Scuola. Il sasso è lanciato

Questo e gli articoli che seguiranno nelle prossime settimane vogliono offrire uno sguardo provocatorio sulla scuola. Alcuni sono semplici pillole, altri più corposi. Tutti sono spunti per aprire un dibattito, una riflessione comune a cui invitiamo i lettori a partecipare. ()
Munari
A partire da questa settimana vogliamo parlare di scuola proponendo di volta in volta tematiche, in genere poco considerate dai media, con lo scopo di far riflettere e innescare un confronto di idee. Vogliamo parlare di problemi anche pratici a cui chi vive la scuola dall’interno sa quanto sia importante e urgente dare risposta.

Chi scrive è un insegnante, ma tutti sono andati a scuola e possono a buon diritto raccontare la loro esperienza. E pensiamo anche che se la cosiddetta società civile parla della scuola con passione, si crea l’humus su cui potrà nascere finalmente una riforma della scuola come si deve.

La scuola è un contenitore di così tante esperienze e speranze che il punto di vista di chi scrive è per necessità parziale e limitato. Il rischio è che tanti punti di vista parziali non si incontrino, oppure si scontrino senza portare a un dialogo. Ma il confronto aperto e rispettoso è essenziale in ogni gruppo umano, lo vediamo tutti i giorni, dalla coppia fino alle organizzazioni sovrannazionali; e un giornale è proprio un “luogo” dove le idee possono alimentarsi vicendevolmente.

Z3xMi non è una rivista specializzata sulla scuola, ma è un luogo di confronto sulla e nella realtà milanese a noi più vicina, la nostra zona. E guardando le cose da vicino si scoprono tanti dettagli che altrimenti sfuggono.
Sappiamo che Milano è un gran laboratorio di idee. Intorno a noi ci sono risorse di pensiero, capacità professionali, un bagaglio di esperienze enorme che spesso non hanno voce e che chiedono solo di essere condivisi. Facciamolo. Parliamone insieme. Dopo che avrete letto la nostra prima “provocazione”; fermatevi un attimo, ripensate alla vostra esperienza a scuola e lasciateci un commento. È già bello poter condividere le idee, trovare chi è d’accordo con noi o vuole offrirci un nuovo punto di vista per ampliare il nostro. E magari da questo confronto ne potrà nascere anche qualcosa di più.
Chissà! Mai dire mai.
Buona lettura!

Scuola educante? Educatori a scuola!
Negli ultimi anni la scuola è stata investita da una costante crescita di compiti educativi ma le stesse norme che fissavano gli obbiettivi non hanno previsto la crescita dei mezzi messi a disposizione.
Nelle Indicazioni nazionali del Ministero del 2012 si legge infatti nella prima pagina: “...per poter assolvere al meglio alle sue funzioni istituzionali, la scuola è da tempo chiamata a occuparsi anche di altre delicate dimensioni dell’educazione”.

In particolare, il nocciolo fondamentale è se la scuola sia solo un luogo di apprendimento o anche un servizio sociale di supporto agli studenti con grossi problemi di crescita. La normativa sui Bisogni Educativi Speciali (BES) mette tutto sulle spalle degli insegnanti. È vero che fa parte della professionalità dell’insegnante individuare le strategie che meglio si adattano a ogni studente ma un insegnante non può fare da professore, educatore, poliziotto e assistente sociale insieme. A prescindere dalla qualità dell’insegnante. La scuola, come luogo in cui tutti i ragazzi passano gran parte del loro tempo, può essere una sede adatta dove affrontare problemi anche gravi di crescita ma, quando questi sorpassano un certo livello, ci vogliono figure con professionalità diverse da quelle degli insegnanti.

La soluzione a questo problema sarebbe prevedere l’assunzione di personale educativo specializzato e non precario che possa seguire nel tempo i ragazzi in questione attivando collaborazioni con reti di servizi. Lo psicologo dello sportello presente un giorno alla settimana in una scuola con centinaia di studenti non può certo bastare.

Imporre invece obbiettivi irrealizzabili a insegnanti che non ne hanno le competenze è il miglior modo per creare insegnati demotivati.
Il problema non è tanto che gli insegnanti hanno bisogno di essere formati in ambito psicologico, anche se non farebbe male. Un insegnante per quanto empatico non avrà mai le competenze né il setting adeguato per fare un altro lavoro oltre al suo, mentre fa il suo.

