Siamo tutti allodole?

Salute. Brevi riflessioni sui programmi elettorali. ()
alludole
È nota, almeno fra i cacciatori, la funzione dello specchietto per le allodole.
Gli operatori del marketing e della pubblicità lo sanno bene e moltiplicano le strategie per attirare il cliente sia egli consumatore di un prodotto magnificato sia fruitore di un servizio messaggiato come indispensabile. Le forme più sofisticate non si limitano a toccare le corde più sensibili dell’animo umano ma ora, sempre di più, vogliono assecondare gli ideali, oltre le emozioni. Nel gergo dei manipolatori dei desideri individuali l’utilizzo dei valori etici e progressisti come forma di pubblicità è conosciuto come “woke washing”. Woke è usato con molti significati. Tradotto vuole dire sveglio, essere all’erta. Spesso identifica quella parte di popolazione sensibile ai diritti civili e contrari alle svariate forme di diseguaglianza. Questo target può essere attratto e fidelizzato dai prodotti che appaiono come sostegno diretto o indiretto delle cause giuste di ognuno.

Il periodo elettorale è la grande kermesse della propaganda per convincere gli elettori a votare la propria coalizione o il partito. Sarebbe difficile, se non impossibile, dopo le elezioni, chiedere ai governanti eletti l’applicazione di tutti i contenuti dei loro programmi. I Programmi sembrano finalizzati a rispondere alle rivendicazioni più immediate o ai timori e paure per il futuro (che non si annuncia sereno almeno per la maggioranza di noi).

Tranquilli… non farò l’elenco delle proposte per la SALUTE, contenute - o assenti - in questi programmi di non agevole lettura anche per addetti ai lavori. Non lo permette lo spazio ed anche le mie capacità. Ne accennerò qualcuno. Per chi volesse avere un quadro dettagliato delle proposte di una decina dei partiti in lizza, consiglio la consultazione del documento “Report Osservatorio GIMBE 1/2022 Elezioni Politiche 2022 Monitoraggio indipendente dei programmi elettorali: sanità e ricerca biomedica”.

Alcuni cavalcano l’onda novax
Tema forte sbandierato da tutti i partiti è la gestione passata e futura della pandemia Covid 19 e relativa campagna vaccinale. Quest’ultima, secondo il centro destra, non deve prevedere obblighi vaccinali come nel passato, ma solo la promozione di adesioni volontarie.
Alcuni nuovi partiti cavalcano l’onda del movimento novax. Uno ha messo nel simbolo la scritta “No Green pass”, altri propongono di istituire commissioni parlamentari di inchiesta su tutta la gestione di contrasto della pandemia e sugli effetti delle campagne vaccinali. Un paio vogliono l’uscita dell’Italia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tutto in nome della “libertà di scelta” sanitaria e vaccinale. Secondo gli sbandieratori negazionisti e novax gli atti di politica di sanità pubblica e collettiva devono essere banditi come attacco a questo diritto “costituzionale”.

Si dimenticano i vuoti assistenziali
Passata la paura, incoscienti che la pandemia ha smorzato i suoi effetti grazie e soprattutto le vaccinazioni, la guerra e la crisi del gas russo sembra farci dimenticare questa emergenza declassata nel senso comune come una “influenza” con cui convivere. Si tratta, per moltissimi, di un problema da affrontare individualmente: a chi tocca, tocca. Sta scemando, ormai, il valore riconosciuto al Servizio Sanitario Nazionale come presidio insostituibile per la difesa della Salute.

I vuoti assistenziali prodotti dal Covid 19 non sono stati recuperati e nemmeno, almeno in Lombardia, si sa esattamente a che punto siamo. Le liste di attesa non sono un problema per la maggioranza dei partiti. Solo il PD chiede il loro dimezzamento insieme a Alleanza Verdi e SI. Le proposte sono abbastanza generiche (centro Destra) solo Calenda chiede un Piano Nazionale per il recupero totale.

