Il verde partecipato

Ma i milanesi possono prendersi personalmente cura del verde urbano? E se sì, come? Su questo tema prosegue il nostro dossier sul verde a Milano. ()
verde
Mantenere Milano più bella e più verde è più facile se partecipiamo tutti.
Un principio semplice e condivisibile, ma anche una delle novità introdotte dal nuovo regolamento: i cittadini possono partecipare allo sviluppo, alla riqualificazione al mantenimento di aree verdi comunali attraverso forme di collaborazione volontaria o sponsorizzazioni regolamentate.
È possibile anche prendersi cura di arredi e attrezzature, degli spazi destinati a verde pubblico antistanti a negozi, condomini e locali pubblici.
Chiunque può diventare partner del verde cittadino: soggetti pubblici o privati, singoli cittadini, associazioni, condomini, enti, università, scuole, società, banche, negozi, bar, chioschi, studi professionali…
All'interno delle aree verdi è possibile anche prendersi cura di:
- arredi e attrezzature, come panchine, giochi, aree cani, aree fitness, strutture sportive comunali (es. campi bocce, basket, calcio, tennis…)
- spazi destinati a verde pubblico antistanti a negozi, condomini e locali pubblici.
Si può partecipare a mantenere e migliorare il verde di Milano in 4 diversi modi
1. Con la sottoscrizione di un accordo di collaborazione tecnica e attraverso un diretto e personale intervento, si può rendere più bello un pezzo verde di Milano, presentando un progetto che spieghi come migliorare e mantenere l'area scelta.
2. Nella sponsorizzazione tecnica, si può presentare un progetto e il relativo preventivo per migliorare e mantenere un’area verde pubblica. Il progetto deve sempre essere approvato dal Comune di Milano. Per questo tipo di sponsorizzazione il cittadino dovrà affrontare solo le spese vive per le opere di sistemazione a verde e manutenzione. In cambio potrà avere visibilità del suo logo o marchio.
3. Sponsorizzazione finanziaria per la manutenzione ordinaria prevede il semplice versamento di una somma di denaro, che verrà destinata alla cura ed alla manutenzione dei parchi storici di Milano.
4. Sponsorizzazione finanziaria per interventi di manutenzione straordinaria, principalmente per realizzare nuove aree gioco o riqualificarne di esistenti: basterà comunicare la propria disponibilità a finanziare un progetto dell’Amministrazione o presentare una propria proposta. Le proposte saranno selezionate e valutate e il Comune di Milano le realizzerà, garantendo in cambio la visibilità del logo o marchio.

I Giardini Condivisi

Il Comune di Milano ha approvato il 25 maggio 2012 la Delibera N.1143 con la quale ha deciso di riconoscere e promuovere la pratica dei giardini condivisi, definendo le linee d'indirizzo per la realizzazione di giardini condivisi su aree di proprietà comunale abbandonate e/o degradate, in taluni casi anche aree urbanizzate, che presentino le caratteristiche per essere in tal modo valorizzate e meglio fruibili.
Il progetto “Giardini Condivisi” rappresenta un modo innovativo di recupero e di gestione di aree pubbliche abbandonate: la loro restituzione all'uso pubblico è frutto di un'attività collettiva. Nelle aree, interessate dal progetto, si svolgono attività di giardinaggio e coltivazione, da viversi come momenti di incontro tra generazioni, culture, relazioni tra chi abita il quartiere e vuole volontariamente dedicarsi a queste attività. Oltre alla riqualificazione dei luoghi, il progetto ha quindi obiettivi differenti: non solo l'abbellimento di uno spazio cittadino, ma anche la sensazione di essere con gli altri per un fine comune, l'aiuto reciproco e la voglia di sperimentare, contribuire a una gestione eco sostenibile del nostro territorio. I giardini condivisi realizzati (il Giardino Conchetta Verde, il Parco Segantini, il giardino di Via San Faustino,…), formalizzati con la costituzione in Associazioni senza fini di lucro, attivi sono dieci: sono spazi pubblici la cui gestione è frutto di un’attività collettiva e concertata, in alcuni casi, come per il Parco segantini, addirittura il risultato di una “progettazione partecipata”. I giardini condivisi vedono protagonisti tutti i cittadini perché sono realizzati e gestiti dai cittadini stessi per rendere più vivibile il loro quartiere recuperando e gestend aree pubbliche degradate e abbandonate che, per mancanza di risorse economiche, il Comune di Milano non è in condizione di riqualificare.

