La nuova Città Studi nell'area Expo 2015
Ho partecipato alla presentazione da parte del rettore Vago, accompagnato dal direttore generale Bergamaschi, del progetto del nuovo Campus nell’area Expo, il 2 febbraio scorso in via Valvassori Peroni 19.
Il rettore ha presentato le slide mostrate al Senato Accademico e alla stampa in occasione del parere positivo da parte del Senato Accademico alla manifestazione di interesse dell’Università degli Studi al Campus il 19 luglio 2015. Le slide sono il risultato di uno studio affidato a Boston Consulting Group (vedi il link).
In particolare il rettore ha illustrato la situazione a Città Studi parlando della dispersione degli edifici, dell’anno di costruzione per il 41% anteriore al 1960, il 28% tra il 1961 e il 1989, il 31% dopo il 1990, dell’impossibilità di creare un vero campus con impianti sportivi, residenze e servizi, della riduzione dei costi di gestione annui di circa 8-9 milioni grazie alla diminuzione degli spazi da 250.000 a 150.000 mq (da 13.8 a 8 mq a studente per 18.000 studenti in base ai benchmark analizzati) e al miglioramento della classe energetica degli edifici. Ha escluso che la facoltà di Scienze Motorie possa rimanere a Città Studi, nonostante la richiesta in questo senso dell’assessore Maran, e ha compreso tra i dipartimenti da trasferire quello di medicina sperimentale con la parte preclinica mentre la parte clinica rimane nei poli ospedalieri.
Il rettore ha confermato l’approvazione del cofinanziamento di 138 milioni di euro da parte del Governo per la progettazione e la costruzione del Campus, inserito per 8 milioni nella legge finanziaria e per 130 milioni nel patto con la Regione Lombardia approvato dal Cipe nel dicembre scorso. Il resto dei costi di circa 380 milioni di euro per 150.000 mq di slp saranno finanziati con la vendita degli edifici e con l’indebitamento agli attuali tassi molto bassi.
Ha inoltre illustrato il testo della lettera inviata da Arexpo alla Università per richiedere i dati di dettaglio da consegnare al vincitore della gara per il master plan per l’area Expo entro fine marzo. A questo fine ogni dipartimento che si sposterà dovrà specificare le superfici e i volumi delle relative destinazioni d’uso (aule, laboratori, biblioteche, sale studio), i fabbisogni in termini di trasporti, parcheggi, residenze universitarie, servizi di ristorazione, servizi accessori per la vita sociale, impianti sportivi per a Scuola di Scienze Motorie e per le attività ricreative. Il consulente per questa attività sarà la Prof. Luisa Collina del Politecnico di Milano.
La presentazione aveva lo scopo di illustrare questa attività, che è molto importante per la riuscita del progetto. Il master plan dovrà infatti comprendere sia la parte da dare in concessione per 99 anni ad aziende private sia la parte pubblica della Università e dell’IIT. La parte pubblica sarà poi realizzata con un appalto da parte di Arexpo e non direttamente dall’Università. Anche le bonifiche ancora necessarie faranno parte di questo appalto, che garantirà all’università la certezza dei costi e dei tempi, di circa 6 anni.
Il direttore generale ha anche proiettato due slide con i risultati di uno studio fatto da Arexpo presso l’Università di Economia e Business di Vienna (25.000 studenti ma senza laboratori) e l’Università di Northampon (10.000 studenti) che quantifica in 5 mq/studente l’esigenza degli spazi, a fronte dei 8 mq/studente dello studio di Boston Consulting Group. Delle slide non è stata data copia.
Bergamaschi ha sostenuto che gli studenti potrebbero aumentare da 18.000 a 20.000 nei prossimi anni riducendo i mq/studente a 7,5, comunque più alti dei 5 mq delle università del benchmark. Il giorno successivo una dichiarazione della Statale alla stampa parlava di una crescita prevista del 30%, pari a 23.400 studenti tra qualche anno.
Erano presenti circa 250 persone che riempivano l’aula Levi, in gran parte docenti e ricercatori ma con una piccola presenza di studenti, in particolare quelli del collettivo Ilight che si oppone allo spostamento e che aveva portato uno striscione con la scritta “SVUOTARE CITTA’ STUDI PER IL PROFITTO DELLE AZIENDE PRIVATE NO GRAZIE! I FONDI SERVONO PER L’UNIVERSITA’ E IL QUARTIERE, NON PER COPRIRE I BUCHI DI EXPO”. Gli studenti di Ilight hanno spesso interrotto l’intervento del rettore con proteste.
Alla fine della presentazione ci sono stati molti interventi del pubblico a cui il rettore ha risposto puntualmente.
