Scuola. Il sasso è lanciato
Chi scrive è un insegnante, ma tutti sono andati a scuola e possono a buon diritto raccontare la loro esperienza. E pensiamo anche che se la cosiddetta società civile parla della scuola con passione, si crea l’humus su cui potrà nascere finalmente una riforma della scuola come si deve.
La scuola è un contenitore di così tante esperienze e speranze che il punto di vista di chi scrive è per necessità parziale e limitato. Il rischio è che tanti punti di vista parziali non si incontrino, oppure si scontrino senza portare a un dialogo. Ma il confronto aperto e rispettoso è essenziale in ogni gruppo umano, lo vediamo tutti i giorni, dalla coppia fino alle organizzazioni sovrannazionali; e un giornale è proprio un “luogo” dove le idee possono alimentarsi vicendevolmente.
Z3xMi non è una rivista specializzata sulla scuola, ma è un luogo di confronto sulla e nella realtà milanese a noi più vicina, la nostra zona. E guardando le cose da vicino si scoprono tanti dettagli che altrimenti sfuggono.
Sappiamo che Milano è un gran laboratorio di idee. Intorno a noi ci sono risorse di pensiero, capacità professionali, un bagaglio di esperienze enorme che spesso non hanno voce e che chiedono solo di essere condivisi. Facciamolo. Parliamone insieme. Dopo che avrete letto la nostra prima “provocazione”; fermatevi un attimo, ripensate alla vostra esperienza a scuola e lasciateci un commento. È già bello poter condividere le idee, trovare chi è d’accordo con noi o vuole offrirci un nuovo punto di vista per ampliare il nostro. E magari da questo confronto ne potrà nascere anche qualcosa di più.
Buona lettura!
Scuola educante? Educatori a scuola!
Negli ultimi anni la scuola è stata investita da una costante crescita di compiti educativi ma le stesse norme che fissavano gli obbiettivi non hanno previsto la crescita dei mezzi messi a disposizione.
Nelle Indicazioni nazionali del Ministero del 2012 si legge infatti nella prima pagina: “...per poter assolvere al meglio alle sue funzioni istituzionali, la scuola è da tempo chiamata a occuparsi anche di altre delicate dimensioni dell’educazione”.
In particolare, il nocciolo fondamentale è se la scuola sia solo un luogo di apprendimento o anche un servizio sociale di supporto agli studenti con grossi problemi di crescita. La normativa sui Bisogni Educativi Speciali (BES) mette tutto sulle spalle degli insegnanti. È vero che fa parte della professionalità dell’insegnante individuare le strategie che meglio si adattano a ogni studente ma un insegnante non può fare da professore, educatore, poliziotto e assistente sociale insieme. A prescindere dalla qualità dell’insegnante. La scuola, come luogo in cui tutti i ragazzi passano gran parte del loro tempo, può essere una sede adatta dove affrontare problemi anche gravi di crescita ma, quando questi sorpassano un certo livello, ci vogliono figure con professionalità diverse da quelle degli insegnanti.
La soluzione a questo problema sarebbe prevedere l’assunzione di personale educativo specializzato e non precario che possa seguire nel tempo i ragazzi in questione attivando collaborazioni con reti di servizi. Lo psicologo dello sportello presente un giorno alla settimana in una scuola con centinaia di studenti non può certo bastare.
Imporre invece obbiettivi irrealizzabili a insegnanti che non ne hanno le competenze è il miglior modo per creare insegnati demotivati.
Il problema non è tanto che gli insegnanti hanno bisogno di essere formati in ambito psicologico, anche se non farebbe male. Un insegnante per quanto empatico non avrà mai le competenze né il setting adeguato per fare un altro lavoro oltre al suo, mentre fa il suo.
Al di là delle grandi teorie, quanti insegnanti, quanti genitori, quanti studenti hanno vissuto un’esperienza che li ha portati a riflettere su questo tema. Come l’hanno affrontata? Che cos’hanno pensato?
Il sasso è lanciato. Il dibattito è aperto.