Quale futuro immaginiamo per l’Europa?

Ormai entrati in pieno clima elettorale alcune considerazioni, senza pretese di imparzialità. ()
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Rimpiango i bei tempi andati in cui, in vista della prossima ventura tornata elettorale, mamma RAI TV mandava in onda “Tribuna elettorale”, condotta con imparzialità e rigore da Jader Iacobelli, giornalista televisivo, trasmissione che tutte le sere in vista delle tornate elettorali aveva lo scopo di presentare da parte del servizio pubblico televisivo agli elettori le proposte e le dichiarazioni di ogni partito in lizza. Una trasmissione agli antipodi di tutto ciò che oggi viene proposto nei vari talk show televisivi di attualità politica, in cui si usa ogni mezzo per irridere gli avversari e per banalizzare il confronto di idee e opinioni.

Certo la trasmissione era un po’ noiosa, priva di colpi di scena, urla o invettive, che il moderatore mai avrebbe consentito; durava, se non ricordo male, una mezzoretta, andava in onda dopo il telegiornale serale, prima di Carosello, in modo da avere la maggior partecipazione possibile, in barba alla tirannia dell’audience, e presentava, in ordine estratto a sorte, tutti i partiti ammessi alle votazioni. Ciascun oratore, in rappresentanza del proprio partito, parlava per cinque minuti (se ben ricordo), rigorosamente cronometrati, con un diritto di replica, a turno dopo che tutti i presenti avevano perorato la propria causa.
In quei tempi i partiti erano numerosi, i governi erano sostenuti da coalizioni di più partiti e spesso non duravano molto a lungo, valeva il sistema proporzionale e non c’erano premi di maggioranza, ma abbiamo avuto un certo periodo di diffusa prosperità economica, i redditi erano tassati con aliquote decisamente progressive, venne introdotto il divorzio, l’aborto, lo statuto dei lavoratori, il servizio sanitario nazionale, i decreti delegati sulla scuola per modernizzare il sistema scolastico e favorire la partecipazione del personale insegnante, dei lavoratoti e dei genitori. La percentuale dei votanti allora era altissima, ben superiore al 90%.

Nostalgia del passato? No, semplice constatazione che è in atto da decenni una radicale restaurazione politica grazie alla quale oggi i governi rimangono in carica per tutta la legislazione, salvo eccezioni, e si assiste in pratica ad una dittatura della maggioranza, mentre il parlamento serve a ratificare le leggi, piuttosto che a dibatterne la convenienza per i cittadini. Diversamente dal passato oggi il sistema e i provvedimenti fiscali invece di redistribuire la ricchezza aumentano le disuguaglianze, il lavoro diventa sempre più precario, al servizio sanitario ed al sistema scolastico vengono tolte risorse.

Qualcuno dirà, ma il prossimo confronto elettorale riguarda le elezioni europee, non quelle nazionali, perché guardare al passato? Per il fatto che ieri si rispettava l’intelligenza degli elettori proponendo democraticamente l’ascolto delle posizioni di tutti i partiti sui temi che riguardavano la lotta politica, oggi con una calcolata e abile regia si vuole spostare l’attenzione dai problemi reali, che il tempo attuale ci impone di prendere in considerazione, verso altri aspetti, lasciando da parte i temi da dibattere; si gioca sulla comunicazione per far apparire altre questioni centrali e importanti e per distogliere l’attenzione dal nocciolo dei problemi.

La candidatura multipla come capolista nei collegi elettorali della presidente del Consiglio (scrivete Giorgia, io sono una del popolo come voi), e dei leader Antonio Taviani, Elly Schlein e Calenda serve a questo ed è il segno dei tempi che stiamo vivendo; l’elettore può anche disinteressarsi di chi andrà a rappresentarlo, la campagna elettorale si centra sul personaggio, non sui programmi, né sull’indirizzo politico del parlamento europeo.

Queste prossime elezioni rivestono un'importanza particolare, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale si profila all’orizzonte la minaccia di una guerra nucleare, viviamo una situazione di instabilità che costituisce una minaccia continua alla pace, il rispetto delle leggi internazionali su diritti umani è inesistente, le disposizioni della Corte Internazionale di Giustizia vengono irrise. Non pensavamo di veder commettere crimini di guerra di tale portata, agire con tanta atrocità, negare soccorsi e aiuti umanitari ad un popolo inerme. Il mondo occidentale, o meglio la sua governance economico-finanziaria e la politica che la sostiene, in questo momento sta dalla parte di chi si rende responsabile di tale disumana violenza e non sembra sentire altre ragioni, non vuole condiderare altre prospettive per uscire dalla stato di belligeranza, di rincorsa agli armamenti, in vista di quale soluzione finale vorrei sapere, di una vittoria che sappiamo tutti impossibile, mentre il prezzo da pagare per proseguire questa folle corsa verso un futuro, che non voglio immaginare, diventa sempre più alto. La situazione palestinese, come la guerra in Ucraina, sono oggi le questioni da affrontare per decidere quale sarà futuro delle nuove generazioni.

Un futuro che di certo la maggior parte dei cittadini vuole diverso, senza guerre e disuguaglianze sempre crescenti. Senza una inversione di tendenza, imposta dalle cittadinanze alle governance, non vedo però come sia possibile arrestare la marcia in avanti verso la militarizzazione delle nostre società e con ciò la fine delle democrazie occidentali, come le abbiamo vissute ai tempi delle tribune politiche del passato, democrazie certo imperfette e deboli, ma che cercavano di creare condizioni di benessere e di sicurezza per le popolazioni, non solo per pochi privilegiati, cercando di realizzare la pace e di contrastare le guerre, lavorando per il rispetto delle convenzioni e delle norme internazionali.

Sono convinto che le prossime elezioni europee possano rappresentare un punto di svolta, di inversione rispetto alla spiccata tendenza belligerante che gli attuali partiti di destra hanno perseguito e continuano a perseguire in Europa.
Una insperata affermazione di tutte le forze che non vogliono la guerra, la corsa agli armamenti, la militarizzazione dell’economia, ma auspicano un futuro che rifiuta la guerra e non ricerca la soluzione delle controversie mediante le armi, aprirebbe uno scenario diverso per una rinnovata civiltà mondiale.
A ciascuno di noi la responsabilità di questa scelta.

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Re: Quale futuro immaginiamo per l’Europa?
02/05/2024 Franco Meazza
Grazie per l'escursus ormai "storico". Tempi idilliaci non erano neanche quelli ma certo confrontati con i comportamenti e l'assenza di argomenti di oggi sembra l'età dell'oro.
Condivido pienamente la sintesi, chiara e precisa; purtroppo non sono così ottimista da condividere anche la sua convinzione finale.


 
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