Vota e tas (…e dimentica!)

I programmi elettorali in materia di sanità. Dalla “Smart Land” alla “Autonomia regionale”, dalla retorica della "persona-sempre-al-centro" o della "libera competizione pubblico-privato", fino alla totale assenza di un piano sanitario regionale, chi finora ha guidato la Regione e la sanità lombarda sembra certo che i cittadini abbiano dimenticato. ()
fontana Moratti
Non so quanti hanno avuto la costanza di leggere i programmi dei vari partiti (e aggregazioni) concorrenti delle prossime elezioni regionali. Confesso che io l’ho fatto limitandomi al tema a me caro: la salute e le cure sanitarie. Penso che sia interesse di ognuno, dopo la bufera pandemica, che ha investito il mondo e i lombardi in particolar modo.

Ve la ricordate la pandemia?
Solo in studi internazionali la Lombardia viene citata come primo focolaio occidentale e primo per decessi tra i Paesi definiti ad alto reddito. A tutt’oggi - se non sbaglio - non è stato fatto dalla Regione un bilancio di quello che è successo e anche la magistratura non ha accertato che la catena di lutti fosse evitabile.

Tornando ai programmi elettorali, mi aspettavo che il programma del Presidente in carica in questi terribili anni, il Fontana da Varese, almeno nelle premesse, menzionasse quello che successe allora e rivolgesse un pensiero alle vittime. Macché, il nostro è un mangiatore e uno spacciatore di fior di loto, piantina già nota a Ulisse quando visitò il paese dei Lotofagi. Piantina che faceva perdere immediatamente la memoria. Forse lui pensa che siamo tutti lotofagi e nel suo instagram continua a mettere immagini e messaggi di questo tipo: 180.000 italiani vengono a farsi curare in Lombardia con foto sua e di Bertolaso che dichiarano che le liste di attesa già da adesso e soprattutto poi saranno azzerate.

Dal programma di Fontana
Su, siamo concreti, col programma, ci dice:
“La Lombardia del futuro è Solidale e al servizio dei cittadini mettendo la persona sempre al centro, rendendo fruibili a tutti i servizi necessari per lo sviluppo delle potenzialità individuali e per il benessere di persone e famiglie. Le reti di prossimità saranno rafforzate per dare sostegno alle famiglie e ai cittadini più fragili, con attenzione particolare a persone con disabilità, anziani, genitori con minori a carico, anche nell'ottica di garantire un maggiore equilibrio di genere nei carichi di cura e nella partecipazione al mercato del lavoro. Occorre avvicinare sempre più il cittadino alle cure primarie, ai servizi socio-assistenziali e garantire un collegamento diretto con la rete ospedaliera e le sue aree di eccellenza tramite il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali (come Case e Ospedali di comunità e Centrali Operative Territoriali), il rafforzamento dell'assistenza domiciliare, l'espansione della rete di emergenza/urgenza, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi sociosanitari. Occorre, altresì, potenziare ogni ambito di intervento della prevenzione, come approccio integrato alla salute e al benessere dei lombardi.”

Più o meno quello che promise nel 2018, quando stravinse: "Renderò la Regione Lombardia più forte della Germania, più efficiente della Svizzera e bella e creativa come la Lombardia".

Nessun bilancio dei cinque anni di governo
Forse molti lombardi hanno le fette di bresaola sugli occhi, ma non hanno visto tutto questo.
Un meno lotofago della media, ricorderebbe queste parole e chi come me è nella fascia dei boomers, ossia quelli nati nel dopoguerra, avrebbe un flash mnemonico e di irritazione pensando ai quintali di promesse di assistenza continua ai cittadini cronici sparsi a piene mani dal Fontana e da Gallera (si ripresenta anche lui…).
Nel programma i messaggi sono tutti positivi per non angustiarci di verità di cui, per nostra cura, non ci vuole assillare. Non c’è dunque un bilancio dei suoi cinque anni di governo e nemmeno un elenco dei problemi che ci attanagliano.
La sua visione è rosa e roseo è il futuro della Lombardia. Chi osa metter in dubbio questa evidenza è un perverso calunniatore della Lombardia, la dileggia e danneggia la sua immagine agli occhi del mondo.

La visione di Fontana
La Lombardia, regione da sempre all'avanguardia, ha bisogno dell'Autonomia per proseguire nella realizzazione di una Smart Land: terra di libertà di impresa, lavoro, idea, ricerca, cura, educazione e affermazione della persona.
L'Autonomia è una richiesta che nasce da tutto il sistema lombardo e i suoi stakeholder, che consente di rendere più efficienti i servizi per i cittadini e le imprese, di poter assumere nuovi medici, di semplificare e sburocratizzare, di mettere il pubblico in condizioni di competere, in modo sano, con il privato.
Autonomia significa rispondere alle diverse esigenze territoriali, assumersi responsabilità per gestire servizi e risorse in modo più efficiente, affermare nei fatti l'autonomismo che ha da sempre caratterizzato la cultura istituzionale e politica italiana, ridisegnare le competenze ed attuare un riordino territoriale valorizzando il ruolo dei Comuni e delle Province.
Autonomia significa farsi carico delle necessarie politiche di riequilibrio territoriale e sociale: occorre una responsabilità da parte di tutti, ed il primo passo è certamente l'individuazione rapida dei Livelli Essenziali di Prestazione su tutto il territorio nazionale
”.

