Le parole per il 2024: nutrire speranza

Nelson Mandela mi ha insegnato questo: la speranza sopravvive ovunque le persone si mettono insieme. ()
mandela

Riprendo il titolo e alcuni stralci di un articolo di Gordon Brown apparso sul The Guardian del 31 dicembre 2023. E’ assai significativo che un politico, ex-primo ministro inglese negli anni 2007-2010, si aggrappi alla speranza, evidentemente la fiducia nella odierna classe politica al potere non è così salda.

Stiamo vivendo in un mondo diviso e travagliato da crisi che nessuna propaganda può velare, l’interminabile guerra Russia-Ucraina, la carneficina in Medio Oriente, l’aumento della povertà e delle disuguaglianze, in tutto il mondo. Di certo non possiamo contare sulle nostre speranze individuali per affrontare questa catastrofe umanitaria in atto. Lo statista inglese ritiene che uno spiraglio di speranza possa venire dalla solidarietà di enti e aziende riuniti insieme, in “coalizione” per offrire aiuto e sostegno a chi ne ha bisogno, per combattere la povertà evitando gli spechi e ridistribuendo cibi e prodotti in eccesso.

Eppure non riesco a pensare che una solidarietà alimentata dagli enti di beneficenza e dalle aziende private, che offrono cibo e pasti, rifugio ai senza tetto, soccorso ai poveri, anche se tutto ciò è benemerito, doveroso e utile se serve a lenire le sofferenze dei bisognosi, possa rappresentare la soluzione del problema. Beneficenza ed aiuti umanitari sono la dimostrazione della crisi umanitaria che sta sconvolgendo il mondo, un profonda crisi morale che investe la società attuale e da cui deriva la profonda spaccatura che divide i pochissimi privilegiati in grado di influire sulle sorti del pianeta dal resto dell'umanità, privilegiati che evidentemente pensano di appartenere ad un mondo a sé, così come i governanti espressi dal sistema di potere imperante, ai quali, si direbbe, manca qualsiasi capacità di condivisione delle condizioni di vita e delle necessità del popolo che governano. Mi riesce difficile riconoscere una volontà reale di prendere atto che non solo lo stato sociale sta fallendo miseramente, ma anche il rispetto delle leggi nazionali e delle convenzioni internazionali che i governi di un mondo progredito e civilizzato avrebbero il dovere di rispettare e far rispettare.

E’vergognosa la mancanza di volontà a risolvere i conflitti da parte dei leaders che potrebbero impedire le carneficine ed i disastri umanitari in corso, segno di una crisi etica e morale che forse non ha precedenti nella storia dell’umanità. I mezzi di distruzione di cui disponiamo oggi sono infinitamente più potenti di quelli disponibili in passato, ma non pare che la morale sia evoluta di pari passo con il livello tecnologico raggiunto oggi. Premendo un pulsante si può uccidere un oppositore, un capo politico o militare nemico a chilometri di distanza, se si dispone dei mezzi e della tecnologia necessarie, e queste azioni resteranno impunite oppure avere conseguenza tali da scatenare reazioni imprevedibili e coinvolgere altre parti in conflitti senza fine. Stiamo cadendo in un abisso di barbarie.

Ci sono stati momenti in passato, osserva lo statista inglese, in cui in cui la ragione ha prevalso ed i leaders internazionali riconoscendo la gravità del pericolo sono corsi ai ripari; francamente mi riesce difficile immaginare in questo momento su chi riporre qualche speranza se la logica imperante è solo quella della contrapposizione tra blocchi di potere, di supremazia militare, di cinico disprezzo delle sofferenze imposte a milioni di esseri umani o anche uno solo di essi.

L’esempio di Nelson Mandela resta comunque vivo e credo che la speranza, anche nelle situazioni più disperate possa venire dal basso, dalle persone che ogni giorno scendono in piazza in segno di protesta, ma come cita Gordon Brown, la visione senza azione (politica, ndr) è semplice sogno ad occhi aperti, così come l’azione senza visione diventa un incubo notturno. Mandela, un leader che ha saputo nutrire e infondere speranza anche dopo lunghi anni di prigione, di malattia, di lutti troverà qualche epigono?

Nelle crisi internazionali del passato sono emersi leaders che hanno saputo operare per il bene comune ed oggi mi auguro che sotto la spinta di un’opinione pubblica mondiale attiva e indipendente altri siano pronti a radunarsi per porre fine ai crimini di guerra sinora avvenuti e affrontare la catastrofe climatica incombente convincendo gli stati produttori di petrolio, che hanno sinora accumulato trilioni di profitti, a prendere atto della realtà.

Mi associo alla conclusione di Gordon Brown: “ E sappiamo anche cosa deve essere fatto per porre fine alla povertà e all'analfabetismo e combattere le malattie, e che i paesi più ricchi devono farsi avanti per condividere l'onere. Come ci ha detto Mandela, l'impossibile è impossibile solo finché non lo rendiamo possibile.”


L’articolo di Gordon Brown è leggibile qui.


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