Democrazia partecipativa. La Convenzione dei Cittadini

Dopo il dibattito pubblico, ecco un nuovo istituto di democrazia deliberativa già sperimentato a Milano per il Piano Aria e Clima e previsto nella proposta di nuovo Regolamento per la partecipazione del Comune. Un confronto con simili esperienze in altri Paesi. ()
convenzione
Si è tenuto il 12 aprile scorso ed è stato dedicato alla Convenzione dei Cittadini il secondo degli incontri online, organizzati dal Laboratorio di democrazia partecipata di Lambrate, sul tema degli istituti di democrazia partecipativa o deliberativa che dovrebbero essere introdotti e normati con il nuovo “Regolamento per l’attuazione dei diritti di partecipazione popolare” del Comune di Milano.

In questo nuovo Regolamento, attualmente in attesa di approvazione in sede di Consiglio Comunale, la Convenzione dei Cittadini è presentata come “il processo partecipativo con il quale un numero non superiore a mille cittadini estratti a sorte dibatte e delibera su temi di interesse pubblico e generale rientranti nelle competenze del Comune di Milano”.

La Convenzione a Milano. Che cosa è e come funziona
La Convenzione potrà essere chiamata a discutere i contenuti e lo schema di una deliberazione e potrà essere indetta attraverso tre diverse modalità:
a) con deliberazione della Giunta o del Consiglio Comunale,
b) su istanza sottoscritta validamente da cinquemila cittadini,
c) quando ne facciano richiesta due terzi dei Consigli di Municipio, con deliberazione approvata a maggioranza assoluta dei consiglieri.

Dopo essere stata indetta, i tempi e le modalità di lavoro sono definiti attraverso la pubblicazione di un Patto Partecipativo.
I membri della Convenzione saranno individuati tra i cittadini con il metodo del campionamento casuale, che dovrebbe essere eseguito di norma dall'ufficio statistico del Comune e dovrà rispettare il rapporto paritario di genere, di età e di distribuzione territoriale in ciascun Municipio, così da garantire un appropriato grado di rappresentatività dell’intera popolazione cittadina.
Per quanto riguarda la conduzione dei lavori, il nuovo regolamento prevede anche il coinvolgimento di studiosi ed esperti della tematica in questione a supporto dell’analisi e della valutazione dei cittadini coinvolti e individua quattro distinte fasi di lavoro:
1. impostazione dei lavori e votazione eventuale di un portavoce e due vice;
2. formazione sulle materie oggetto della Convenzione;
3. dibattimento dei contributi dei membri e degli invitati;
4. deliberazioni finali, alle quali può arrivare mediante un voto, palese o segreto. In caso di votazione, la Convenzione delibera a maggioranza semplice dei presenti.
I lavori del dibattimento si concludono con la stesura di un documento che riporta le deliberazioni assunte e che sarà inoltrato all'ufficio competente in materia di partecipazione e quindi al Consiglio Comunale.

L’idea di un Istituto con cittadini estratti a sorte, rappresentativi della popolazione, chiamati a confrontarsi tra loro su una precisa tematica, non è una novità assoluta. Nel mondo, con esiti alterni, esistono diverse esperienze simili.

La Convenzione nel mondo
Troviamo precedenti significativi già nel 2004 in Canada, quando il governo della Columbia Britannica, uno Stato di 4,4 milioni di abitanti, decise di affidare la riforma del sistema elettorale ad uno speciale organo composto interamente da cittadini selezionati con campionamento casuale (“Citizens’ Assembly on Electoral Reform” (vedi: BC Citizens' Assembly - Part 1, BC Citizens' Assembly - Part 2).
Nel 2006 anche un’altra provincia canadese, l’Ontario, decise di intraprendere lo stesso percorso.

In Olanda, sempre nel 2006, è stato organizzato il Burgerforum Kiesstelsel, composto da 143 cittadini olandesi selezionati a caso, incaricato di esaminare le opzioni per la riforma elettorale nei Paesi Bassi. Il 14 dicembre 2006, il Burgerforum ha presentato il suo rapporto finale al governo, raccomandando modifiche al sistema elettorale.
Una risposta al rapporto non è stata consegnata fino all'aprile 2008, quando le proposte sono state respinte dall'allora coalizione al governo. Dopo più di un decennio, nel 2020, è stata avviata la consultazione su un disegno di legge che avrebbe implementato la riforma elettorale come suggerito dal Burgerforum Kiesstelsel.

