Intervista a Renato Aquilani, presidente dell’Associazione per il Parco Sud Milano

Lo sviluppo integrato delle città e della campagna è una delle prossime sfide da vincere per il benessere delle generazioni future. Ne abbiamo parlato con Renato Aquilani, un alfiere della nascita e promozione del Parco Agricolo Sud Milano. ()
Cities and Circular Economy for Food
Renato Aquilani è stato sin dagli inizi tra i sostenitori della Parco Agricolo Sud di Milano, realtà che si estende su 47mila ettari e comprende 61 comuni della Città Metropolitana, con ampie propaggini in Milano per oltre 4mila ettari, tra cui – nella zone est- il Grande Parco Forlanini. E’ il presidente dell’Associazione per il Parco Sud, carica che presto lascerà alla scadenza del mandato per un naturale avvicendamento dei ruoli. L’Associazione è nata a metà degli anni ‘80 quando era sorta l’esigenza impellente di difendere i terreni verdi intorno a Milano da una speculazione edilizia senza freni. Gli sforzi ebbero successo e negli anni ’90, con la legge n. 24/90 è nato il Parco Sud. Venne costituito dalla Regione l’Ente Parco, dato in gestione alla Provincia e ora alla Città Metropolitana di Milano.

Come opera l’Associazione per il Parco Sud di Milano?
Si occupa della difesa del Parco dai tentativi, che ovviamente non mancano, di insediamenti ad oltranza. Al tempo stesso promuove lo sviluppo delle attività che si svolgono nel territorio, l’agricoltura, l’agriturismo, promuove eventi e manifestazioni per mantenere vivo il rapporto tra la città e la campagna. E’ in realtà un'associazione di associazioni, molto numerose data la vastità del Parco e molto attive

Quindi si può dire che il Parco oggi gode di buona salute?
Da parte dell’Ente ci aspetteremmo una maggior vitalità, la presenza pubblica è stata piuttosto mortificata dalla politica, ma negli ultimi anni la situazione va migliorando e Milano si sta rendendo conto che il Parco può rappresentare una nuova opportunità. La partecipazione dei cittadini non è mai mancata ed è andata aumentando, soprattutto negli ultimi anni. Nonostante sia in atto una profonda crisi che ha prodotto inevitabilmente una certa chiusura della gente verso l’esterno, ciò ha toccato poco i gruppi che lavorano e sono attivi all’interno del Parco. Altra dinamica positiva è costituita dagli agricoltori: alla nascita del Parc0 erano diffidenti, attestati su posizioni di difesa e abituati alle coltivazioni estensive tradizionali della zona.
Negli ultimi 8/9 anni, molti invece hanno capito che il Parco è effettivamente un’opportunità da cogliere e si stanno modificando e diversificando le attività: viene introdotta l’orticoltura, si punta ad offrire un prodotto di qualità, si impiegano metodi di coltivazione ecosostenibili, ci si attrezza per la vendita diretta al consumatore cittadino, offrendo servizi di agriturismo. Ho notato che sta crescendo una nuova generazione di agricoltori con una mentalità più aperta, dotati di spirito imprenditoriale e con competenze specifiche e preparazione di livello elevato, si occupano di agricoltura anche laureati. In effetti, nel nostro territorio l’agricoltura è l’unico settore in crescita, sia come fatturato che posti di lavoro. Uno sviluppo al quale ha sicuramente contribuito il Parco.


Ho l’impressione che i milanesi percepiscano il Parco Agricolo come una realtà estranea e lontana. E’ così?
In parallelo ai cambiamenti dell’agricoltura sta cambiando anche la mentalità dei cittadini. Milano nel passato aveva tagliato i rapporti con la sua campagna, all’inurbamento seguiva l’abbandono dei campi; ancora negli anni ‘80-90 un urbanista oltre la periferia delle città vedeva il vuoto, era come se il territorio verde, la natura fossero elementi a perdere, da riempire con lo sviluppo invasivo e distruttivo dell’edificazione urbana. Ora esperti e cittadini hanno mutato atteggiamento, non a caso ben colto dall’industria alimentare che lancia messaggi pubblicitari (del tutto falsi), ma alquanto significativi, quando evoca mulini bianchi e minestre preparate con verdure dell’orto.
In realtà, nei vasti territori del Parco Sud sempre più si organizzano eventi, feste in cascina, mercati contadini fuori porta a cui partecipano sempre più numerosi i cittadini, assistiamo ad una aggregazione crescente tra città e campagna, come testimonia il successo che hanno avuto ad esempio i falò di sant’Antonio Abate, che a metà gennaio, e nonstante il freddo, hanno richiamato nelle cascine migliaia di visitatori.

In quale direzione vede lo sviluppo futuro del Parco, oltre alla citata integrazione città/campagna?
Il Parco Agricolo Sud è molto grande, in questo anomalo come parco e non facilmente fruibile dai cittadini. La nostra associazione sta perciò lavorando per superare questa difficoltà. La nostra idea, ripresa dagli amministratori pubblici, è di realizzare una serie di “portali” che identifichino vari punti di ingresso. Ad esempio, già 30 anni è stato dato vita al Bosco in Città, successivamente è stato avviato il recupero del Parco delle Cave, sviluppato il Parco del Ticinello e il Parco della Vettabbia (100 ettari) nei dintorni dell’Abbazia di Chiaravalle, recentemente è stata avviata la riqualificazione di Porto di Mare, affidata ad Italia Nostra: queste sono tutte realtà comprese nel Parco Agricolo.
La scommessa per il futuro è il Grande Parco Forlanini, un progetto che mira a mettere insieme aree oggi tra loro sconnesse, aree agricole e aree urbane da ricollegare includendo il fiume Lambro, riscoprendo l’Idroscalo, costruendo piste ciclo-pedonali per consentire a tutti di fruire del territorio nei suoi diversi aspetti.
La sfida è quella di coniugare agricoltura e svago, momenti una volta considerati contrastanti; è una scommessa certo quella di mettere insieme lavoro e tempo libero, ma l’esperienza concreta del parco del Ticinello ci rassicura.
Milano e l’Ente Parco, sino a pochi anni fa, non interloquivano, i Presidenti delle due istituzioni non entravano in dialogo. Oggi è diverso: Milano ha compreso che occorre recuperare il rapporto con il territorio delle cascine, uscire dalla visione della città isolata dal suo hinterland, il Grande Parco Forlanini si deve muovere in questa direzione ed è stato importante vedere presenti insieme i rappresentanti istituzionali del Comune di Milano, di Segrate, di Peschiera Borromeo, della Regione alla presentazione dei progetti in elaborazione (ndr vedi l'articolo ).

* L'immagine di copertina è tratta dal report "Cities an Circular Econnmy for Food - Nerw Ellen Macarthur Foundation"

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