Pensare la città, costruire cittadinanza

Abbiamo intervistato Nausicaa Pezzoni, autrice di un testo che propone un approccio efficace e costruttivo per affrontare le odierne rapide trasformazioni sociali. ()
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Nausicaa, il libro che ha appena pubblicato – La città sradicata - è del tutto in sintonia con il nostro modo di intendere l’impegno alla comprensione e costruzione di rapporti sociali adeguati al mutare dei tempi. Ci racconti la sua esperienza.

Sono architetto e urbanista, lavoro in Città metropolitana di Milano dove mi occupo di Piani di governo del territorio dei 133 Comuni che la compongono. Insegno Urban planning nel Corso di Laurea Magistrale in Architecture and Urban Design del Politecnico di Milano.
Delle città mi interessa capire non solo le trasformazioni fisiche, ma anche quelle che riguardano i modi di abitare, di occupare gli spazi pubblici, di attribuire ai diversi luoghi significati differenti rispetto a quelli per cui erano stati progettati.
Per cui mi sono addentrata nelle trasformazioni portate soprattutto dai nuovi abitanti, prima i migranti (ho scritto "La città sradicata. L'idea di città attraverso lo sguardo e il segno dell'altro", ObarraO edizioni) e poi i rider, che durante e dopo la pandemia hanno cambiato con il loro movimento i ritmi e l’immagine della città.

Da cosa deriva il suo interesse specifico al tema dei rider, una presenza ormai consolidata nel nostro abituale stile di vita?

Con il progetto “La città dei rider” ho iniziato a sollecitare le istituzioni, il sindacato, le società di delivery e tutti i cittadini a considerare un fenomeno emergente eppure ancora così poco considerato dalle politiche urbane – e troppo poco anche dalle politiche del lavoro.
Un progetto che diventa, ora, un programma per la Regione, infatti mi sono candidata alle prossime elezioni. Perché attrezzare città più adatte e ospitali per il lavoro dei rider e più sicure per tutti i cittadini è un programma che travalica la scala urbana e che si ritrova in tutte le città della Lombardia.
E perché questo tema ne interseca altri più generali che ci riguardano tutti:
• il tema del lavoro: della qualità e della sicurezza sul lavoro, del lavoro povero o del lavoro inteso come strumento di emancipazione, un tema che ha bisogno di una regia pubblica! E di un dialogo costante con i lavoratori e i loro rappresentanti
• il tema della mobilità sostenibile: non solo perché occorre potenziare la rete della mobilità ciclabile, ma perché bisogna investire sull’intermodalità bici/treno, a vantaggio di tutti coloro, lavoratori e studenti, che viaggiano sui treni regionali
• il tema della casa: dell’accessibilità a un abitare che ha costi esorbitanti ed esclude un numero sempre maggiore di cittadini, mentre la Regione Lombardia possiede più di 15.000 alloggi vuoti non assegnati, che possono e devono essere riqualificati e inseriti in processi di cura del patrimonio e, insieme, degli abitanti
• il tema della sanità: quello più critico per tutti, aggravato dal fatto che per i cittadini che non hanno una residenza fissa è negato anche il diritto al medico di base.

Intendo proporre una visione di futuro del territorio che costruisca condizioni di cittadinanza su tutti i livelli dell’abitare. Un progetto realizzabile a tutte le scale, dall’alloggio al quartiere alla città metropolitana, alla Regione - in una prospettiva di rigenerazione che significa riqualificazione di un ambiente e, insieme inclusione sociale.




(*) Mappa dalla tesi di laurea magistrale in Architettura e Disegno Urbano di A. Arzenton e C. Nicolais (relatrice N. Pezzoni) discussa al Politecnico di Milano

Ai rider, come ai migranti, ho chiesto di disegnare la propria mappa della città.
Un gesto simbolico e al tempo stesso propositivo: dare in mano la matita a chi è escluso dal progetto del territorio ma abita quel territorio significa proporre un piano di parità tra chi governa e chi sta cercando uno spazio da abitare. La matita è uno strumento di potere, che determina il disegno della città.
Con questo gesto intendo alzare uno sguardo che sappia vedere l’altro, e dare ascolto a ogni minoranza, a ogni fragilità, a ogni nuova domanda di città che emerga dai suoi nuovi abitanti.
Intendo progettare spazi che siano luoghi di apprendimento per tutti i soggetti coinvolti nel disegno al futuro di quegli spazi - dalle stazioni dei rider alle case agli spazi pubblici. Perché processi di apprendimento e di cura per l’istituzione, per gli operatori, per i futuri abitanti, sono il fondamento di un vero progetto di cittadinanza.

Quindi intende impegnarsi in prima persona per proporre un nuovo modo di affrontare i temi dell’inclusione sociale, della trasformazione urbana, della partecipazione democratica?

Pensare le città per costruire cittadinanza è il senso della mia candidatura alle prossime elezioni regionali lombarde.


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