Autore: Adalberto
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Dannazione a voi! Tra la critica di Massimo e il commento del lettore mi sa che mi toccherà andare a vederlo, 'sto film. E ho già capito, correggetemi se mi sbaglio, che se mai ci andrò mi beccherò un'altra buona fettona di Italia degradata, ignorante, rissosa, imbrogliona e paracula ma tanto, tanto vitale, generosa, scoreggiona e nazionalpopolare. Cheppalle! Quanti ci hanno giocato su, negli ultimi decenni, almeno dai tempi di Alvaro Vitali o del Lino Banfi prima maniera?
L'Italia insomma la cui bancarotta politica, morale, civile ed infine economica è tragicamente sotto gli occhi di tutti. Per giunta dovrò, se non ho frainteso il commento, inevitabilmente sentirmici pure in colpa per farlo dall'alto della mia superiore fortuna di classe, censo (?), cultura, possibilità oggettive e soggettive e chi più ne ha più ne metta. Come se Roberto Saviano, destinato a non essre niente di più di uno dei tanti guaglioncielli di periferia, non fosse diventato quello che è a costo di una dolorosa e costosissima rottura con quell'andazzo mortale e mortifero. Come se la via per conquistarsi un orizzonte civile superiore fosse precluso geneticamente ai popolani di Napoli. Non sarà che proprio qui si annidi una vera presunzione di superiorità?
Non l'ho visto il film, per cui non posso dirne nulla. Però, sempre dall'alto della mia superiore ecc ecc spero solo che il buon Garrone (conosciuto con ben altro copione) non mi faccia rimpiangere ancora una volta, che so, Alberto Sordi. E magari Totò, il maestro. Anche lui, pur ossessionato dall'araldica, ha dato voce alla Napoli più popolare e profonda. Ma con quale arte, con quale desiderio di elevazione e riscatto, con quale nobiltà! Mi auguro solo che non ci sia nel film che, dannati voi, mi state inducendo a vedere, alcun cedimento compiacente a quel brodo di coltura da cui da un bel po' sembrano saltar fuori solo dei mostri.
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