Autore: Paolo Burgio
Data:
Gentile Luca,
ho ironizzato sul termine felicità proprio perché se dovessimo prendere sempre sul serio le parole che vengono usate dalla politica a volte dovremmo domandarci dove vivono coloro che le pronunciano. Non vorrei in questa sede ricordarLe quanto bassa sia la considerazione e la stima dei i cittadini al riguardo. Mi sembra allora vada fatto uno sforzo per recuperare un minimo di credibilità e penso che si dovrebbe iniziare innanzitutto a livello locale affrontando i problemi con senso della realtà e del possibile.
Per quanto attiene al linguaggio e al renzismo, sono purtroppo tra coloro che rifiutano gli slogan e che usano e si sforzano di interpretare le parole secondo il loro significato, quello che consente di esprimere il nostro pensiero in modo che tutti possiamo interderci in modo univoco.
Felicità vuol dire felicità e non soddisfazione per il modo di operare di un’amministrazione e nemmeno sarà l’eliminazione di qualche barriera architettonica a farci pensare che abbiamo reso felice qualcuno, perché abbiamo solamente operato per fare quello che i cittadini ci chiedono di fare svolgendo il nostro compito di amministratori della cosa pubblica.
La pretesa di elargire felicità non è che un segno dell’arroganza a cui è giunta la classe politica, per cui prima di parlare di felicità ci si dovrebbe, a mio parere, sintonizzare con il territorio circostante.
Con l’augurio di buon lavoro nel nuovo impegnativo incarico.
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