I Promessi Ospedali

Altre nubi offuscano il futuro della Città della Salute e della Ricerca. ()
infrastrutture e nubi
Due notizie gettano altra luce sulla ventennale triste storia del trasferimento promesso e previsto degli Ospedali Besta e Tumori. Come molti sapranno questi Istituti scientifici, siti nella zona tre, per volere supremo regionale, dovevano fondersi e trasferirsi nella costruenda Citta della Salute e della Ricerca a Sesto Sangiovanni.

La prima notizia , quella buona: una Fondazione (NeuroScience Academy by Ravelli Foundation) ha stanziato un paio di milioni per costruire nel ristretto cortile del Besta una palazzina per allocare 24 ambulatori ora dispersi in varie sedi.

La seconda, diciamo meno buona: il Consorzio Cisar (gruppo di società) sembra abbia bloccato i lavori a Sesto San Giovanni della costruenda Città della Salute e si dice abbia chiesto un forte aumento per procedere nell’appalto. Le due notizie non sono freschissime. Sono apparsi su vari giornali alla fine di aprile e non sappiamo se il Presidente Fontana abbia concordato la riscrittura del contratto di concessione aderendo in toto o in parte alle pressanti richieste consistenti in un incremento di 180 milioni oltre i 280 già concordati. Non solo: non è trapelato la Regione abbia concesso l’aumento del canone annuo per gestire i servizi non sanitari della Città in costruzione.

Che fine ha fatto il progetto esecutivo?
Prima della notizia di questo ulteriore inciampo il Borghetti, eminente rappresentante del PD Regionale, a Natale del 2022, si chiedeva: “Che fine ha fatto il progetto esecutivo della CSR (Citta della Salute della Ricerca) che doveva essere presentato già da tempo”. Non solo, da lui si venne a sapere che dal 10 febbraio 2020, data della firma del Contratto di concessione per la progettazione definitiva e la realizzazione, a fine 2022 con c’era ancora il progetto esecutivo. Dunque, salvo errori, i lavori non sarebbero nemmeno iniziati mentre, nel 2020, con grande pompa, i vertici regionali, dei due IRCCS e di ARIA avevano assicurato un'altra tempistica: a maggio 2021 doveva essere consegnato il progetto esecutivo, a luglio 2021 inizio lavori e consegna dopo tre anni, nel 2024. In parole povere il progetto tanto strombazzato ha già accumulato più di due anni di ritardo. Per essere più precisi, dal sito del Besta veniamo a sapere cosa è successo in questi tre anni e quali erano le scadenze.


In tre anni, il nulla (ma si chiedono più denari)
Sono abbastanza ignaro delle procedure che devono intercorrere tra i vari protagonisti del partenariato pubblico/privato, tipologia nella quale rientra il progetto “Casa della Sanità e della ricerca”, ma tre anni sono diventati necessari per svolgere attività sostanzialmente burocratiche o di definizione tecnica già affrontate dal concessionario ossia la CISAR SpA? Ora, a prima vista, sembrerebbe che parte della responsabilità dei ritardi sia addebitabile a questa Società che ora chiede un congruo aumento dell’investimento avente ad oggetto il Contratto di Concessione di costruzione e gestione della Città della Salute e della Ricerca ammontante ad Euro 283.456.218,79 oltre IVA. Cosi è scritto nel Contratto di Concessione firmato nel 2020.

Il project financing
La CISAR SpA vorrebbe aumentare l’investimento di ulteriori 180 milioni e in altre parole questa sarebbe la somma (più interessi, assicurazioni e profitti) che le due Fondazioni dovranno rimborsare nei successivi ventisette anni. In che modo? Cito: “a titolo di corrispettivo per le obbligazioni assunte nella presente Convenzione, al concessionario viene attribuito il diritto di gestire e sfruttare economicamente i Servizi no-core per tutta la durata della Convenzione, ricevendo a fronte di tale gestione, con cadenza trimestrale, secondo quanto previsto nel Piano Economico-Finanziario, un corrispettivo costituito da due componenti, il Corrispettivo di Disponibilità e il Corrispettivo per i Servizi no-core”.
La somma di 268 milioni invece deve essere corrisposta in corso d’opera, escludendo successivi adeguamenti (salvo altre clausole non ben intese). Il pagamento rateale dei due corrispettivi era fissato nel Contratto di concessione per un totale di 26 milioni annuo di cui 21 per i servizi no core (Mensa, Biancheria, Pulizie ecc.). Anche per questo il Concessionario chiede un congruo aumento (circa il 35%).

