In che paese viviamo?

Qualche interrogativo per la mente confusa di un cittadino tra poco chiamato alle urne. ()
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Il prezzo del gas è aumentato di dieci volte, nell’arco di un anno o poco più.
La quotazione è determinata da un indice alla borsa di Amsterdam che varia di giorno in giorno e viene regolato dalla speculazione finanziaria, Stati Uniti e Russia stanno accumulando proventi stellari dalle vendite del gas, mentre l’Europa e l’Italia dovranno passare l’inverno al freddo e le aziende confrontarsi con concorrenti americani, russi, cinesi, indiani che pagano il gas un decimo? Ma in che mani (politicamente parlando) ci siamo messi?

Le auto a benzina e gasolio dal 2035 in Europa non potranno più essere vendute, in Svezia già dal 2030, stando alle notizie che avevamo letto sui giornali. Ma ora le cose andranno riviste, si deve tornare ai combustibili fossili o al nucleare (centrali che non saranno pronte prima di una decina d’anni, se va bene, e chi fornirà gli iperbolici finanziamenti necessari, il fondo BlackRoc?).
Tutto il mondo è in allarme per la crisi climatica, i politici si dichiarano verdi e pronti ad affrontare la minaccia che sconvolgerà il pianeta se non si farà qualcosa per evitare l’aumento della temperatura terrestre e della concentrazione di CO2, ma non si vedono né piani, né interventi urgenti a favore delle rinnovabili, invece il ministro Cingolani permetterà la riapertura delle centrali a carbone (pare).
Intanto i ghiacciai scompaiono, i fenomeni atmosferici una volta “estremi” accadono con sempre maggior regolarità.

I profitti delle multinazionali energetiche vanno alle stelle (una volta qualcuno avrebbe subito proposto di nazionalizzare il settore, ma ora pare un sacrilegio) e intanto si parla di tassare i loro profitti, da tutti riconosciuti abnormi, ma non si interviene per calmierare il prezzo del gas e si lascia al momento il caro bollette invariato. E le energie alternative che fine hanno fatto, non servivano già a soddisfare quasi il 50 % del nostro fabbisogno. Un piano per arrivare al 60-70 % utilizando processi che non richiedono decenni per essere messi in funzione, ma uno stato che abbia la volontà di fintervenire e sappia gestire il cambiamento non si può fare subito?

Gli esperti stanno formulando nere previsioni per il prossimo inverno, una catastrofe a detta di autorevoli fonti, consumi razionati, bollette del gas e dell’energia che per molte famiglia saranno insostenibili, inflazione a due cifre nel volgere di un anno, dopo un lungo periodo di stabilità dei prezzi. Solo grazie a questa stabilità il tenore di vita di gran parte della popolazione ha potuto rimanere a livelli decorosi, ma ora le cose stanno rapidamente cambiando.

Assito ad una oscena campagna elettorale, oscena perché sta mettendo in luce, grazie ad una legge altrettanto oscena, la perversità di un sistema elettorale che i partiti si sono ben guardati dal modificare, anche se dopo aver votato per la riduzione dei rappresentanti parlamentari era imperativo farlo.
Siamo privati della possibilità di scegliere un candidato, se non quello imposto dal partito, e la lotta politica si è ormai ridotta, sotto i nostri occhi, ad un confronto tra duellanti per un posto “sicuro”, niente confronto di idee e proposte politiche per affrontare i problemi del paese (e del mondo visto che ormai i problemi sono globali), ma solo slogan vuoti di contenuti.

Domina il “pensiero unico”, siamo sotto il tiro incrociato di opinion leaders pronti ad affermare tutto ed il contrario di tutto, a fare e disfare alleanze senza alcun rispetto per l’intelligenza degli elettori. Nessun impegno e chiarezza sulle questioni di fondo come sanità, scuola, ambiente, condizioni di lavoro, servizi pubblici, equità sociale, tasse.
Propaganda mediatica e retorica assordante e priva di credibilità mandata quotidianamente in onda sono usate per impedire al cittadino comune di formulare un voto consapevole e ragionato.

E tra poco che fare?

Confesso di aver perso quel poco di fiducia che ancora mi restava nella classe politica, con rappresentanti che da decenni siedono in parlamento e hanno la piena responsabilità di averci condotto alla situazione in cui siamo oggi. Quei pochi che mi apparivano migliori (non quelli glorificati tali da giornalisti al servizio dei rispettivi editori) sono stati sistematicamente messi fuori dai giochi di potere e relegati ai margini, la tentazione di non andare a votare è forte, anche turandosi il naso, ma ora non se ne può più di questa tiritera.

Eppure il non voto, come anche il voto cosiddetto utile, serve solo a favorire quelli a cui non vorrei andassero al potere, per cui non mi resta che mettere in fila i problemi sul tappeto e cercare di dipanare la matassa valutando in concreto le risposte che sono state date ai problemi reali e l’attendibilità dei comportamenti e dei programmi dei candidati, senza dare troppo ascolto ai venditori di fumo.
Mi sono sempre domandato se gli italiani hanno i governi che si meritano o se è vero il contrario, voglio a credere che valga ancora la seconda ipotesi.
Non mi resta quindi che andare a votare e sperare in bene.

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