Al di là delle grandi teorie, quanti insegnanti, quanti genitori, quanti studenti hanno vissuto un’esperienza che li ha portati a riflettere su questo tema. Come l’hanno affrontata? Che cos’hanno pensato?
Il sasso è lanciato. Il dibattito è aperto.

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Re: Scuola. Il sasso è lanciato
25/09/2020 Rosanna Vargas
Negli anni sono stata Tutor nella scuola di Gaggiano e quindi distaccata dalla cattedra di lettere. Il Tutor era una figura intermedia destinata all'ascolto attivo e al collegamento tra le persone (alunni, insegnanti, genitori) per individuare la strategia migliore per risolvere i vari problemi (didattici, relazionali, psicologici) e un professionista del settore. La figura del tutor è stata molto apprezzata dai genitori degli alunni, un po' meno dai colleghi. Per me è stata un'esperienza interessante e utile, ma poi il Ministero l'ha tolta.
Ovviamente per motivi economici.
Peccato.
Rimane una scuola utopica, come quella descritta nella serie "Rita" di Netflix, un buon diversivo ma irreale come tutti i film.


Re: Scuola. Il sasso è lanciato
20/09/2020 mietta
Le parole che vengono usate sono determinanti.
Verso la fine degli anni '80, una serie di scioperi degli insegnanti, che chiedevano un rinnovo del contratto di lavoro, fermo da anni, aveva scatenato una serie di elzeviri di un noto e poi sparito psicologo sul Corriere, alternandone uno contro gli insegnanti statali fannulloni e il giorno dopo uno sulla giusta legge della giungla dove vince il più forte.
Così per mesi. Era in atto anche un tentativo di cambiare i proprietari del Corriere.
La conseguenza fu un attacco contro tutti gli insegnanti statali nel chiacchiericcio da bar e un lassismo circa il compito socio-educativo della scuola.
Si arrivò a chiedere contenuti nozionistici e sostenere che i giovani dovessero essere lasciati da soli a cavarsela contro il bullismo, perché dovevano imparare a cavarsela; quindi la scuola aveva solo il compito di riempire di informazioni, non di riflessioni.
Il bullismo si propagò man mano dalle superiori anche alla scuola di base.
Parimenti la svalutazione degli insegnanti fu supportata, senza distinzioni, fino ad arrivare ai tempi dei ministri dell'Istruzione Moratti e Gelmini, quando addirittura vennero pubblicati articoli in cui si invitava a denunciare quegli insegnanti che criticavano i suddetti rappresentanti della Pubblica Istruzione.
Di concerto l'aggiornamentio degli insegnanti non diventò mai obbligatorio, ne' vi fu mai un riconoscimento di chi seguiva i corsi di aggiornamento.
Nonostante questo ci sono meravigliosi insegnanti statali, così come straordinari medici delle strutture pubbliche e i cittadini continuano a credere che il sistema pubblico funzioni meglio del privato.
Il pubblico resiste e gode di buona salute.

E' possibile lanciare una riflessione sul sistema scolastico professionale?


Re: Scuola. Il sasso è lanciato
17/09/2020 Franco Meazza
Mia moglie, ora in pensione da oltre 10 anni, ha insegnato "Educazione artistica" nella media inferiore per 35 anni, in zona (dopo tre o quattro anni di gavetta fuori zona).

Favorita dalla materia sempre bene accettata dai ragazzi, le è stato possibile seguire in collaborazione con l'insegnate di sostegno anche l'inserimento di alunni problematici,
vuoi per motivi fisici vuoi per motivi linguistici (negli anni 90 ormai c'erano anche due o tre extra-comunitari per classe). E quasi sempre l'inserimento è avvenuto con successo.
Poi (anni 2000) sono via via scomparsi gli insegnanti di sostegno con una preparazione specifica, sostituiti da insegnanti precari con nulla preparazione e scarso interesse
per quell'incarico. Anche quelli di buona volontà, appena possibile migravano ad altro incarico.

Per anni ho discusso con mia moglie di questi problemi e, seppur non sempre d'accordo, abbiamo sempre pensato che i risparmi (forse) realizzati siano andati a discapito degli
alunni più bisognosi e delle famiglie più disagiate.
E la cosa sembra continuare.
Oltre a pensare alle mascherine gratis per tutti (scelta elettorale?), o alla misura della temperatura delegata alla famiglia (ma quando mai?), o ai banchi con le rotelle
(ma quale burocrate ha deciso una cosa così assurda?)sarebbe urgentissimo ripristinare (per poi avviare ulteriori significativi miglioramenti) almeno la situazione di 20 anni fa.


 
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