Per una Primavera di Pace. Stop al genocidio
Dedichiamo l'appuntamento di questa settimana alla parola "genocidio"; quale il suo significato nel diritto internazionale e perché l'accusa di genocidio suscita le reazioni violente che le parole "strage" o "massacro" o "streminio" non generano.
(Gianmarco Pisa - IPRI CCP)03/04/2024
Genocidio è oggi, né più né meno, una parola tabù. È bastato che dal palco del Festival di Sanremo risuonasse uno «stop al genocidio», perché dall’ambasciata di Israele si levasse la denuncia di voler diffondere, dal palco del Festival, «odio e provocazioni».
Intanto, però, nel momento stesso in cui la polemica montava, si svolgeva presso la Corte Internazionale di Giustizia, vale a dire presso il massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, la causa per genocidio intentata dal Sudafrica, peraltro sostenuta da una trentina di altri Paesi e oltre duecento personalità israeliane, contro Israele.
Il Sudafrica ha chiesto alla Corte l’avvio di un procedimento in merito alle violazioni israeliane degli obblighi previsti dalla Convenzione del 1948 per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio, in relazione alla guerra scatenata contro la popolazione palestinese a Gaza.
Secondo l’istanza del Sudafrica, «gli atti e le omissioni di Israele … hanno carattere di genocidio, in quanto sono stati commessi con l’intento specifico … di distruggere i palestinesi di Gaza come parte del più ampio gruppo nazionale ed etnico palestinese» e, in particolare, «la condotta di Israele, attraverso i suoi organi statali, i suoi funzionari e altri soggetti ed entità che agiscono dietro mandato o sotto direzione, controllo o influenza statale, in relazione ai palestinesi di Gaza, è in violazione dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio».
Anche qui, le parole sono decisive: cos’è infatti un genocidio? Secondo la Convenzione del 1948, il crimine internazionale di genocidio è «uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, o religioso in quanto tale: uccidere membri del gruppo; causare gravi danni fisici o psicologici ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita intese a provocarne la distruzione fisica; [...] trasferimento forzato di bambini del gruppo a un altro gruppo». Come ha scritto Gideon Levy su Haaretz: se questo non è genocidio, allora cos’è?