"Scuola. Il sasso è lanciato". Scuole chiuse, didattica a distanza (DAD). E se facessimo di necessità virtù?

Questo il titolo di un intervento di Carlo Trionfi, direttore scientifico del Centro Studi Famiglia, sul tema scuola. ()
2020 primavera e lockdown 115
L’intervento tocca un punto critico della scuola di oggi: la noia degli studenti. L’autore dice che ha provato a seguire una lezione di suo figlio ma, pur ammettendo la preparazione dell’insegnante, ha vissuto quello che si può chiamare un forte senso di noia e straniamento. Aggiunge che suo figlio si è dimostrato più diligente. Sarà perché è più abituato a stare seduto nel banco, sarà perché è un adolescente avido di nuova conoscenza o perchè non ha ancora gustato l’insegnamento universitario. Chissà!
A parte l’aneddoto curioso penso che il titolo lasci intendere l’intenzione di parlare della scuola in generale e non solo di questo periodo di emergenza. In particolare l’autore individua due possibili strategie prese da esempi diffusi soprattutto in USA e nord Europa per combattere la passività indotta dalla nostra scuola.

La prima è quella di “suddividere ogni ora di lezione in moduli di circa dieci minuti, nei quali viene espresso e formalizzato un unico concetto. Ogni dieci minuti si richiede a tutti gli studenti di rispondere online ad una domanda su quanto appena ascoltato, in modo da renderli tutti partecipi e attivi, non solo i più bravi e motivati”.
La seconda strategia è quella “delle cosiddette flipped classroom o insegnamento capovolto, che bene si adatta alla DAD. Il modello delle “classi capovolte” propone che gli studenti accedano alle nozioni anche stando da soli, attraverso una serie di stimoli (lezioni videoregistrate dell’insegnante o di altri docenti, video, filmati, articoli) e che la lezione con gli altri compagni e con l’insegnante sia dedicata alla rielaborazione condivisa, alla sperimentazione e alla discussione...”.
L’autore si chiede: “Cosa vieterebbe di applicare un simile modello nella nostra scuola? (soprattutto nella scuola superiore ndr)...Perché non favorire l’elaborazione attiva dei contenuti, organizzando dei piccoli gruppi di studio che potrebbero incontrarsi in videoconferenza o in presenza (a seconda del livello di rischio) per organizzare stimoli di discussione online con l’intera classe, approfittando della DAD, se pure continuando ad auspicare un ritorno in aula che non è in nessun modo sostituibile e che rimane per noi l'unica modalità adeguata di apprendimento e socializzazione per i giovani?
Sebbene in modo surrogato, un simile modello consentirebbe di insegnare ai nostri figli a gestire una discussione o a presentare pubblicamente le proprie idee via video (cosa che per il futuro, per come stanno evolvendo i modelli di comunicazione e di riunione a distanza, dovranno imparare a fare in modo efficace una volta entrati nel mondo del lavoro).
E l’autore conclude con un’idea tanto franca quanto ardita: “Perché non formare immediatamente e rapidamente i nostri bravissimi docenti alla flip education affinché possano sperimentare in questi mesi di lockdown un nuovo metodo didattico più attivo e rispettoso delle competenze di studenti e docenti? Dobbiamo capire ciò che è evidente: il mondo è cambiato e alcuni elementi di questo cambiamento resteranno nel futuro a medio termine”.