In Belgio, che dopo le elezioni del 2010 restò per ben 541 giorni senza un governo ufficiale, si è sviluppato nel 2011 il progetto denominato G1000, un importante processo deliberativo, ispirato alle esperienze canadese e olandese, realizzato dal basso e con il coinvolgimento di cittadini estratti a sorte dalla popolazione, senza il contributo diretto di istituzioni pubbliche.

Sempre ispirato alle esperienze canadesi e olandese, in Irlanda si sviluppa un crescente interesse accademico per la pratica della deliberazione, in seguito al quale prende avvio We The Citizens, un progetto partecipativo la cui attività di lavoro di un anno è culminata nella prima assemblea nazionale dei cittadini irlandesi nel giugno 2011.
Successivamente sono state istituite dal governo irlandese la Convention on the Constitution, che avviata nel 2012 ha concluso i suoi lavori nel febbraio 2014, e la Citizens’ Assembly on Gender Equality, istituita dal Parlamento della Repubblica d'Irlanda luglio 2019 con il compito specifico di promuovere l'uguaglianza di genere.

Più recentemente, tra il 2019 e il 2020, sono state avviate sperimentazioni analoghe a Toronto e nel Regno Unito, con la Climate Assembly UK, la Waltham Forest Citizens Assembly, la Citizens’ Assembly of Scotland).

Infine citiamo la "Citizens’ Initiative Review" (CIR), letteralmente "Valutazione d’iniziativa da parte dei cittadini”, un modello applicato in Oregon dal 2010 che include comuni cittadini, estratti a sorte tra gli iscritti nel registro elettorale, nel processo di formazione di opinione sui temi in votazione popolare.

La Convention Citoyenne pour le Climat in Francia
Ma il riferimento più attuale e a noi più vicino è sicuramente la Convention Citoyenne pour le Climat, un’assemblea di cittadini, un dispositivo di democrazia deliberativa realizzato in Francia fra ottobre 2019 e giugno 2020, in cui dei cittadini estratti a sorte, rappresentativi della popolazione, sono stati chiamati a confrontarsi, coinvolgendo degli esperti, su uno specifico obiettivo: la definizione di una serie di misure (da sottoporre successivamente a referendum, o al voto parlamentare, o da applicarsi secondo i regolamenti previsti) per ottenere una riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas serra entro il 2030, in uno spirito di giustizia sociale.

È stata presentata come un'esperienza democratica senza precedenti in Francia, un luogo in cui apprendere, discutere e preparare progetti di legge su tutte le questioni relative ai mezzi per combattere il cambiamento climatico. La Convenzione sul clima ha riunito 150 persone, tutte estratte a sorte. Un insieme di cittadine e cittadini rappresentativo della diversità della società francese, selezionati in riferimento al genere, all’età, al livello delle categorie socio-professionali all’interno della popolazione francese, all’area geografica e alla distribuzione sul territorio.

Il contesto
L’iniziativa è nata in un momento particolare, quello della crisi dei gilet jaunes e dell’ondata di proteste che ha investito la Francia dal settembre 2018. In quel clima, a gennaio 2019, un collettivo di cittadini e ricercatori ha redatto una lettera aperta al Presidente della Repubblica in cui si chiedeva al Governo di uscire dalla crisi ricorrendo a strumenti democratici e proponevano di organizzare una o più “assemblee dei cittadini” su temi diversi: ambiente, fiscalità, istituzioni.
A seguito di ciò viene istituita la Convenzione sul Clima la cui organizzazione viene affidata al Conseil Économique, Social et Environnemental (CESE Consiglio economico, sociale e ambientale).

L’organizzazione
Il CESE in Francia è la terza camera costituzionale, istituzione indipendente dal governo, il cui ruolo è quello di favorire la collaborazione tra le diverse categorie socio-professionali, sostenere la loro partecipazione alla definizione e alla valutazione delle politiche pubbliche, contribuire all’informazione dei cittadini.
È stato quindi istituito un Comitato di Governance indipendente composto da personalità qualificate nel campo dell'ecologia, della democrazia partecipativa, dell’economia e affari sociali, oltre ai 150 cittadini estratti a sorte.

La Convention si è occupata delle tematiche relative al risparmio energetico, al risanamento termico delle abitazioni, all’agricoltura, alla mobilità, alla tassazione ecologica e ogni altro blocco o leva di intervento ritenuto rilevante. Al termine dei lavori ha presentato le sue conclusioni al governo francese che si era impegnato a rispondere pubblicamente alle proposte e a definire un calendario provvisorio per la loro attuazione.

