Abitare a Milano, sarà ancora possibile?

A Lambrate due palazzine Liberty verranno demolite ad opera dei gruppi immobiliari Patron Capital, Blue Stone e altri: la rigenerazione urbana di Milano prosegue a grandi passi. ()
flash mob Lambrate
Lo scorso 14 luglio un gruppo di cittadini della zona ha organizzato un flash mob per protestare contro il prossimo abbattimento di alcuni vecchi edifici in via Folli ai civici 41 e 43. Un’altra parte della vecchia Lambrate scompare per far posto ad un nuovo complesso residenziale di 100 appartamenti per un totale di 9000 mq e un valore complessivo di circa 40 milioni di euro. Come al solito la notizia viene a conoscenza degli abitanti della zona quando il gioco è fatto, i progetti approvati, i canteri vengono aperti o lo saranno a breve.

Non solo a Lambrate, ma in tutta la città si moltiplicano iniziative immobiliari che vedono protagonisti fondi di investimento attirati dalle interessanti prospettive offerte da condizioni che rendono interessante operare in questo mercato. Oneri di urbanizzazione particolarmente bassi, e assai inferiori a quelli di altre città europee, ampie zone disponibili o rese disponibili per attuare quella rigenerazione urbana di cui l’amministrazione attuale si fa vanto, un richiamo per gli investitori attirati dall’immagine di città appetibile per tanti aspetti, la moda, il design, il buon cibo, i divertimenti, insomma una città europea al passo coi tempi. Una città che offre ancora buone opportunità in un mercato immobiliare non ancora saturo come quelli di Londra, Parigi, Berlino.

La trasformazione urbana in atto sta quindi procedendo, ma secondo quali logiche? Quelle di una città da vivere a misura dei suoi abitanti, quelli attuali intendo che sinora ne hanno costituito il tessuto sociale promiscuo, diversificato, multiculturale, e ne hanno quindi modellato l’habitat con la molteplicità e varietà dei loro interessi e stili di vita? La biodiversità minacciata in natura dalle monoculture, dallo sfruttamento intensivo che porta all’impoverimento biologico dei terreni, ed alla lunga al degrado, non vale anche per l’habitat umano?

Se la logica che presiede lo sviluppo urbanistico è quella dettata dalla ricerca delle migliori opportunità di investimento, acquisire a poco e rivendere a tanto, senza sufficienti contropartite, ossia rendere alla città quegli oneri che consentono di adeguare i servizi ai nuovi insediamenti e senza venir tassati in proporzione ragionevole rispetto ai profitti sempre più elevati che i fondi oggi inseguono e che è lo stesso mercato a premiare e fagocitare, quali saranno gli abitanti protagonisti del modello di sviluppo che ne deriva?

La stessa cosa vale d’altra parte anche per il mercato degli affitti. Se viene sempre più ristretto alla clientela turistica, a quella di passaggio, provvisoria, di breve periodo, in grado di sostenere costi che una normale popolazione di residenti non può permettersi, quale tipo di città abbiamo in mente, un villaggio vacanze, un centro congressi, o un luogo popolato da cittadini che determinano l’habitat e lo spirito dei luoghi?

Stiamo assistendo a fenomeni che incidono profondamente sulla qualità della vita quotidiana, ne abbiamo tutta l’evidenza, a partire dalle bolle del mercato immobiliare, ai prezzi delle abitazioni insostenibili per i giovani e molti di noi, alla crisi delle locazioni dovute ad airbnb e simili. Siamo spettatori inermi di una trasformazione che viene esaltata come rigenerazione, e quando il problema sarà manifesto in tutta la sua gravità sarà troppo tardi ed impossibile rimediare.

Sarebbe compito della politica, sia nell'amministrazione locale, che in quella regionale e nazionale, governare affrontando questioni così vitali come quelle dell’abitare e dello sviluppo del territorio, con tutte le ripercussioni gravi ed immediate che ne derivano e che incidono direttamente sulle nostre vite, in termini sociali, economici e culturali.

Ci sarebbero tutti i mezzi e gli strumenti per intervenire, sono tutti a disposizione dei governanti, con effetti efficaci e risolutivi. Non dovrebbero nemmeno esistere grandi divergenze tra maggioranza e opposizione, si tratta di andare incontro alle esigenze primarie della popolazione, nella vita di tutti i giorni dei cittadini nel presente e nell’immediato futuro.

Qui sta il dramma, le vicissitudini quotidiane della popolazione non interessano la politica o vengono strumentalizzate per evadere i problemi, e i cittadini non sanno a che santo (partito) votarsi, quindi?

Ci ritroveremo a vivere la città dei fondi immobiliari che devono trovare le migliori opportunità di investimento, cancellando la storia, la memoria del passato, senza il campo di bocce gestito dalla piccola associazione di pensionati che anima il quartiere, ma avremo invece un ennesimo grande centro commerciale.

Cerchiamo di prendere atto che il trend modellato dagli investitori e dai siti web di locazione immobiliare, questo nuovo che avanza, non fa per noi, poi magari con un po’ di audacia e intelligenza sapremo fare qualche passo concreto per reclamare una città a misura dei suoi abitanti.

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