Gli inascoltati (2)

Torniamo sulla vicenda della palazzina di via Mangiagalli 3. Una "piccola" vicenda, come tante, ma significativa e forse emblematica di un modo "oscuro" di intendere il bene pubblico e forse anche la tanto proclamata necessità di trasparenza delle Istituzioni. ()
stabile v.Mangiagalli3
La vicenda di via Mangiagalli 3 è un episodio come tanti, molti di questi sconosciuti, di "valorizzazione" del patrimonio pubblico di proprietà statale o di enti pubblici. Tutte transazioni legali o legalizzate magari precedute da una leggina che leva lacci e lacciuoli. Come nella recente legge 22 soprannominata con il nome della sua madrina, Moratti, che dà la possibilità di valorizzare tutto il patrimonio non sanitario degli ospedali e ATS lombarde o come la "vendita" del patrimonio del Policlinico. Tutto lecito, mica le mazzette di trent’anni fa.

Un grazie è dovuto ai cittadini che si sono chiesti come e perché, visibilmente, un bene pubblico a destinazione sociale e sanitaria fosse, nel giro di processo decennale, diventato bene vendibile privatizzabile, mentre ad esempio il Besta, oltre ad essere sfrattato dalla palazzina con penali, non ha spazio per le proprie attività scientifiche e assistenziali. L'istituto ospedaliero doveva andare alla Bicocca nel 2003, aveva già impegnato i soldi statali per la costruzione del nuovo Besta, aveva già iniziato il trasloco. Poi, nel 2012, venne rinviato il tutto per un progetto con il Sacco per valorizzare aree confinanti. Ideona! Grande progetto con il Comune di Sesto per valorizzare l'area più inquinata d'Europa, ma che con la presenza della "Città della salute" i proprietari delle aree vicine potevano edificare di più.
“Scelta ottimale”, dissero quasi tutti in coro da destra e da sinistra, sindacati benedicenti.
Sono passati 10 anni da allora e nel sito bonificato invece che le nuove sedi del Besta e dell’Istituto Tumori si vedono solo le prime fondamenta. Nel frattempo in un terreno vicino il Gruppo San Donato ha acquistato terreni per costruire spazi per il San Raffaele.
Anche qui c’è stata una valorizzazione ma per chi? Pazzesco si direbbe.

Per arrivare ai giorni nostri viene venduto il palazzo di Corso Italia. La Corte dei Conti, condanna i funzionari che l'hanno promossa. Risultato: questi funzionari dirigono ancora strutture sanitarie con milioni di assistiti e miliardi di budget a Milano e in Liguria. La sentenza della Corte dei Conti è istruttiva perché i magistrati si sono trovati a indagare sul ruolo dei vari attori pubblici e privati ponendosi una domanda: la Cassa Depositi e Prestiti, allora intermediaria tra l’ente pubblico (ATS Milano) e l’acquirente finale è un Ente pubblico? Non è certo una domanda retorica. I magistrati contabili in quella sentenza hanno rilevato “È agevole replicare a tale eccezione che questa Corte è ben consapevole che, sia la parte pubblica che le difese dei convenuti, in molti contenziosi sono solite qualificare, in modo cangiante e quasi camaleontico, talune strutture societarie partecipate dalla P.A. talvolta in chiave pubblicistica, talvolta in chiave privatistica a seconda dello scopo processuale da raggiungere: radicare (o escludere) la giurisdizione contabile su amministratori o dipendenti di tali società oppure, come nella specie ed invertendosi nei ruoli, per ipotizzare o escludere un vantaggio in capo ad altra amministrazione pubblica”.

In sostanza la Cassa Depositi e Prestiti e gli inquisiti volevano dimostrare che la vendita del Palazzo per 28 milioni dalla ATS rivenduta dalla Cassa Depositi e Prestiti dopo una settimana a 38 milioni aveva prodotto una valorizzazione per un Ente Pubblico. Alla fine della tortuosa vicenda un cittadino potrebbe chiedersi; “Questo Palazzo storico ora in via di ristrutturazione quanto valore aggiungerà al bilancio dell’acquirente privato”. L’incauto potrebbe avere altri interrogativi ma deve tenerseli stretti perché queste informazioni sono private e soprattutto riservate.

Gli esempi precedentemente accennati volevano solo accennare come in questa osmosi di valore tra patrimoni pubblici e privati le scelte politiche non sempre sono trasparenti e in particolare l’informazione ai cittadini di questi passaggi non è ritenuta dovuta e nemmeno ricercata dalla migliore stampa. Per carità! Sappiamo tutto del Festival di Sanremo, di chi l’ha vinto ecc. ecc. ma di questioni importantissime come le scelte politiche sui nostri diritti civili e di mutazione dei servizi pubblici dobbiamo rimanere ignari.

Tornando alla vicenda della Palazzina Mangiagalli 3, la Consigliera Comunale Osculati, ci informa che lo stabile è stato venduto a fine 2021 a una società immobiliare. Notizia avuta dalla Cassa Depositi e Prestiti. Per telefono sembra, senza altra informazione. Sarebbe stato opportuno che una Società a capitale pubblico o una sua appendice di comodo si sentisse in dovere di dimostrare che il percorso step-by-step di trasformazione del bene immobiliare da pubblico a privato ignoto avesse prodotto una valorizzazione e che questo ricavo rimanesse non solo nei bilanci ma fosse ritrasformato in un servizio pubblico.
Per trasparenza sarebbe bastato sapere per quanto e a chi è stato venduto il bene.

“Honni soi qui mal y pense” afferma il noto motto. Disonorato sia chi ne pensa male. Non penso male, ma questa informazione vaga e incompleta può far sorgere molti dubbi. Interrogativi e dubbi che non possiamo soddisfare perché Cassa Depositi e Prestiti, questa volta assume la veste privata, e può negare questi ulteriori dettagli di una contrattazione tra privati e privati (la società Ligestra 2 e l’acquirente ignoto). Virtualmente il Comune di Milano, nelle vesti dell’Assessore Bertolè ha allargato le braccia ed ha dichiarato la propria impotenza lasciando scornati ed allibiti le centinaia di cittadini che si erano mobilitati per l’utilizzo di un bene che credevano comune. Amen. Hanno detto così sia.

Il convegno del 4 febbraio poteva essere loro risparmiato come pure le assicurazioni dell’eminente Consigliere Regionale o la dotta relazione sugli spazi vuoti dell’urbanista. Già allora la vendita era stata compiuta. Non so, sempre da disonorato, mi facevo una domanda: “l’Amministrazione Comunale non è in grado di conoscere gli estremi di questa compravendita?”. Curiosità inopportuna dettata soprattutto dalla necessità di negare che in fondo i cittadini sono degli inascoltati, che non hanno strumenti democratici per capire come la politica funzioni effettivamente se al loro servizio o solo mediatrice di interessi privati.

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Re: Inascoltati (2)
26/02/2022 jan
La foto e' di via Mangiagalli 25, sede universitaria all'angolo con via Colombo. Il civico 3 e' all'inizio della via, angolo viale Romagna.


 
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