Uno sguardo dall’interno
Dal mio osservatorio di insegnante di scuola media confermo il senso di straniamento dei ragazzi rispetto a quanto viene loro proposto a scuola. Concordo col dott. Trionfi che la passività è un male molto italiano della scuola e sul fatto che occorra una formazione degli insegnanti seria quando si introducono nuove metodologie. Il rischio delle flipped classroom infatti è quello di aumentare il divario tra chi è già più autonomo e chi lo è meno.
Faccio un salto ulteriore rispetto alle proposte concrete suggerite dal dott. Trionfi partendo da un esempio: mi risulta che nella scuola superiore l’unico libro obbligatorio da leggere al biennio sia ancora I promessi sposi col relativo linguaggio ottocentesco e contesto sociale incomprensibile ai ragazzi di oggi.
La mediazione di un bravo insegnante può rendere tutto attuale e stimolante ma col fraseggio del Manzoni, diciamolo, è dura, per i sempre più numerosi ragazzi stanieri, ma anche per i loro italianissimi coetanei che hanno tutt’altro per la testa.
Vedo invece esempi bellissimi di lavoro con gli studenti per far sviluppare loro competenze espressive, di creatività e conoscenza di sé: sono stato recentemente a vedere una rielaborazione cinematografica di Romeo e Giulietta prodotta da un gruppo di ragazzi della periferia di Milano guidati da un regista professionista. Al termine dello spettacolo ho pensato: “ Tutti i ragazzi dovrebbero avere un’opportunità così bella”.
Quando la didattica è fatta bene permette a tutti di partecipare, è inclusiva di per sé, perché permette di far emergere competenze e stili cognitivi diversi. Questi ragazzi, che non venivano certo da un contesto sociale ricco di strumenti culturali, hanno imparato a confrontarsi con approcci filosofici ai problemi amorosi, con la poesia di Shakespeare, la tecnica cinematografica, il contesto sociale e politico della Verona del 1300. Si vedeva la luce negli occhi di questi adolescenti.
Si può dire che non ci siano le risorse per offrire a tutti gli studenti la possibilità di lavorare decine di ore con professionisti esterni alla scuola. Eppure non posso fare a meno di pensare che i ragazzi dovrebbero almeno assaggiare, prima di terminare il loro percorso di studi, un modo di lavorare che solo un professionista esterno alla scuola può far conoscere. Gli insegnanti che hanno queste competenze ci sono ma sono una strettissima minoranza e le ore di compresenza che fino a qualche anno fa permettevano questo tipo di lavori ai più volenterosi sono state tolte. Inoltre negli ultimi anni la spinta ideale, che sorreggeva gli sforzi di molti insegnanti, da quello che vedo intorno a me, è andata spegnendosi.
Io vorrei che fosse riconosciuto DIRITTO DI TUTTI i ragazzi la possibilità di accedere a un’esperienza ben strutturata di cultura e sviluppo della propria espressività. Un diritto che non sia lasciato solo alla buona volontà dei singoli insegnanti. Penso quindi a inserire nel curricolo delle ore settimanali di attività espressive dalla scuola primaria fino alla secondaria. A quali professionisti esterni sto pensando? Ho incrociato nella mia vita molti giovani registi, attori, fotografi, poeti e scrittori, brillanti e vicini agli adolescenti per età. Molti fra questi avrebbero le capacità e la voglia di insegnare ai ragazzi. Una collaborazione part-time con le scuole garantirebbe loro un’entrata economica e un confronto stimolante con la realtà. Quelli degli studenti e degli artisti sono due bisogni che si incontrano.
Una sinergia tra le forze più vitali della società.
Sogno? Senz’altro si; ma come dice un proverbio “se si sogna da soli è solo un sogno. Se si sogna insieme è la realtà che comincia.”

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Re: Scuola. Il sasso è lanciato. Scuole chiuse, didattica a distanza (DAD). E se facessimo di necessità virtù?
20/11/2020 mietta
Il testo di Trionfi non mi ha comunicato nulla di nuovo, se non l'uso di internet per fare attività che ho sempre praticato: tempi d'attenzione (10 minuti i bambini, 20 gli adulti) , varietà di proposte e materiali con l'approccio metodologico. Ma anche curare il metodo di studio, la socializzazione, l'affettività, e anche l'educazione sessuale prima dei ministri degli anni 2000. Certo la situazione è peggiorata a causa dei tagli all'istruzione, che ha privilegiato la scuola privata, e l'atmosfera si è fatta più pesante.
Con più difficoltà si poteva però fare teatro, cinema, arte, musica, sport, convegni, visite ai musei o d'istruzione, non tutto lo stesso anno.
Certamente non in tutte le scuole, c'erano quelle in cui i genitori erano contrari non solo all'ed. sessuale, ma anche a tutto quello che non fosse didattica tradizionale, lo consideravano una perdita di tempo, però si faceva lo stesso.
Certo c'erano insegnanti più o meno o per niente impegnati, o troppo o poco empatici e c'erano quelli che non frequentavano mai i corsi d'aggiornamento dove si imparavano, spesso, i trucchi del mestiere. Così va il mondo.
Quanto poi ai Promessi Sposi, che io non ho mai fatto leggere, ma lo considero un bel romanzo e ben scritto, mi è capitato di sentire il parere di un ragazzo di 3^ media e una ragazza di 2^ superiore, entrambi stranieri, che, superato lo scoglio linguistico, hanno gradito molto la storia appassionante, ricca di particolari e il lieto fine. E poi, perché Manzoni no e Shakespeare sì?
Ho avuto la fortuna di usare libri di testi ottimi e ricchi e la mia lista di romanzi consigliati era extra e comprendeva libri per ragazzi nuovi e più datati con tantissimi spunti interpretativi.


Re: Scuola. Il sasso è lanciato. Scuole chiuse, didattica a distanza (DAD). E se facessimo di necessità virtù?
19/11/2020 Rosanna Vargas
Ho letto con grande interesse. Di necessità si deve fare virtu' non solo per la scuola e la didattica on line, ma anche per tante situazioni esistenziali che quest'anno ci hanno un po' sconvolto la vita. Quindi dobbiamo tutti ri-aggiornarci: mi piacerebbe che la scuola avesse una corsia preferenziale e una sinergia coni mondo dell'arte, di tutte le arti, e che questo fosse un diritto per tutti. In più si potrebbe trovare un tempo per chiedere agli studenti che cosa loro desiderano approfondire, una ora di curiosità, alla quale l'insegnante non è tenuto a rispondere immediatamente, ma è coordinatore di un desiderio di sapere condiviso. Infine ci sono moltissimi libri che potrebbero sostituire i Promessi Sposi ( io sceglierei di M. Faber "Il petalo cremisi e il bianco, magari evitando le pagine più scandalose, visto che di pagine ne ha 1100). Però....però.... un accenno a Don Lisander io lo continuerei a fare.... (Rosanna Vargas)