Il metodo di lavoroI lavori delle sessioni si sono articolati intorno a 5 macroaree tematiche:
1. Consumare
2. Produrre e lavorare
3. Muoversi
4. Abitare
5. Nutrirsi
In ognuno di questo ambiti, sulla base di audizioni di esperti con posizioni diverse e di sintesi dei lavori prodotti da ricercatori, organizzazioni internazionali e organizzazioni della società civile, i membri della Convenzione hanno elaborato proposte di leggi e regolamenti.

Le modalità di confronto e di dialogo sono state progettate e implementate in modo che tutti i membri potessero partecipare attivamente ai dibattiti, indipendentemente dalle loro precedenti esperienze nello specifico settore.
La maggior parte degli scambi è avvenuta in sottogruppi, per avere il tempo di discutere e fare in modo che tutti potessero contribuire, sentendosi più a proprio agio. Le discussioni in plenaria o in grandi gruppi sono sempre state precedute e preparate da discussioni in gruppi più ristretti.
Dei facilitatori hanno accompagnato tutti gli scambi, senza influenzarli: la parola è stata lasciata ai membri della Convenzione. Sono state proposte modalità di lavoro mirate a facilitare il dialogo collaborativo e si è cercato di creare e mantenere una dinamica di gruppo in cui fossero bilanciati diversi obiettivi anche contraddittori. Regolarmente, ciascuno dei gruppi ha condiviso il proprio lavoro con tutti i 150 membri della Convention e le opinioni o le riserve di minoranza sono state mantenute e documentate.

Gli esiti della Convention
Le conclusioni sono state pubblicate sotto forma di proposte legislative e regolamentari, registrate in un rapporto presentato al Presidente della Repubblica, al Governo e comunicato ai media.
Tra i provvedimenti legislativi sono stati individuati chiaramente quelli che la Convention Citoyenne ha ritenuto opportuno sottoporre a referendum e quelli che, a suo avviso, avrebbero dovuto seguire la via parlamentare.
Nel rapporto è sottolineato ciò su cui i membri concordano, il grado di consenso interno, e sono evidenziati anche gli elementi e i punti di dissenso.
I membri della Convention si sono successivamente riuniti durante una sessione finale il 26, 27 e 28 febbraio per poter prendere atto delle risposte date dal Governo alle loro proposte, deliberare e dare un parere. Le conclusioni della sessione finale sono state pubblicate nell’AVIS DE LA CONVENTION CITOYENNE POUR LE CLIMAT sur les réponses apportées par le gouvernement à ses propositions - Version corrigée le 2 mars 2021

Come ha affermato Loïc Blondiaux, professore di Scienze Politiche alla Sorbona, membro della Commissione nazionale dibattito pubblico (Cndp), ed esperto di democrazia deliberativa, che ha fatto parte del Comitato di Governance della Convention, in una intervista realizzata da Agnese Bertello per la rivista Una Città (n° 268/2020) “l’originalità e la forza della Convenzione è la sua coerenza. Le proposte sono perfettamente coerenti e disegnano uno scenario di transizione climatica ed ecologica che, secondo me, dovrebbe ispirare tutti gli attori. Non sono proposte originali, ma fanno sintesi, e dimostrano che sono compatibili con la giustizia sociale e con la visione della società che dei cittadini comuni possono avere. Queste proposte non arrivano dalla sfera dei militanti, dei tecnici, della politica tradizionale, sono sostenute da cittadini ordinari. La maggior parte di queste proposte è stata considerata rivoluzionaria, troppo audace per poter essere sostenuta dal potere. Bene, adesso il potere non ha più scuse per non accogliere queste proposte. Il dramma è che il potere sta cercando di scartare progressivamente tutte le proposte.»

In conclusione, se effettivamente, come afferma Lipparini nella sua conversazione con Patrizia Sollini pubblicata su Z3XMI il 24 febbraio scorso, l’esempio della Convention Cytoyenne pour le climat ha in qualche modo orientato a Milano esperienze come quella del Piano Aria Clima, ci auguriamo che il nuovo Regolamento per la partecipazione possa assumere un valore molto più politico di un semplice atto amministrativo, dando un riconoscimento e una reale praticabilità a percorsi di democrazia deliberativa con gli istituti che intende introdurre e normare, in un diverso modo di intendere il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadinanza.

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