Il primo intervento è stato il mio in qualità di studente del dottorato in fisica. Ho chiesto dettagli dello studio di Boston Consulting Group per capire meglio come si è arrivati alla stima di 7 mq/ studente, dettaglio che invece c’era nello studio di Arexpo che indicava i mq delle varie funzioni e la presenza o no di residenze e biblioteche. Ho chiesto perché non è fatto uno studio sull’impatto dello spostamento sulle future iscrizioni vista la nuova collocazione geografica e la concorrenza di Milano Bicocca, di Pavia, del Politecnico e del futuro polo scientifico di Novara. Ho lamentato lo scarso coinvolgimento finora delle varie componenti accademiche sulla decisione e la necessità di un sondaggio ufficiale da parte dell’università e non di sondaggi non ufficiali svolti finora, che preceda la decisione definitiva che non vi è ancora stata e di cui ho chiesto la tempistica. Dal punto di vista di Fisica ho espresso la mia forte perplessità allo spostamento in mancanza di un forte progetto scientifico rappresentato inizialmente dalla Fabbrica della Luce sotto il Decumano ma che poi si è perso per la complessità della realizzazione e le difficoltà di finanziamento.
Mi è stato risposto che le biblioteche sono previste, le residenze saranno costruite da Arexpo per un numero maggiore di posti rispetto ai 250 attualmente occupati da studenti di Città Studi, visti i 4.000 studenti che arrivano da più di 100 km di distanza e che in parte avrebbero diritto ad un sostegno visto il reddito delle loro famiglie, il progetto della Fabbrica della Luce non è stato abbandonato ma convertito in un progetto più piccolo e meno costoso. Per le future iscrizioni l’università ritiene che dato il numero elevato di studenti che arrivano da più di 100 km e quindi risiedono in città (4000 su 18000) la localizzazione non sia influente, che Milano Bicocca prende studenti dall’area della Brianza, Como, Lecco e Sondrio seguendo i flussi delle linee ferroviarie mentre l’area Expo attirerebbe studenti da ovest, sud ovest e nord ovest, molto densamente popolate. La presenza del passante ferroviario e della linea metropolitana sarà accompagnata da una rete di trasporti dalle stazioni alla sede dell’università, circa un chilometro e mezzo, che sarà compresa nei vincoli del master plan.
Sui mq a studente Bergamaschi ha risposto che i laboratori saranno razionalizzati con delle piastre che mettono in comune le attrezzature, sul modello dei laboratori degli ospedali, di cui ha molta esperienza dato che se ne è occupato nella sua vita professionale precedente.
Gli studenti sono intervenuti sulla mancanza di coinvolgimento nella decisione, sulla sudditanza dell’università alla ricerca delle aziende private, sul collegamento con il territorio di Città Studi e sulla mancanza di servizi all’Expo: stanze per i fuori sede, copisterie, locali, spazi di ritrovo ed aggregazione.
E’ stato sollevato anche il caso del nuovo edificio di veterinaria a Lodi, costato il doppio di quanto previsto e non molto funzionale e quello dell’edificio di Informatica e biblioteche di fisica, chimica, informatica e biologia, i cui lavori sono in ritardo a causa del fallimento di una impresa ma di cui Bergamaschi ha garantito il completamento entro il 2018, con un costo di circa 20 milioni di euro. Verrà utilizzato per soli quattro anni prima del successivo trasferimento.
Uno studente ha sostenuto che gli 8 milioni di euro per il progetto sono stati sottratti dai fondi di ricerca e con la stessa cifra si potevano svolgere molte ricerche interessanti, oltre ad essere troppi per il solo progetto. Bergamaschi ha risposto che il costo è congruo con il totale dell’opera mentre una docente di Chimica ha sostenuto che con quella cifra non si fanno molti esperimenti.
Alcuni docenti hanno invece sostenuto la scelta, in particolare una docente di Chimica che ha rifiutato l’ipotesi di un doppio trasferimento in attesa della ristrutturazione dell’edificio, previsto qualche anno fa con la costruzione di un edificio su via Celoria accanto al nuovo edificio di informatica, e che ha sollevato il problema del rumore delle loro cappe che crea disturbo ai residenti. Un docente di farmacologia ha denunciato la situazione dell’attuale edificio di piazza Aspari, non più adatto alle esigenze di ricerca. Un docente di Fisica ha sostenuto l’interesse di un polo con le aziende private su modello dell’Università di Orsay vicino a Parigi.
Una ricercatrice del LITA di Segrate ha sostenuto che la sede è inadeguata mentre il giorno successivo a una riunione dei dipendenti dell’Università un tecnico della stessa sede ha detto il contrario.
A giudicare dagli applausi ai vari interventi la maggior parte dei presenti non aveva una posizione definita ed era venuta per ascoltare e farsi una opinione.
Una rilevazione degli spazi di Fisica da me fatta dopo la presentazione arriva a 15 mq a studente, con una perdita di metà degli spazi con il trasferimento. I laboratori e le officine, che occupano 3.700 mq su 18.000, non possono essere ridotti come spazio perché ognuno ha i propri strumenti specifici e non assomigliano a quelli degli ospedali che hanno molte attrezzature comuni. I laboratori sono essenziali per la bontà dell’insegnamento e l’attrattività della università.
Ora i vari dipartimenti faranno le loro richieste e mi domando cosa succederà se la somma delle richieste sarà superiore ai 150.000 mq previsti inizialmente dallo studio di Boston Consulting Group.