Autonomia delle Regioni...
Altro tema fortemente divisivo è l’autonomia differenziata. Il Centro Destra e altri vogliono l’attuazione di un ulteriore concessione di autonomia gestionale e normativa da parte delle Regioni anche e in particolare per la sanità. La lezione del Covid non ha certo dissuaso coloro che vogliono un indebolimento del coordinamento nazionale, il controllo e gli orientamenti a livello centrale della gestione del Servizio Sanitario Nazionale e nemmeno si è fatto un bilancio del rapporto conflittuale Stato Regioni. Già oggi abbiamo ventuno Servizi Regionali con funzionamenti differenziati, con livelli di qualità e di possibilità di accesso alle cure non garantiti equamente. Il blocco di ogni ulteriore autonomia viene richiesto da Unione Popolare e Alleanza SI EV.

e aumento del Fondo Sanitario
Le stesse risorse del Fondo sanitario nazionale vengono ripartite con criteri ormai discutibili, non certo attenti alle determinanti economiche e sociali della salute. Le quote di riparto regionali del Fondo Sanitario Nazionale, non tengono conto del reddito medio procapite o dei livelli di occupazione/disoccupazione.
L’aumento di 10 miliardi avvenuto negli anni 2020-2021, anche per affrontare la pandemia, viene ritenuto insufficiente da quasi tutti i contendenti. Nessuno dice di quanto devono essere aumentate le risorse, salvo Alleanza SI EV che chiede altri 10 miliardi per anno.
D’altra parte l’aumento del Fondo Sanitario e la spesa per il welfare (assistenza anziani, fragili, disabili, scuola, pensioni, assegni di cittadinanza..) che viene richiesto da tutti o quasi, confligge con l’ipotesi della riduzione del prelievo fiscale caldeggiata dal Centro Destra (flat tax ecc.)

Solo un partito di sinistra, mi sembra, chieda l’introduzione di una tassa patrimoniale mentre Alleanza SI EV ipotizza la cessazione di tutte le detassazioni delle spese sanitarie personali (spesso indispensabili per avere accesso alle prestazioni in tempi utili) e la fine del regime fiscale favorevole alla spesa sanitaria e sociale intermediata (assicurazione volontaria, welfare aziendale, fondi contrattuali ecc.).

Interventi specifici per alcuni settori di popolazione
Per le donne sembra che solo Alleanza SI EV chiedano un esplicito potenziamento della medicina di genere e la riorganizzazione dei consultori (Anche P.C.I lo chiede oltre la cancellazione dell’obiezione di coscienza anti aborto dei sanitari); controlli per HIV obbligatori, attenzione a forme femminili specifiche misconosciute (esempio vulvodinia).
Numerosi partiti, se non tutti, propongono di potenziare e/o investire sull’assistenza sociosanitaria
per anziani, persone fragili con disabilità e/o non autosufficienti. Si va dal potenziamento delle strutture assistenziali (RSA) e abitative dedicate (Calenda Renzi) all’aumento delle pensioni d’invalidità (Centro Destra e Berlusconi).
Sembra che tutti sponsorizzino un aumento del Fondo dell’autosufficienza (in maniera esplicita in vari toni: PD, + Europa e 5Stelle). La tutela dei caregiver (familiari o conoscenti che assistono gratuitamente a domicilio) è menzionata come tema solo dal Alleanza SI EV e Movimento 5 stelle. Nessuno, che mi risulti, ha pensato all’onere economico, dirompente per molte famiglie, per le quote pagate per il ricovero in RSA o per l’assistenza domiciliare informale (Badanti).

