Per una primavera di pace. Come (e se) funzionano le Nazioni Unite
Di volta in volta tacciate di essere obsolete, dispendiose, inefficaci o, addirittura, inutili, le Nazioni Unite continuano a essere tuttavia l’unico consesso universalmente rappresentativo della “comunità internazionale”, vale a dire l’insieme degli Stati che formano il sistema delle relazioni internazionali.
Istituita dopo la Seconda guerra mondiale, è oggi costituita dalla quasi totalità degli Stati (193 membri). Il suo Statuto è la Carta delle Nazioni Unite (24 ottobre 1945) che ne fissa principi, finalità e funzionamento: i principi, mantenere la pace e la sicurezza internazionale; sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni; conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione dei problemi internazionali.
L’organizzazione può assumere risoluzioni vincolanti e questa facoltà è in capo al Consiglio di Sicurezza, composto di quindici membri, di cui cinque permanenti (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna), ciascuno dei quali ha, di fatto, diritto di veto.
I veti incrociati spesso paralizzano l’organizzazione, senza contare che interi continenti sono privi di rappresentanza in Consiglio, dove non vi sono Paesi africani, né latinoamericani.
A proposito di questo, il recente vertice Brics di Johannesburg (23 agosto 2023) ha segnalato l’urgenza di una «riforma complessiva delle Nazioni Unite, tesa a rendere l’organizzazione più democratica, rappresentativa, efficace ed efficiente, e incrementare la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo tra i membri del Consiglio di Sicurezza, affinché possa dare risposta alle nuove sfide globali e sostenere le legittime aspirazioni dei Paesi emergenti [...] tra cui il Brasile, l’India e il Sudafrica, a svolgere un ruolo maggiore nelle questioni internazionali, in particolare nel sistema Onu, ivi compreso il Consiglio di Sicurezza».