Città della salute: finale di partita?

Dovrebbe concludersi entro 3 anni il tortuoso percorso per dare nuova allocazione All’Istituto dei Tumori e al Besta, i due IRCCS pubblici cittadini dei tre esistenti. Ma chi sono gli attori coinvolti nel faraonico progetto? Quali gli interessi in gioco, quali le finalità? E quanto è costato finora e come sarà finanziato? Ripercorriamo la storia e cerchiamo di capire. ()
presentazione città salute
In questi giorni si è avuta la conferma dell’acquisizione di 4 ettari e mezzo da parte dell’Ospedale San Raffaele nei territori adiacenti a quelli acquisiti per la costruzione della città della salute ossia della nuova sede prevista e promessa dei due IRCCS: Istituto dei Tumori e Istituto Neurologico Carlo Besta. Oltre a osservare l’espansione delle strutture facenti capo al Gruppo San Donato, è l’occasione per ricordare il tortuoso percorso del progetto “Città della Salute” che dovrebbe concludersi entro 3 anni per dare, si spera, la nuova allocazione ai due IRCCS pubblici cittadini dei tre esistenti. Il terzo, il glorioso Ospedale Maggiore Policlinico, è accomunato da una perenne attesa di avere nuovi padiglioni e il ritorno alla piena attività.

Il capitale finanziario interessato
In questo finale di partita il capitale finanziario interessato si è ristrutturato. Esce di scena Milanosesto dell’immobiliarista D. Bizzi (soci compresi: il Gruppo Saudita Fawaz al Hokair, Sorgent Group e il Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna) ed entrano, conservando il nome, attori di peso quali Hines (mega-immobiliare Usa, già proprietaria di Garibaldi Isola, poi ceduta a fondi sovrani arabi), il fondo immobiliare Prelios e Banca Intesa. Oltre a rilevare la posizione debitoria di Bizzi & C., il nuovo gruppo vuole, ora, far decollare la valorizzazione di tutta o buona parte dell’ex area Falk (residenze in affitto, supermercati ecc.) La Città della salute, fiore all’occhiello di questa operazione di riqualificazione urbana, forse vedrà la luce entro il 2024, a più di dieci anni dall’inizio dei lavori di bonifica.

La convenzione tra Regione e Comune
Proprio nell’agosto 2013, i protagonisti di allora, Maroni (presidente Regione) e Chittò (Sindaco di Sesto San Giovanni), firmarono la convenzione tra Regione e Comune. Patto ferreo secondo il quale al termine della bonifica, calendarizzato per il 2015, l’area edificabile doveva, senza oneri, entrare in possesso della Regione. Dopo di che sarebbe dovuta iniziare la fase operativa per la realizzazione della “Città” (dal costo stimato di 450 milioni, di cui 330 a carico della Regione, altri 40 rimasti dei fondi nazionali e il resto in project financing). In realtà, come vedremo la Regione non stanzierà che pochi milioni e tutta la spesa sarà a debito futuro delle due fondazioni. Come ora si sa, i tempi fissati per la bonifica andarono però per le lunghe, ben oltre i 24 mesi fissati e si prolungarono di fatto per circa 5 anni.

Nel 2017 viene costituita la CISAR
Nel frattempo (2015) ILSPA (infrastrutture Lombarde, a cui Regione Lombardia aveva affidato il progetto) incaricò per l’esecuzione, dopo selezione, il raggruppamento di società costituito tra la Società Italiana per Condotte d'Acqua SpA (mandataria), INSO Sistemi per le Infrastrutture Sociali SpA (mandante), Italiana Costruzioni SpA (mandante) e Zephiro SpA (già prima vera SpA). Il promotore suddetto presentò il relativo progetto che fu approvato dagli Enti interessati nel 2017. Allora venne costituita la società di Progetto CISAR (Città Salute Ricerca Milano S.p.A.). Alla fine del 2019 il grande annuncio: è possibile procedere nel più grande progetto immobiliare europeo del valore di 4 miliardi di euro. Dal comunicato stampa congiunto Hines, Prelios e Banca Intesa:

….”Innanzitutto ci sarà un grande parco da 500 mila metri quadrati, grande tre volte Parco Sempione di Milano e tanto quanto il londinese Hyde Park. «Ma la vera innovazione è realizzare un progetto che vada contro le disuguaglianze», rivendica il dirigente Hines, «che colmi un gap di mercato tra domanda e offerta di abitazioni in affitto per anziani, studenti e famiglie giovani, che abbia però anche una sostenibilità economica. Con un progetto su larga scala e a lungo termine e con una banca partner riusciamo e creare un progetto che abbia un mix inter-generazionale accessibile e con la qualità massima. Un progetto come questo in Italia non si è mai fatto». I primi abitanti, previsti per il 2025, troveranno una nuova città da 15 mila abitanti, totalmente ecosostenibile. Negli affitti residenziali l’appartamento sarà uno dei tanti servizi che si ricevono (il cosiddetto «multifamily»); si paga un canone per avere la baby sitter, la lavanderia, uno spazio di co-working a piano terra, l’asilo, centri comunitari per anziani autosufficienti, servizi per professionisti e case da affittare per brevi periodi con servizi quasi alberghieri…”

Fontana, Gallera, CISAR e ILSPA (ARIA) firmano l'accordo
Per la futura Città della salute il 10 febbraio 2020 avviene l’ennesima inaugurazione con enfasi e con lo slogan “dalla firma alla forma”. Gli officianti sono il Governatore Fontana e l’Assessore Gallera e i vari rappresentanti di ILSPA (poi ARIA Spa) e CISAR oltre che, ovviamente, i rappresentanti legali delle Fondazioni Besta e Tumori. Nel comunicato congiunto Regione, ILSPA e Fondazioni non c’è traccia di autocritica per il tempo trascorso:

Il 10 febbraio 2020 a Palazzo Lombardia si è svolta la sottoscrizione dell’accordo definitivo per la realizzazione e la gestione in concessione della Città della Salute della Ricerca nelle ex aree Falck a Sesto San Giovanni. Dalla teoria delle complessità burocratiche alla pratica del progetto esecutivo e dell’inizio lavori. È questo il messaggio di concretezza lanciato nel corso della cerimonia che ha ufficializzato la firma del contratto di concessione per la Città della Salute. È inoltre stato presentato il progetto e il nuovo concept che guiderà la realizzazione di questa struttura sanitaria di eccellenza.
A maggio 2021 verrà consegnato il progetto esecutivo e a luglio partiranno i lavori.
La durata prevista è di 3 anni, con consegna nel 2024. Il contratto di concessione è stato firmato da: Consorzio concessionario CISAR, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, Infrastrutture Lombarde (ILspa). Regione Lombardia è regista dell’operazione tramite la società in-house Infrastrutture Lombarde SpA, con il ruolo di stazione appaltante, ed è anche il maggior finanziatore del progetto, con una quota di 328 milioni di euro, cui il Ministero ha aggiunto un finanziamento da 40 milioni. Insieme, i due contributi rappresentano l’82% del valore complessivo del progetto, pari a 450 milioni di euro. La Città della Salute e della Ricerca costituirà un nuovo complesso sanitario di ricerca clinica e formazione che ricomprenderà, all’interno di un disegno urbanistico multifunzionale, le due grandi strutture sanitarie pubbliche, l'Istituto Nazionale dei Tumori e l'Istituto Neurologico Carlo Besta. …Il nuovo polo avrà 660 posti letto, oltre a 50 destinati all’albergo sanitario, 20 sale operatorie, 42 laboratori 119 ambulatori.

Il contratto tra le Fondazioni, CISAR e ILSPA
Finalmente! Un coro sommesso ma anche dubbioso sorse allora dai due Istituti. Si poteva credere che ci sarebbe stato il rispetto delle scadenze. Dopo tante delusioni, dopo tanti trasferimenti interrotti. Si poteva essere sicuri che il progetto fosse totalmente finanziato dalla Regione? Sperare che CISAR, il consorzio concessionario, non sarebbe stato azzoppato da crisi societarie come era avvenuto nel passato recente? Per avere risposte a ciò, almeno in parte, forse basterebbe la lettura del contratto di concessione firmato tra CISAR e Fondazioni (non dalla Regione) e da ILSPA.

