Case di Comunità: per chi? Come? Quando?

È tempo di iniziare a pensare al dopo emergenza. Si è tanto parlato di “medicina di territorio”, ma che cosa prevede il capitolo sanità del, troppo poco conosciuto, PNRR? Dei miliardi stanziati per la salute, una buona fetta va alle Case della Comunità (ex Case della Salute). Che cosa sono? ()
casa salute
In questa fase, e forse ancora per molto, i nostri pensieri saranno rivolti alle minacce per la nostra salute e per quella di tutti. Faticosamente, però, gli indicatori segnalano un miglioramento e i numeri dimostrano che le vaccinazioni massive fanno diminuire i decessi soprattutto nelle RSA. Gli ospiti in queste che chiamiamo anche “case di riposo”, fra pochi giorni saranno “liberati” e i loro congiunti avranno libero accesso. L’ingresso - seppur condizionato - romperà l’isolamento affettivo e psicologico, che tanto ha inciso negativamente sul benessere degli anziani. Anche nell’altra popolazione più anziana - quasi tutta beneficiata con almeno una dose - i dati sono confortanti. La ripresa dell’attività scolastica potrà far recuperare ai bambini e ai giovani il tempo perduto non solo per l’apprendimento ma anche per l’equilibrio psichico e la serenità per loro (e per i genitori). Ma a proposito “del doman” di cui non abbiamo ancora certezza, nonostante la velocizzazione delle vaccinazioni, quali sono e quali saranno le conseguenze “economiche” della pandemia?

Il PNRR
Tutti ci interroghiamo, se e quando usciremo da questo tunnel. e molte speranze sono affidate al PNRR. Questo finanziamento straordinario (non regalo ma prestito agevolato) permetterebbe “di riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.” Con queste ed altre parole il Presidente del Consiglio Draghi ha presentato il Next Generation UE (altro nome del PNRR) in Parlamento il giorno prima della Festa della Liberazione. Ora, leggendo in dettaglio il malloppo di più di 700 pagine inviate all’esame dell’Europa, si possono iniziare a capire le effettive destinazioni dei 200 miliardi (quota destinata all’Italia).

PNRR e Sanità
Già prima della approvazione dei testi del PNRR da parte dei due governi (CONTE, DRAGHI) tutto il mondo sanitario, nelle sue varie componenti in difesa dei loro interessi, gridò alla pochezza della quota riservata al bene più importante: la salute dei cittadini. Ogni “potere forte” ha già cominciato a tirare la coperta, che ancora non c’è, rivendicando la propria fetta in nome del paziente/cittadino che a parole è re ma spesso, nei fatti, se non ha del suo, è “pellegrino” tra le varie parrocchie mediche e sanitarie.

Il parere dei cittadini
Un recente sondaggio rivela che l’avvento promesso del PNRR non entusiasma la maggioranza degli Italiani che temono che corruzione e burocrazia saranno pesi che non permetteranno il pieno utilizzo delle risorse. I manager pubblici e privati sembrano invece, per tre quarti entusiasti.
Scottati dalla tregenda sanitaria la maggioranza indica come settore prioritario da finanziare la sanità (50% intervistati). I Manager sanitari pubblici paragonano il mega prestito al Piano Marshall (per i più giovani: fu il Piano con finanziamento soprattutto americano per la ripresa economica europea nell’immediato dopoguerra) e vedono in questo la possibilità, se non l’unica ancora di salvezza, di molti ospedali pubblici se non dello stesso Servizio Sanitario Nazionale.

Missione Salute
Abbandoniamo per il momento i numerosi “se” e “ma” per cominciare ad affrontare alcuni capisaldi della missione salute. Obiettivo della missione rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio con l’assistenza di prossimità diffusa e cure primarie e intermedie come le case e gli ospedali di comunità. Ma anche l’aggiornamento del parco tecnologico e della diagnostica. Incentivi alla ricerca biomedica.

Investimento 1.1: Case della Comunità e presa in carico della persona
L’emergenza pandemica ha evidenziato con chiarezza la necessità di rafforzare la capacità del SSN di fornire servizi adeguati sul territorio. Non solo il processo di invecchiamento della popolazione italiana prosegue, ma una quota significativa e crescente della stessa, pari circa al 40%, è afflitta da malattie croniche.
Il progetto di realizzare la Casa della Comunità consente di potenziare e riorganizzare i servizi offerti sul territorio migliorandone la qualità.


La Casa della Comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Nella Casa della Comunità sarà presente il punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie.
La Casa della Comunità sarà una struttura fisica in cui opererà un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e potrà ospitare anche assistenti sociali.
La presenza degli assistenti sociali nelle Case della Comunità rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali nonché una loro maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.

La Casa della Comunità è finalizzata a costituire il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica, e ha il fine di garantire la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento.
Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso (PUA) per le valutazioni multidimensionali (servizi socio-sanitari) e i servizi che, secondo un approccio di medicina di genere, dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari.
Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone, anziani e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica.

L’investimento prevede l’attivazione di 1.288 Case della Comunità entro la metà del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove. Il costo complessivo dell’investimento è stimato in due miliardi di euro.
Entro il primo trimestre del 2022 è prevista la definizione di uno strumento di programmazione negoziata che vedrà il Ministero della Salute, anche attraverso i suoi Enti vigilati come autorità responsabile per l’implementazione e il coinvolgimento delle amministrazioni regionali e di tutti gli altri enti interessati.


Un "tandem" medico-infermiere
Nel testo, più dettagliato, depositato dal governo italiano a Bruxelles si delinea meglio questa maxi operazione Case della Comunità. Si ipotizza che i medici saranno in minor quantità (da 42.000 a 35.000) mentre gli infermieri e le altre professioni sono quantificate in 70.000.
Operativamente: il tandem medico-infermiere di famiglia, sempre presente nell'arco delle 12 ore, si occuperà dei malati cronici con l'obiettivo di contenere i ricoveri in ospedale, gli accessi impropri ai pronti soccorso e la spesa farmaceutica per un risparmio complessivo di oltre un miliardo.
In più le Case avranno uno sportello per facilitare l’orientarsi nei percorsi di cura, e offriranno i monitoraggi della malattia cronica.

Si intravede anche dove saranno costruite questi centri sanitari. Non certo in Emilia-Romagna dove esiste una rete consolidata di Case della salute. Idem per la Toscana e il Lazio dove ne sono programmate pochissime. Molte in Lombardia, quasi 216, ogni 50.000 abitanti e la Campania (124) in quanto non esistono strutture simili.

Tutto bene allora? Sembra di no.
I tamburi delle numerose tribù dei medici italiani suonano a raccolta e all’armi. Quasi tutti hanno già bocciato in partenza il progetto. Le nuove "Community Health House" non sono per niente accettate dalla classe medica, sempre in nome del paziente, ma in realtà, per avere loro la gestione di tutta l’operazione. Soprattutto non vogliono sentire di passare alle dipendenze del Servizio Sanitario Nazionale e vogliono continuare ad essere liberi professionisti. Vedremo le loro ragioni, ma soprattutto le nostre, che a mio parere non coincidono.

Ma soprattutto, non bastano solo strutture edilizie e attrezzature diagnostiche, e nemmeno solo medici e infermieri, le Case di Comunità dovrebbero essere un progetto più vasto e includente la partecipazione attiva degli assistiti ed a Milano prevedere anche un ruolo dei Municipi, del Comune e delle associazioni.
La difesa della salute concepita come responsabilità di tutti ma in particolar modo dagli eletti e dagli amministratori locali. Anche questo vedremo. Case di comunità di fatto non di nome.



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