Re: Scuola. Il sasso è lanciato. Scuole chiuse, didattica a distanza (DAD). E se facessimo di necessità virtù?
19/11/2020 Lidia Aceto
Grazie per un nuovo articolo della serie, come sempre molto bello... forse un po' utopico nel finale (ma come hai detto bene è giusto anche sognare) e con una piccola vena di rancore (ho immaginato subito delle colleghe, che si rodevano... Sull'adottare nuove strategie di insegnamento ahimè c'è poco da sognare... certo che sarebbe molto bello se facessimo di necessità virtù, e come insegnanti avessimo un piano in testa di quello che vogliamo trattare, riadattandolo di volta in volta a diverse situazioni o contesti, con una programmazione a lungo termine anche nella raccolta e l'erogazione di materiali e documenti; però mi viene da dire che non ho mai visto nessun saperlo fare, e da insegnante di sostegno ho molte occasioni per spiare i colleghi dall'interno. Oltre al fatto che mi sembrano aumentati i casi patologici di chi soffre di disordine mentale.
Purtroppo soprattutto tra i docenti delle superiori si registra questa mancanza di capacità, sia organizzativa che di rielaborazione, perché?
Vige ancora la vecchia regola, per un insegnante: da precario, al primo incarico come in quelli degli anni dopo, si viene catapultati nelle classi senza nessun preavviso, e successivamente, quando scegliamo consapevolmente questa professione, ci mettiamo ad insegnare con caparbietà e ostinazione, ma recuperando come unico esempio o modello quello dei nostri stessi vecchi docenti, anche universitari!!! E ci mettiamo dentro per altro una buona dose di traumi personali legati al nostro vissuto di studenti. Mi è capitato molto più spesso tra i colleghi, rispetto al loro agire in modo professionale, di sentire lodare a posteriori un vecchio sadico e cattivissimo insegnante delle superiori (come quello di cui solo adesso si intendono le intenzioni e grazie al quale ho imparato quello che so!).
Nessuno di noi si è formato in una moderna università europea, purtroppo. Potremmo aggiornarci adesso, è vero, ma non solo nella teoria per favore!!! Dateci degli esempi e dei modelli da seguire!
E pochissimi di noi hanno le basi minime di pedagogia e psicologia per riconoscere che quello che permette veramente di imparare è la relazione e il darsi agli studenti come un modello in sè "abbastanza" risolto interiormente.
Ecco, tutto questo è un problema endemico in Italia, di sicuro più accentuato al sud, dove nelle università ci sono ancora professori che chiedono alle studentesse di venire a fare gli esami in minigonna e ai maschi danno un punto in più per la cravatta, e dove si esalta ancora il buon vecchio studio classico e ortodosso, raggiunto con fatica e abnegazione (ma di pochi). Se contiamo che gli insegnanti vengono nella stragrande maggioranza dei casi dal sud.....
A questo proposito mi viene in mente un articolo dal titolo "La scuola tradita" dove si coglie la necessità di un investimento serio, e non solo la dispersione di fondi per gli ennesimi corsi di aggiornamento che tutti vivono come un sopruso o per aumentare l'offerta formativa attraverso i progetti (perché purtroppo, diciamocelo, si fanno entrare esperti esterni nella scuola solo attraverso i progetti, e sinceramente alle superiori diventa solo la corsa all'accaparrarsi fondi, potere e riconoscimento nel solito contesto "fuori contesto" che è la scuola) invece di ammettere che ci vuole un investimento a lunga scadenza (abbiamo imparato noi per primi a gestire i gruppi di lavoro e lavorare in un team? oppure abbiamo tenuto per ore il culo sulla sedia e ascoltato pazientemente ore di lezione in attesa di una rivalsa?) investimenti anche, forse, per sanare la struttura al suo interno. Quella di chiudere le scuole e passare alla DAD è la dimostrazione che si va in senso contrario.
Sempre e comunque pienamente d'accordo sull'abrogazione dei Promessi Sposi nelle scuole!!!! (finita la scuola ho letto talmente tanti bei romanzi a me prima sconosciuti! e per fortuna che non ho perso il piacere di leggere!)


Re: Scuola. Il sasso è lanciato. Scuole chiuse, didattica a distanza (DAD). E se facessimo di necessità virtù?
18/11/2020 xavier
questo il link all'interessante intervento di Trionfi da cui si può accedere anche all'esplorazione dei servizi offerti dal Centro Studi Famiglia:
https://www.z3xmi.it/pagina.phtml?_id_articolo=14051-Scuola.-Il-sasso-lanciato.-Scuole-chiuse,-didattica-a-distanza-DAD.-E-se-facessimo-di-necessit-virt.html


 
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