Il fondo di rotazione
Da subito si apprende che la Regione non sarà il maggiore e diretto finanziatore del progetto. Nel testo non appare nessun obbligo regionale e non viene citata nessuna delibera che disponga una posizione debitoria nei bilanci regionali. Risulta invece che il contratto è tra il “concedente” ILSPA, il “concessionario” CISAR e le due Fondazioni. Questi gli attori (due di diritto privato) e dal testo appare chiaro che il finanziamento maggiore dell’opera rispetta un “classico” modello di finanza di progetto. In altri termini CISAR si assume gli oneri di costruzione e di approntamento della “Città” sui terreni donati dal Comune mentre le Fondazioni si accollano l’onere per i successivi trent’anni di corrispondere canoni sia per l’ammortamento finanziario sia come corrispettivo dei servizi no core (non clinici o amministrativi) necessari al funzionamento della nuova istituzione.

L’onere sulla spesa corrente dei due Istituti
Nelle 145 pagine contrattuali si possono apprendere tutti i termini dei trascorsi accordi sfumati e il dettaglio dell’operazione finanziaria sintetizzata che avrebbe una durata di 30 anni con esborso medio annuo di circa 27-28 milioni. Ricapitolando: ILSPA corrisponde 268 milioni a CISAR a cadenze prestabilite, la Regione predispone un Fondo di rotazione per dare la corrispondente disponibilità a ILSPA, le Fondazioni verseranno i vari canoni. Il fondo di rotazione sarà via via estinto con gli eventuali ricavi delle aree occupate attualmente o con quote della spesa corrente a meno che dal bilancio regionale si possano rilevare già finanziamenti diretti dal piano d’investimenti annuale. Ad oggi sembra che il Progetto esecutivo sia stato consegnato nei termini previsti: maggio 2021.


Amarcord…. ovvero la serie dei progetti abortiti

Già sul giornale web “Zona tre” apparve una cronistoria della vicenda in più articoli non certo avendo tutti gli elementi per sapere i vari percorsi sotterranei e occulti che portarono alle scelte operate ed ispirate dai governatori regionali: da Formigoni a Fontana. Cerco di individuarne alcuni, basandomi soprattutto sulla documentazione ufficiale e seguendo una ipotesi dettata dai fatti: la determinante delle varie scelte politiche regionali non fu lo sviluppo clinico e della ricerca dei due gloriosi Istituti, poi trasformati in Fondazioni, ma la valorizzazione delle aree dove avrebbero dovuto essere allocate.

La triste storia del Besta

La “triste” storia del Besta comincia quasi vent’anni fa. Nel 2002 si annuncia che il nuovo Besta si farà grazie ad un accordo sottoscritto da Comune di Milano e Regione, Ministero della Salute, Istituto Besta e Università Bicocca in circa 40000 metri dell’area ex Pirelli. Il costo dell’operazione: 99 milioni in gran parte finanziamenti statali già stanziati e un terzo derivante dalla vendita dell’area di Via Celoria.
Intanto nell’Istituto Tumori vengono fatti importanti lavori di ristrutturazione interna grazie a finanziamenti statali e privati già disponibili.
Sirchia, Formigoni e Albertini e Fontanesi (Università), Arbosti (Besta) e l’Amministratore delegato di Pirelli RE nel 2003 conclusero il patto per il trasferimento del Besta alla Bicocca.