Dimenticanze e priorità nelle “agende”
Altri temi importanti vengono proposti dai partiti non sempre in maniera esplicita. D’altra parte, non è facile rappresentare tutte le problematiche della salute. Alcune grandi dimenticanze fanno però capire la scala di priorità della loro agenda governativa futura e temere dei destini del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Le terapie proposte sono spesso l’ombra dei desiderata dei forti gruppi d’interesse del settore sanitario e sociale. Complessivamente il valore della produzione di merci e servizi è circa l’undici per cento del PIL di questo campo di azione che a volte assume denominazioni esterofile: Life sciences, silver economy, white economy ecc.. Esistono poteri forti sia economici sia professionali che vogliono garantirsi profitti e rendite in larga parte provenienti dal Fondo Sanitario Nazionale (124 miliardi) o dalle tasche dei cittadini (40 miliardi o 70 se si tiene conto della spesa per badanti e assistenza fragili, disabili - spesso in nero).

Mancano medici e infermieri...
Illuminante la visione di un gestore sanitario di successo. In dieci anni Luca Foresti (e la sua creatura Santagostino) ha moltiplicato offerte di cura di vario tipo. In Milano e dintorni sono sbocciati una trentina di strutture ambulatoriali (ora anche a Bologna e in altre parti d’Italia. L’assistenza erogata viene pagata dai pazienti o dalle assicurazioni convenzionate a tariffe contenute. Ora ha in pieno sviluppo la telemedicina ovvero teleconsulti medici e psicologici.
Sul “ Sole 24 ore” fa una serie di domande ai partiti di cui ha già dato le risposte già in gennaio dalle stesse colonne di stampa. La carenza attuale e futura dei medici e degli infermieri (problema denunciato in molti programmi), secondo Foresti, potrebbe essere risolto in un unico modo: privatizzare la medicina territoriale dandone la gestione ai fornitori privati che la organizzerebbero riducendo i costi del personale.
Cito testuale :“Soluzione: fatti gli adeguati calcoli sul fabbisogno di MMG (a 1500 pazienti massimali) e capito il gap, si apre l’accreditamento di aziende pubbliche e private per l’erogazione di servizi di medicina di base e si permette ai cittadini di scegliere se andare con un MMG classico o con questo nuovo servizio".

Una soluzione... "privata"!
Nel concreto significherebbe ad esempio aprire ad una certa percentuale dei cittadini la possibilità di aderire a questo nuovo servizio. Questo permette di sperimentare forme organizzative nuove, in cui si faccia un uso delle tecnologie più spinto e si abbia una copertura dei bisogni diversa.
Compito delle Regione è monitorare attentamente la qualità clinica erogata e la soddisfazione dei cittadini, confrontandola con quella del servizio attuale. Sulla base di questi dati si può procedere a definire i volumi futuri dei diversi servizi. In caso di buon funzionamento di queste sperimentazioni si può procedere a diminuire il carico dei singoli MMG aumentando quindi la qualità erogata.
Quindi quello che qui si propone è uno spostamento dal “Medico di base” alla “Medicina di base” come servizio, con una particolare attenzione agli outcome clinici dei pazienti e alla loro soddisfazione rispetto al servizio, che comunque può essere valutata abbastanza facilmente dalla richiesta dei pazienti di andare dal servizio classico a quello nuovo. Ovviamente la parte remunerativa deve essere uguale nei due ambiti.

Ma è poi un'idea così isolata?
Chiama le sue proposte “integrazione mercato sistema”. In altre parole è la privatizzazione/industrializzazione della medicina territoriale, trasformandola in un insieme di prestazioni standardizzate o di consulti veloci tramite cellulare. Scommetto che non sono idee isolate, hanno molta cittadinanza nei programmi nascosti dell’Assessore Moratti che molti vogliono fare ascendere alla poltrona di Ministro della Sanità (anche per non intralciare il secondo mandato di Fontana). Nel “nuovo” mercato da cittadini con diritti diventeremo tutti ALLODOLE. Altro che rapporto continuo tra medico e paziente. Altro che presa in carico. La nuova medicina è fatta per giovani utenti possibilmente sani.

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