L’orticultura urbana

Il panorama degli orti urbani a Milano è estremamente variegato per tipologia, dimensioni, stato giuridico, finalità e motivazioni e l’esperienza degli orti ha a Milano una lunga storia. Nel 1942 gli orti destinati alla produzione di derrate alimentari per sostenere la popolazione (orti di guerra) furono più di 10.000, molti dei quali sorti su aree di proprietà comunale. Negli anni ’60 la città vede diffondersi gli orti abusivi, sorti in particolare ai margini delle periferie; il fenomeno dell’abusivismo prevale fino agli anni ’80 quando il Comune inizia l’assegnazione di propri terreni a persone prevalentemente anziane. Alla fine degli anni ’80 l’area metropolitana milanese conta circa 290 ettari di orti individuali e viene definita capitale italiana degli orti urbani. Oggi sono ampiamente diffuse diverse tipologie di orti, da quelli terapeutici, a quelli didattici, a quelli comunitari.

Gli orti sociali
Tipologia consolidata e comunque in crescita è quella degli “orti sociali” che conta 1378 lotti nella sola città di Milano. Di questi 874 sono di proprietà comunale; gli altri sono gestiti da altre istituzioni pubbliche, associazioni o anche privati: è il caso degli orti di via Chiodi (180 lotti) e del Parco Nord (330 lotti). Il fenomeno è comunque in espansione anche nell’hinterland. L’amministrazione assegna in gestione particelle ortive ai cittadini.
Nel Municipio 3 troviamo gli orti di Via Canelli assegnati a rotazione ai cittadini. Recentemente sono stati sistemati un centinaio di orti “non ufficiali” lungo il Lambro in Via Rizzoli, esistenti dagli anni ’50, e spostati su terreni sicuri rispetto alle esondazioni, nel parco Lambro, dove verranno assegnati nell’ambito del progetto RELambro di riqualificazione delle sponde del fiume.

Gli orti comunitari
Fenomeno emergente è quello degli “orti comunitari” che conta oramai in Milano una decina di esperienze.
Tra le più significative quella di "Libero Orto", un ampio orto comunitario all'interno dell'ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini, nella zona nord della città. Nato nel 2005 dall'associazione no-profit "Il Giardino degli Aromi", fondata da un gruppo di donne con esperienza nella coltivazione di piante aromatiche e medicinali, oggi il gruppo conta più di 200 membri e promuove l'orticoltura come strumento di benessere fisico e mentale in situazioni di disagio fisico o psichico.
Libero Orto è strutturato in singoli appezzamenti e aree collettive. La superficie coltivata è di 1,8 ettari e sono circa 120 i cittadini che coltivano ortaggi, piante aromatiche e antiche varietà di alberi da frutto.
Le conoscenze acquisite vengono trasmesse anche al resto della cittadinanza attraverso corsi di formazione specifici e incontri sull'educazione ambientale, il riconoscimento di erbe e così via.
Ci sono poi gli orti nelle scuole come strumento didattico e occasione formativa.

Il progetto “orto diffuso”

Come reazione alla urbanizzazione e al modello della speculazione commerciale ed edilizia nasce l’idea dell’ ”orto diffuso” che ristabilisce il legame tra natura, campagna e città, aprendo i confini dell’area urbana, e crea una base per rendere possibile, in futuro, una diversa progettazione degli spazi urbani.
Il

vide la luce un anno fa su iniziativa dell'agronoma Mariella Bussolati e ha già ottenuto il riconoscimento Award di Agricoltura dell'Agenzia Italiana Campagna e Agricoltura Responsabile. Nel suo manifesto l’orto diffuso si definisce un sistema di produzione di piante da orto (e non solo) che parte dai balconi per raggiungere spazi più ampi, che parte dalla città per raggiungere la campagna, che parte da un singolo individuo (o da una famiglia) per creare una rete sociale, dove le competenze di ciascuno possono diventare un patrimonio comune e le persone utilizzano questi spazi per ripensare la città, ma anche la propria vita.”