Una condizione ben nota
La concessione in oggetto, di cui è stata sinteticamente accennata la parte economico-finanziaria, è un esempio della cosiddetta finanza di progetto (project financing), modalità di finanziamento per la costruzione di infrastrutture ampiamente utilizzata per la costruzione di autostrade, scuole ecc.
In Lombardia è stata ampliamente utilizzata durante tutte le passate Giunte di centro-destra, anche per la costruzione degli Ospedali di Niguarda, Bergamo, Brescia, Legnano ecc. ma con un finanziamento statale per la maggior parte del costo (almeno il 50%)1. Sta di fatto che sui bilanci ospedalieri grava la corresponsione dei corrispettivi analoghi a quelli descritti per i prossimi vent’anni o poco meno.
Sapere quali sono state le motivazioni della cospicua richiesta del Concessionario CISAR (raggruppamento di varie Società) non è possibile, né noi cittadini conosciamo se la Regione abbia concordato l’aumento e riscritto la convenzione. Non sembra che la cosa interessi il Municipio o lo stesso Comune di Milano, ma forse sono poco informato.

La dispersione di un “bene comune”
Sicuramente altri anni sono stati persi in questa vicenda dove il valore della conoscenza e scienza medica dei due Istituti rischia di deteriorarsi in questa lunga attesa. Non solo le attuali strutture e apparecchiature vengono mantenute efficienti con costi economici. In un altro articolo di z3xmi sinteticamente ricordavo le tappe del calvario iniziato per il Besta nel 2003. In esso si osava sperare che la firma del 2020 fosse l’inizio della fase conclusiva: il finale di partita. Ora, dopo questo rallentamento, la fiducia è esaurita e si può solo assistere, impotenti, a questa dispersione di valore pubblico non solo economico, non solo scientifico ma anche in termini di salute, in termini di mancato intervento altamente specialistico che i due Istituti hanno cercato di mantenere faticosamente in questi decenni.

Se il valore pubblico locale è il valore economico-sociale creato dall’ente per il territorio e deriva dall’integrazione tra due dimensioni:
• valore economico dell’ente: misura del patrimonio intangibile e tangibile dell’ente e dell’economicità scaturente;
• valore sociale per l’utenza: espressione del livello dei servizi e dell’impatto sul benessere degli utenti;
l’amara conclusione che le scelte e politiche adottate hanno disperso un grande valore pubblico forse per permettere accumulazioni lecite di valori privati.

[1] Per la Citta della Salute e della Ricerca i finanziamenti statali residui dovrebbero ammontare a 50-60 milioni, mentre si ipotizza un ricavo delle aree lasciate libere di altri 50 milioni e il residuo dovrebbe essere anticipato dalla Regione non con uno stanziamento di bilancio ma un addebito progressivo sui bilanci della furtura “Città”. Queste cifre sono desunte dalla lettura di varie delibere e relativa interpretazione.



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Re: I Promessi Ospedali
25/06/2023 Paolo Burgio
A pensar male si fa peccato, ma raramente si sbaglia, diceva un noto uomo politico italiano anni fa.
Ora la storia della Città della Salute si può far risalire ai tempi di Formigoni, quando furono spesi milioni (allora miliardi di lire) per il progetto di un nuovo polo ospedaliero, per poi scoprire dopo alcuni anni che il sito prescelto non era idoneo. Venne cancellato il tutto e fatto partire un nuovo avveniristico progetto nella aree ex-Falck a Sesto San Giovanni, con vicissitudini varie del consorzio vincitore della gara di appalto e incriminazione di alcuni funzionari regionali. Sinora si è ottenuto il risultato di azzerare in pratica la costruzione di nuove, o la ristrutturazione di strutture ospedaliere pubbliche esistenti, mentre il gruppo San Donato e altri operatoti privati nel frattempo hanno potuto fare una prodigiosa politica di espansione nella sanità lombarda. E’ evidente allora che la crisi della sanità pubblica ha precise origini e cause che risalgono alla gestione cinicamente irresponsabile dei governi che da circa quarant’anni reggono le sorti della Regione Lombardia.
Cinicamente irresponsabile perché il degrado del servizio sanitario pubblico colpisce tutta la fascia di popolazione che, a causa dei tagli al bilancio della sanità a livello di governo centrale e a causa del malgoverno a livello regionale, oggi deve rinunciare alle cure preventive e non può godere di un’assitenza sanitaria degna di un paese civile; hanno creato le condizioni per cui esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, i primi possono avere prevenzione e cure adeguate, i secondi si devono arrangiare.
Siamo arrivati al punto in cui viene aperto il Pronto Soccorso privato; questo è il futuro che si prospetta ai cittadini lombardi?
Ma cosa aspettano le opposizioni e denunciare massicciamente una situazione che sta diventando insostenibile, a impedire che il degrado della sanità lombarda arrivi ad un punto di non ritorno per cui ciascuno dovrà provvedere a proprie spese al medico di base, all’intervento urgente, al diritto di essere curato?


 
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