Autore: Giuseppe Maria Greco
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Non vorrei sbagliarmi, ma quest'idea mi sembra di averla già letta da qualche parte all'epoca della Moratti, che non mi sembrava particolarmente versata per le questioni relative alla scuola in generale e alla ricerca in particolare. Ma guardiamo la cosa dimenticando la Moratti.La zona Città Studi non è esattamente "a basso contenuto". Anzi, ne ha molti: architettonici, urbanistici, culturali, storici, artistici, economici, viabilistici, assistenziali eccetera. Non credo che la città potrebbe avere un beneficio ghettizzando fuori di essa aspetti radicati all'interno, nè sconvolgendo la sua fisionomia per motivi economicamente specifici. Si è già sperimentato che, senza il contributo dei cittadini, i mutamenti imposti alla città erano destinati al peggioramento della sua vita e al disastro economico. Possiamo ricordare i parcheggi sotterranei, le inascoltate osservazioni che precedettero lo scandalo del Santa Rita, i progetti di spostamento dell'Istituto dei Tumori ecc. Ma occorre anche tener conto della diversificazione della Zona, del cui equilibrio non si sono tanto occupate le amministrazioni cittadine quanto i cittadini stessi. E' certamente legittimo che un Rettore esponga una sua ipotesi, ma non lo è certamente il farla passare sulla testa dei cittadini della metropoli. Quindi, il sollecito degli altri commentatori al Consiglio di Zona va inteso in chiave più allargata nello spirito culturale della partecipazione che ha animato la proposta del sindaco Pisapia dall'epoca della sua elezione, quello stesso che ha consentito di dare esito logico e propositivo al piano di gestione del territorio, alla raccolta differenziata, alle scelte sui percorsi stradali e metropolitani ecc. ecc.
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