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 Re: Il Piano Strade Aperte, aria pulita.
Autore: Redazione 
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A me sembra un’ottima cosa che il Comune avvi un piano come quello proposto e voglia realizzare una “vera” rete di piste ciclabili in città, visto che quelle realizzate sinora non sono che timidi, e spesso maldestri, tentativi di dotare Milano di piste in grado di spostare una quota trascurabile della mobilità cittadina dalle quattro alle due ruote. Sono stati spesi soldi per cordoli e percorsi recintati costruendo solo spezzoni di piste che finiscono spesso nel vuoto e costringono poi i ciclisti a convivere pericolosamente con il traffico automobilistico. Sono anni che si discute sulla limitazione del traffico assolutamente necessaria ad esempio in corso Buenos Aires, ben venga finalmente un piano consenta di arrivare da piazza Duomo a piazzale Loreto privilegiando la bici e non l’auto, e sia magari propedeutico alla chiusura al traffico del corso. Se non è stato fatto in passato facciamolo subito sinché siamo in tempo costretti dall'emergenziale, per un ritorno non alla vecchia ma ad una “nuova normalità”.
Questo è il mio parere, se ci sono pareri discordi sarebbe opportuno discutere nel merito la soluzione e le diverse alternative contemplabili, sempre al fine di raggiungere gli obiettivi che credo tutti vogliamo raggiungere, meno smog, meno auto, più aria pulita.
Il Piano Strade Aperte si pone in questi termini e se l’azione del Comune tende a sollecitare un contributo di idee, favorevoli o contrarie, favorendo il coinvolgimento e una presa d’atto dei cittadini della necessità di affrontare seriamente il problema, ben venga, perché no? Si può anche pensare che l’intenzione sia solo quella di raccogliere consenso, può darsi, ma in questa occasione non mi è sembrato.

Non vedo cosa c’entrino le piste ciclabili con l’urbanistica “tattica”, anzi forse serviranno a cancellare qualche fantasioso e inutile progetto di quel tipo. E perché dovrebbero scomparire in fretta? Se si dimostreranno utili, auguriamoci il contrario.

Mi trovo invece pienamente d’accordo con la puntualizzazione relativa alla pretesa di “partecipazione” che viene, anche in questo caso, affibbiata ad un’iniziativa che non ha nulla a che vedere con la partecipazione, se con partecipazione si intende un processo che comporta la piena informazione, confronto e dibattito di un piano o di un progetto di rilevanza pubblica proposto alla discussione pubblica per arrivare ad una scelta democratica della soluzione da adottare. Quando chi governa le scelte le ha già fatte e chiama in causa i cittadini può parlare di consultazione, non certo di partecipazione.
Varrà la pena di tornare presto a dibattere su questo tema fondamentale per “una nuova normalità”.

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