La mappatura degli orti urbani
Il primo obiettivo di “orto diffuso” è la mappatura degli orti urbani della città di Milano. Il catalogo comprende tutte le tipologie riferibili all'agricoltura urbana, dagli orti su terrazzi e balconi a quelli comunali regolarmente affittati passando per orti di privati, cooperative, associazioni, gruppi informali. Inoltre, in linea con la logica del “guerrilla gardening”, la comunità di orto diffuso raccoglie anche segnalazioni di aree dismesse o in attesa di una destinazione d'uso definitiva, angoli inutilizzati, aiuole dimenticate e tutti quei luoghi che potenzialmente potrebbero essere ridisegnati e vissuti attraverso l'agricoltura urbana. “Nel progetto dell’orto diffuso l’utilizzo di strumenti multimediali e di internet diventa un ingrediente importante per mantenere la rete di relazioni, consentire la condivisione di informazioni, permettere ad altri di conoscere il progetto, rielaborarlo, trasformarlo, e rimetterlo in circolo”.
Su piccole parcelle da coltivare a insalata, pomodori, patate, zucchini…era basata l’economia delle famiglie operaie, che sfruttavano gli ampi spazi vuoti della città, o quelli messi a disposizione dalla fabbrica o dal comune (nella Milano “sociale” di fine ottocento capitava), per aiutare il bilancio famigliare.
Ma il terreno in città è una risorsa troppo preziosa, e negli ultimi anni gli orti si sono progressivamente ridotti. E persino quelli che venivano considerati come esempio di realtà sociale, urbanistica e storica sono scomparsi.
L’orto diffuso ricrea un legame con il territorio, non isolato rispetto al tessuto della città. Si può espandere e prolungare in altri spazi, come i giardini comunitari costruiti nelle aree abbandonate dalla speculazione edilizia o dal verde urbano di scarsa qualità. E serve a ricordarci che il cibo non è un prodotto del supermarket, ma il risultato della lavorazione del suolo e della combinazione di elementi che nell’attuale modello di organizzazione sociale e produttiva sfuggono al nostro controllo.

Orti d’azienda
ORTI D'AZIENDA Onlus è un'Associazione senza scopo di lucro e svolge attività di tutela sociale e ambientale, promuove e crea progetti in ambiti collettivi che difendono l'ambiente, diffondono la cultura della filiera corta, sostengono la responsabilità sociale nei luoghi di lavoro, riqualificando aree marginali e territori post-industriali.
Per realizzare gli orti l'Associazione ORTID'AZIENDA agisce di concerto con le Onlus cooperative agricole specializzate in attività di realizzazione e manutenzione del verde attraverso il coinvolgimento di soggetti deboli.
L’attività di ORTID’AZIENDA ha l’obiettivo di realizzare orti nei luoghi di lavoro per scopi sociali e perciò:
- definisce il progetto insieme alle aziende curandone la realizzazine anche con ilpersonale aziendale
- gestisce la manutenzione e organizza eventi formativi per i dipendenti
- gestisce il netwoek degli Orti Aziendali promuovendo incontri, ebenti di comunicazione epromozione.
Si rivolge ad aziende impegnate sul tema della Social Responsability e ad aziende che vogliono migliorare il coinvolgimento e la partecipazione dei dipendenti.
Naturalmente le aziende devono disporre di appezzamenti di terreno, anche di piccole dimensioni, presso la loro sede e che desiderino valorizzarli in una visione sociale e ambientale.
La struttura dell'orto potrà essere realizzata in pochi giorni.
La gestione dell'orto potrà essere fatta dall’associazione ORTI D'AZIENDA, dai dipendenti o da entrambi.
I frutti dell'orto che sarà produttivo almeno da marzo/aprile a ottobre/novembre potranno essere destinati ai dipendenti, ai membri delle associazioni convenzionate o ad associazioni caritatevoli.
L'orto potrà essere guidato da un gruppo di gestione interno all'azienda associata, diventerà uno spazio comune, un luogo di aggregazione per i dipendenti, di incontro per le attività aziendali, di accoglienza per i visitatori, per l'integrazione dei lavoratori stranieri e di educazione alla cultura del lavoro e della corretta alimentazione e uno strumento di integrazione con il contesto territoriale coinvolgendo le associazioni locali. Inoltre contribuisce a praticare un diverso uso delle areemarginali e dei territori postindustriali e contribuisce a riqualificare le periferie delle città.

Gli orti d'azienda in zona 3

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