La Smart Land
Una terra promessa ancora incompiuta (termine coniato dal Fontana non certo in uso presso gli inglesi) che purtroppo vuole completarla nei prossimi cinque anni (guai a noi!). Dove impera la favola della sana competizione con il privato.
Ecco la visione: il governatore della Regione non deve governare, deve solo facilitare gli stakeholder (i portatori d’interessi) a raggiungere il loro fine di accumulazione privata. Ogni tipo di controllo dell’uso delle risorse, di regolamentazione dei rapporti di lavoro, delle modalità in cui viene erogata l’assistenza pagata dal pubblico è considerato un peso burocratico.
Riguardo alla responsabilità gestionale la Regione governata da 25 anni dal centro destra è stato l’esempio di come esternalizzare di tutto e quasi tutto. Si sono appaltati tutti i servizi affermando che così sarebbero stati meno onerosi per il bilancio regionale. Così per tornare alla sanità tutta l’assistenza sanitaria domiciliare è stata affidata ai privati, così ampi settori sanitari e assistenziali.

Nessun Piano Sanitario Regionale
Con questa fede indiscussa la Giunta Fontana non ha ritenuto stendere un Piano Sanitario Regionale lasciando di fatto in mano al privato le scelte strategiche di dove aprire e chi servire, quali cittadini bisognosi di cure. Perché in fondo crede in noi e nelle nostre potenzialità individuali.
Secondo Fontana, non tocca alla Regione assistere e moderare le determinanti sociali ed economiche che bloccano queste potenzialità. Crede fermamente in noi come individui, come consumatori e come tali ci sta trasformando nella Smart Land, nel paradiso chiamato Lombardia.
I programmi sono solo pagine e pagine da scrivere per adempiere alcune leggi nazionali (con l’autonomia le faranno sparire tutti). Sono elenchi di propositi magari corredati da obiettivi di risultato che nessuno controllerà (o meglio dovrebbe essere la Giunta stessa a controllare i raggiungimenti).

È sempre stato così. Dal suo programma di legislatura del 2018 (DGR 154 18.5.2018) voglio solo ricordare un punto che suona beffardo a chi genitore ha bisogno delle cure neuropsichiatriche per i propri figli:
analisi dei bisogni finalizzata alla individuazione della migliore risposta alla domanda di servizi espressa dall’area della neuropsichiatria Infantile e della adolescenza con particolare riferimento ai disturbi psichiatrici, ai disturbi specifici, ai disturbi neurologici e alla disabilità complessa ivi compresi i disturbi dello spettro autistico;.
• aumento dell’efficienza del sistema della Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza (NPIA) pubblico e privato attraverso l'ottimizzazione della organizzazione dei servizi che erogano le prestazioni, l'integrazione tra servizi sanitari e sociosanitari e l'aumento della appropriatezza di intervento.


Nessuna misurazione dei ritorni

Entro la fine della legislatura (2018-2023) alcuni indicatori quantitativi e qualitativi dovevano essere raggiunti (tra parentesi il risultato)
• incremento % di medici di cure primarie aderenti al percorso di presa in carico dei pazienti cronici e mantenimento dei costi nelle risorse assegnate (non si sa quanti cronici siano stati presi effettivamente in carico e vengono erogati circa 150 milioni anno alle cooperative dei Medici, nessun rapporto dei benefici e dei risparmi acquisti)
• Offerta di strutture di cure intermedie, POT, PreSST, degenze di comunità presenti sul territorio regionale da inizio a fine legislatura (in cinque anni pochissime e mal funzionanti mentre in altre regioni costruivano e rendevano efficienti decine di Case della Salute)
• Incremento del numero dei soggetti presi in carico dal sistema di NPIA- Incremento Offerta di servizi innovativi a favore di anziani, minori disabili e persone affette da demenza, in termini di numero di persone in carico ( ridotto il personale e i NPIA - amb. Neuropsichiatria Infantile – allungamento drammatico liste di attesa).

Ma davvero abbiamo dimenticato tutto?
Le giunte di Centro destra non hanno fatto nessun Piano Sanitario che in base alla evoluzione demografica (aumento degli anziani) o del quadro epidemiologico prospettasse delle priorità e soprattutto mettesse in atto dei cambiamenti organizzativi per farvi fronte.
Il marasma attuale sembra voluto, sembra essere spinto da una volontà di ridimensionare le strutture pubbliche e i diritti fondamentali dei cittadini.

Cari lotofagi smettete di dimenticare quanto “bene” ha fatto Fontana. Mangiate altre foglie.
L’ha mangiaa la fouia è un detto milanese usato per indicare una persona che inizialmente ignara di una determinata situazione, all’improvviso ne comprende il significato oppure ne svela il trucco. Speriamo.

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