Buttati i 5 milioni spesi dal Besta

Tutto bene? No! Nel 2005 quando il nuovo fabbricato era pronto e si stavano trasferendo nel nuovo sito le attrezzature, il patto precedente venne rimesso in discussione (in primis dalla Regione poi Ministero Ricerca e Comune consenzienti) e il Besta rimase, sedotto e abbandonato, in via Celoria. La conseguenza del ripensamento fu che l’Università Bicocca ottenne maggiori spazi e l’area ex Pirelli venne destinata per altri utilizzi residenziali e ricreativi (primo nucleo della “Grande Bicocca”).
Risultato: gettati al vento i 5 milioni spesi dal Besta per il compimento del trasferimento. La delusione allora fu di breve durata perché fu promesso ai sanitari e agli amministratori del Besta un fulgido e più promettente matrimonio.

Rinnegato l’Accordo del 2003, nel febbraio 2007, venne varato un nuovo Accordo di programma. L’annuncio della nuova “Cittadella della salute e della ricerca” è perentorio: “Sarà pronta in due-tre anni, costerà 400 milioni e disporrà di 800 posti letto Partiranno entro il 2007 e si concluderanno in due o tre anni al massimo i lavori per la creazione del nuovo polo sanitario d'eccellenza, voluto dalla Regione Lombardia e dedicato alla ricerca e alla cura, che nascerà in un'area di 86.000 mq adiacente all'Ospedale Sacco e del quale, oltre allo stesso Sacco, faranno parte l'Istituto Neurologico C. Besta e l'Istituto dei Tumori.”

Ma … cui prodest?

Il tutto costerà 400 milioni, si disse, di cui 360 di finanziamenti INAIL. Così assicurò Formigoni nella sua piena “golden age”. I letti saranno 800 che con i 500 del Sacco creeranno la Cittadella della Salute. Qualcuno si chiese: “Cosa c’entra l’INAIL? Non deve occuparsi d’infortuni sul lavoro?” La risposta allora fu: “Essendo un ente assicurativo deve, per legge investire i propri fondi in opere pubbliche ovviamente con interessi nulli o facilitati”. Del cospicuo pacchetto INAIL (550 milioni) alcune quote sarebbero andate a beneficio: dell’Università Bicocca (73 milioni), e dei nascenti Humanitas di Rozzano e l’Istituto Europeo Oncologico (IEO) di Veronesi.
I terreni indispensabili alla nuova costruzione erano dell’INPS e sarebbero costati solo 25 milioni. Le infrastrutture viarie necessarie avrebbero riqualificato tutta l’area compresa la valorizzazione di altri terreni incolti vicini. Alla fine, in questo gioco delle carte, i muri dei Tumori sarebbero passati di proprietà dell’INAIL e l’utilizzo sarebbe stato remunerato a carico del bilancio dei Tumori.

… mentre l’INT aveva appena ristrutturato la sede
Bisogna dire che la proposta arrivò come un fulmine a ciel sereno. I dipendenti dell’INT (Istituto nazionale Tumori) non comprendevano il perché dell’operazione che confliggeva con un progetto di ristrutturazione dell’attuale sede accompagnato da acquisizioni di altri spazi in Via Amedeo e in Cascina Rosa. Imperterrito Formigoni, nella primavera del 2008, firma, assieme agli altri eminenti Attori, l’accordo di programma definitivo ma, per sua disdetta, un decreto ministeriale sgretolò il castello del finanziamento INAIL così attentamente costruito.

Si rimescolano le carte
Che fare? Formigoni, indomito, nel 2009, crea un Consorzio tra i tre ospedali (Sacco, Besta, Tumori) riscrive il patto senza l’INAIL e rifà i conti del progetto in 520 milioni di cui 228 da finanziamento diretto regionale. “Entro il 2015 la Cittadella sorgerà” – dichiarò - senza se e senza ma. Il costo complessivo del progetto venne stimato in 520 milioni (15 per l’acquisto delle aree, 385 per la Cittadella vera e propria, 20,8 per le infrastrutture viarie, 100 per arredi e apparecchiature).
Il Consorzio – che ha la regia del progetto e che agirà anche da stazione appaltante – si impegnò a finanziare l’opera con 228,7 milioni, 40 milioni sono a carico dello Stato, i rimanenti a carico del concessionario (project financing) o provenienti da fondazioni. Nel 2012 il percorso glorioso di questo Consorzio (paravento della Regione) s’incrinò definitivamente e la “Cittadella” che doveva sorgere al più tardi nel 2016, svanì nelle nebbie.

