a valutare i programmi delle diverse formazioni politiche e farò la mia scelta alle elezioni europee.
Passaggio importante per i destini del nostro continente e anche del nostro Paese, a giudicare da come viene condotta la campagna elettorale nostrana: uno slogan su tutti: più Italia meno Europa. La salute è entrata molto poco nei dibattiti e nei programmi elettorali, che ne hanno trattato, per lo più, in maniera superficiale o con qualche slogan un po’ moscio. Quando diciamo salute sono tanti gli aspetti che entrano in gioco.
Vi propongo la mia personalissima scaletta limitandomi a pochi punti essenziali.
La guerra è senza dubbio il modo più rapido e sicuro per perdere la salute. Ora anche in Europa e speriamo egoisticamente non direttamente a casa nostra. Ma ci piace considerarci cittadini del mondo e quindi vorremmo un’Europa in grado di portare autorevolmente le proprie politiche di pace anche in Palestina e ovunque ci siano conflitti.
Rimane il dubbio se le armi siano un buon metodo per portare la pace e se le politiche di deterrenza abbiano oggi ragione d’essere.
La guerra è senza dubbio il modo più rapido e sicuro per perdere la salute. Ora anche in Europa e speriamo egoisticamente non direttamente a casa nostra. Ma ci piace considerarci cittadini del mondo e quindi vorremmo un’Europa in grado di portare autorevolmente le proprie politiche di pace anche in Palestina e ovunque ci siano conflitti.
Rimane il dubbio se le armi siano un buon metodo per portare la pace e se le politiche di deterrenza abbiano oggi ragione d’essere.
Per questo nostro voler essere europei ma cittadini del mondo, il secondo punto è la salute e la sicurezza di tutti coloro che scappano dai loro paesi d’origine, non solo per guerre e carestie, ma anche semplicemente per migliorare la propria condizione di vita. In un mondo che movimenta a rapidità inimmaginabile merci e, talvolta, saperi, troppi esseri umani non hanno diritto di spostamento se non quando, appunto, diventano merce.
La terza questione irrinunciabile è quella dell’ecologia e dei cambiamenti climatici. Lasciando stare il popolo dei negazionisti, si tratta di decidere se si vuole continuare a inquinare aria, suoli, mari come se nulla fosse, o provare ad invertire la rotta e, in questo caso, come. In Italia, per esempio, c’è chi propone un ritorno al nucleare, come se non fosse bastato un referendum a sbarrare per sempre questa strada; c‘è chi non vuole alzare lo sguardo sul futuro e pretende di tenerci ancorati all’uso delle fonti energetiche fossili.
La salute delle persone è strettamente legata al tipo di società in cui si vive, più si è in basso nella scala sociale peggio si campa e prima si muore, c’è ormai una letteratura scientifica sull’argomento che non lascia dubbi. C’è bisogno di una politica che sappia, attraverso l’istruzione, il lavoro e le politiche abitative, riequilibrare quelle differenze sociali che rendono la salute diseguale.
Da ultimo, non per importanza, c’è il tema della sanità. È noto come due dei principali problemi qui in Italia siano il sottofinanziamento del servizio sanitario e la carenza di personale ad esso strettamente legato.
Quasi tutti i partiti sono concordi nel rimodulare il patto di stabilità europeo consentendo maggiori margini di manovra ai differenti Stati. Quello di cui pochi parlano è la ripartizione della spesa pubblica, cosa si decida di finanziare e con quale logica. Questo dovrebbe essere, con trasparenza, al centro del dibattito politico e richiederebbe la più ampia partecipazione dei cittadini.
Questa è la mia personalissima griglia sui temi della salute, anche in base alla quale andrò a valutare i programmi delle diverse formazioni politiche e farò la mia scelta alle elezioni europee.