La difesa del grande Forlanini, del parco e soprattutto
delle aree verdi e agricole circostanti, si è arricchita dal 2 novembre scorso
di un nuovo capitolo. Con la scoperta fatta da Michele Sacerdoti, consigliere
di Zona 3 (e presidente della commissione lavoro dello stesso), di un serio
problema in via Cavriana, dove opera la centrale “Canavese” dell’A2a. Di per sé
questa centrale di teleriscaldamento è uno dei fiori all’occhiello ecologici
dell’azienda energetica. Produce calore via tre grandi unità turbogas ottimizzate
e, insieme, opera una maxi pompa di calore in cui l’acqua di prima falda a 14
gradi (abbondante nella zona) viene raffreddata a 7 gradi, e gli altri sette gradi
“asportati” concorrono a riscaldare i circuiti di teleriscaldamento che si diramano
per il quartiere di Lambrate e persino fino al Palazzo di Giustizia.
Tutto bene? Sacerdoti, e con lui il comitato “Grande Parco
Forlanini”, ha scoperto un punto critico, e non piccolo. Questo tipo di
centrale, per sua natura, deve “processare” una grande quantità d’acqua. Può
arrivare persino a 300
litri al secondo (un torrente di media portata) e
l’acqua di prima falda non è potabile, in questo caso con leggere tracce di
cromo (sotto i limiti), ma comunque tali da richiedere il suo scarico diretto
nei corsi d’acqua, come il vicino Lambro, a circa un chilometro dalla centrale.
Il sopralluogo del 2 novembre ha mostrato però una
situazione critica. <L’acqua della centrale viene immessa direttamente nei
fossi agricoli _ spiega lo stesso Sacerdoti nella sua mail di denuncia inviata
al Comune di Milano _ E questi fossi
costituiscono il sistema di raccolta delle acque piovane dei campi agricoli del
comune di Milano (sistema di colatura) per evitare che i campi si trasformino
in paludi, come in passato, e diventino incoltivabili.
L’acqua di scarico di A2a li riempie fino a metà attualmente e li riempirà fino
all’orlo al massimo del regime. A2a, per evitare che l’acqua uscisse nei campi
attraverso le bocche di scarico dei canali laterali, le ha bloccate con opere
di manutenzione “creativa”. Una parte del percorso è stata tombinata e la
pendenza cambiata. In tal modo l’acqua della centrale scorre senza problemi
verso il Lambro ma l’acqua dei campi dopo le piogge non riesce a scaricare nei
fossi>.
Risultato: il sistema di deflusso creato da A2a, dopo ogni pioggia,
genera terreni parzialmente allagati e imbevuti d’acqua. Di questo passo i
campi del Comune tra la centrale Canavese e il canile municipale (coltivati
dalle aziende agricole Martini e Colombo) diverrebbero una sorta di palude
incoltivabile (come erano secoli fa, prima dello scavo dei fossi e delle
rogge). <Un altro colpo al progetto di Grande Parco Forlanini, _ continua
Sacerdoti _ e ai suoi campi agricoli più
vicini a Milano, dopo la vicenda del campo base della M4 che ha occupato due
ettari e mezzo di prezioso terreno agricolo lungo via Cavriana, coltivato dalla
Cascina Sant’Ambrogio. Non possiamo permetterci di danneggiare ulteriormente
l’attività agricola in quest’area>.
Dalla denuncia alla risposta del Comune (servizio
Agricoltura) e dell’A2a. Che precisavano, il 6 ottobre, di aver raggiunto un regolare
accordo, con Determina dirigenziale n.33 del 3 Luglio 2012, per lo scarico
delle acque della centrale a patto di interventi tecnici integrativi da parte
di A2A e di interrompere il flusso in caso di inconvenienti, oltre a rispondere
di eventuali danni arrecati alle aree circostanti e alle coltivazioni in atto.
Poi, il 7 novembre due funzionari del servizio agricoltura
effettuavano un sopralluogo e A2a rimuoveva i muretti che impedivano lo scolo
delle acque dai campi agricoli. Contemporaneamente A2a diminuiva il flusso
dell’acqua da 300 litrial secondo a 180. Nonostante questo l’acqua delle rogge, non più trattenuta dai
muretti, è di nuovo finita nei campi.
<Questo dimostra che gestire, via fossi, la compatibilità
del flusso di acqua dalla centrale con quelle dei campi è tecnicamente impossibile
_ osserva Sacerdoti _ ci vorrebbero
delle saracinesche comandate automaticamente dal flusso di pioggia per tutto
l’inverno, collegate alle pompe che emungono acqua dalla prima falda per
diminuirne il flusso>.
<Sorprende che A2a, che ha speso milioni di euro per
stendere chilometri di tubazioni sotto le strade per andare fino al Palazzo di
Giustizia _ si chiede Sacerdoti _ risparmi su una tubazione interrata da via
Cavriana al canile municipale, circa 500 metri in linea d’aria e così metta a
rischio la sostenibilità ambientale della centrale>.
Una bella domanda, quest’ultima. Perché l’A2a non ha
proceduto fin dall’inizio alla soluzione più logica? Ovvero, prendere una della
sue innumerevoli tubazioni e farla corre
fino al canile, da dove parte la tubazione che porta l’acqua al Lambro?
L’arcano è stato spiegato, in via ufficiosa, pochi giorni fa
da due alti dirigenti dell’azienda. Originariamente, hanno spiegato, la
centrale Canavese aveva una autorizzazione della Provincia a reimmettere in
falda (la prima, non potabile) l’acqua estratta dai sei pozzi per le pompe di
calore. Poi però l’Arpa lo ha impedito, in quanto contrasto con
l’Autorizzazione integrata ambientale. Di qui la soluzione via fossi e rogge,
di sicuro non ottimale. Che però andrebbe sostituita con la tubazione
sotterranea. Cosa fattibile se l’Aia (autorizzazione integrata ambientale)
emessa nel 2007 dalla Regione e in scadenza a fine anno, con il suo rinnovo prescriverà
appunto questa soluzione di scarico. Tanto più se si pensa che la domanda di
teleriscaldamento sta crescendo, e l’A2A prevede l’installazione di una quarta
unità termica.
<Il punto è quindi fare pressione sulla Provincia perché
il rinnovo dell’Aia non finisca alle calende greche – conclude Sacerdoti – e
preveda il nuovo obbligo di scarico con tubazione sotterranea, che deve essere
richiesto dal Comune nella conferenza di servizi>.
Dal canto loro gli agricoltori interessati, Martini e
Colombo, dopo aver anch’essi formulato un esposto al Comune, ora stanno
aspettando con i funzionari del servizio Agricoltura, la data di un secondo
sopralluogo sul posto.
Giuseppe Caravita