Un nuovo capitombolo
Ricapitolando: il Consorzio nacque alla fine del 2009, a Natale dello stesso anno rifecero l’accordo di programma tra i vari Enti (Besta e Tumori sempre consenzienti d’altra parte i loro DG sono nominati dalla Regione) con qualche new entry (Comune di Novate Milanese), nel 2011 inserirono il Nerviano Clinical center, e a Natale l’ammucchiata venne mandata a gambe all’aria (costi compresi già sostenuti) per le difficoltà – si disse - insorte nell’acquisire l’area in Novate di proprietà dell’INPS e l’impossibilità di sostenere i costi per renderla accessibile (stimati in ottanta milioni).

Tutti d'accordo
Niente paura. Come antica Fenice, la Cittadella in cenere la fecero risorgere dandogli la qualifica di Città e spostandola verso est, nei terreni altamente tutti da bonificare nell’ex area Falk (1,5 milioni di Mq). Officianti del rocambolesco cambio strategico riguardante i tre ospedali pubblici fu una strana coppia, in teoria situati in opposti fronti politici: Formigoni e Oldrini, sindaco di Sesto.
In verità solo poche voci si alzarono contro questo cambio di rotta. Partiti di destra e di sinistra (anche estrema), tutte le maggiori sigle sindacali di categoria e confederali convennero nel lodare il progetto. Solo qualche timida voce, soprattutto ambientalista, obiettò che il terreno dove si voleva insediare il nuovo complesso era tra i più inquinati del mondo non solo in superficie e la bonifica sarebbe stata estremamente difficoltosa e lunga. “Suvvia - risposero in coro tutti gli entusiasti del progetto - sui monti di pietra di materiali sulfurei e ferrosi nasceranno i fiori della sanità e della ricerca avanzata”.

In verità nella primavera del 2012, Pisapia e Majorino, si contrapposero e proposero come nuova sede della Città della salute la caserma Perrucchetti. Pisapia chiese altro tempo, ma l’impietoso Formigoni optò per l’allocazione del progetto a Sesto (così si legge nell’Accordo di Programma) stante l’urgenza di porre fine al calvario dei due gloriosi istituti, ormai allo stremo per la lunga attesa. Per questo si decretò interventi di manutenzione e di aggiornamento tecnologico per 11 milioni e 22 milioni rispettivamente per il Besta e per i Tumori (molto probabilmente attinti da finanziamenti nazionali).

Cessione dei terreni a titolo gratuito
In quei mesi (tra maggio e luglio) in quell’anno (2012) tutto si compì: Formigoni inviò un ultimatum ai due Sindaci, di comune fede ma in opposte sponde, chiedendo loro una formale assicurazione della cessione a titolo gratuito delle aree da loro offerte. Oldrini non perse tempo e mostrò una lettera di Sesto Immobiliare SPA proprietaria dei terreni in cui si assicurava l’impegno :
1) a cedere gratuitamente le aree dove ubicare CDSR (acronimo della Città della salute e della Ricerca)
2) a provvedere alla bonifica dei sedimi delle aree oggetto di cessione in tempo utile a consentire l’apertura del cantiere per la realizzazione della Città della Salute
3) ad assumere a proprio esclusivo carico tutti gli oneri correlati alle attività di implementazione progettuale del PII conseguenti alla scelta della Regione Lombardia di allocare la Città della Salute su una parte delle aree oggetto del PII (Piano Integrativo d’intervento).

Accordo chiuso

La proposta di accordo di programma viene stesa in fretta e furia e sanzionata con la delibera regionale n 3666 del 2 luglio. Vari iter amministrativi conseguenti vennero effettuati nell’anno successivo tra cui la stesura dell’accordo di programma definitivo che però non sarà sottoscritto dal Comune di Milano, mentre venne avallato dalla Provincia di Milano presieduta dal forzista Podestà.

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